Se dico "casta" a cosa pensate? Tralasciando l'aggettivo rivolto alle donne che per qualunque motivo si astengono dall'aver rapporti sessuali, il pensiero va inevitabilmente a qualche gruppo sociale un po' a sé stante, un po' snob, magari chiuso e poco incline a mischiarsi con altri gruppi. Le prime due categorie che mi vengono in mente, che contemplano tali caratteristiche, potrebbero ad esempio essere i politici e i giornalisti.
Eppure anche io, in quanto blogger, appartengo ad una casta. Sì, non lo sapevo ma è così: la casta dei blogger, il temibile "campo di reclutamento di una crociata contro i santuari della grande stampa e le incongruenze di un modello giornalistico che si fa scudo dell'obiettività per nascondere le commistioni tra notizie e pubblicità."
E' quanto scrive sul Sole 24 Ore Riccardo Chiaberge, il quale ha pensato bene di inaugurare il suo blog scrivendo un articolo di questo tipo. E vabbè, niente di grave, sono anni che da parte di validi esponenti della cosiddetta stampa tradizionale (quella dei giornalisti professionisti, con tanto di iscrizione all'albo) partono bordate contro di noi, poveri tapini, esponenti di quella orda di incompetenti e dilettanti che pretendono di pontificare su tutto non sapendo niente.
Una volta, quando ho iniziato a scrivere in rete, un po' me la prendevo, mi incazzavo anche. Adesso non più. Articoli come questi hanno la capacità, oggi, di farmi sorridere, piuttosto, oppure di evocare versi come questi:
"...non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato, spiacere e' il mio piacere, io amo essere odiato; coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco..." (F. Guccini - Cyrano)
E non so neppure, quindi, se valga la pena sprecare un post per replicare.
Ci ha comunque pensato, sicuramente meglio di me, il grande Luca.
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