sabato 1 maggio 2021

Ex terroristi

Su quella che venne chiamata Dottrina Mitterand si possono avere opinioni diverse, come è giusto che sia. Per quanto riguarda la consegna da parte della Francia di ex terroristi che qua da noi, negli anni Settanta e Ottanta, si sono resi responsabili di gravi fatti di sangue, personalmente tendo a non identificarmi col filone giustizialista che sembra andare per la maggiore in rete e anche fuori. 

Lo so, l'argomento è delicato e conosco l'obiezione principale a questa posizione: Se fosse stato ucciso tuo padre/fratello/moglie/figlio, penseresti ancora che queste persone andrebbero perdonate o che comunque, ormai, su tutta la faccenda si potrebbe mettere una pietra sopra e guardare avanti? Non lo so, non posso rispondere a questa domanda appunto perché non sono coinvolto direttamente in quei fatti, e non ho difficoltà ad ammettere che in quel caso la mia posizione potrebbe anche essere differente. 

Tuttavia mi riconosco nel pensiero di Mario Calabresi, attuale direttore di Repubblica, al quale nel 1972 fu assassinato il padre, il commissario Luigi Calabresi, dalle Brigate Rosse. Calabresi dice apertamente che non troverebbe alcun giovamento nel vedere dei vecchi quasi ottuagenari finire i loro giorni in carcere. Pensiero, questo, condiviso anche dalla vedova del commissario, e madre di Mario Calabresi, signora Gemma. Preferirebbe, dice sempre Calabresi, che piuttosto che essere rinchiusi in galera, dopo cinquant'anni da quei fatti ci si mettesse una pietra sopra, in cambio magari dei tanti pezzi mancanti di verità su quelle stragi. 

Mi piace il suo modo di ragionare. Penso che se per galvanizzare il nostro ego e soddisfare la componente vendicativa che è in noi abbiamo bisogno di vedere dei vecchi (sia pure ex assassini) in carcere, forse qualche domanda dovremmo farcela. 

Per quanto riguarda i personaggi in questione, sono d'accordo (capita raramente) con quanto scrive Giampiero Mughini, il quale vorrebbe che si smettesse di ammantare con un'aura di eroicità questi personaggi solo perché quei fatti di sangue erano inseriti all'interno di un progetto o di una visione. Erano delinquenti, nient'altro. E il fatto che i loro misfatti fossero inseriti all'interno di una strategia, di un programma, non nobilita in alcun modo le atrocità commesse.

12 commenti:

  1. E' come dire, vogliamoci tutti bene. Oppure, parafrasando quella nota canzone, chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, scordiamoci il passato. Ma non si fa così! Provo a fare un ragionamento semplice semplice. A venti/trent'anni ammazzo 2/3 persone e poi, anzichè farmi processare, scappo in un paese che mi accoglie a braccia aperte. Faccio lì la bella vita per 30/40 anni, poi, sento nostalgia del mio paese e vi faccio ritorno perchè io sono cambiato e poi sono vecchio e poi ritrovo il paese buonista che immagina Sacchini, un paese che dimentica. Ora il pensiero di Calabresi è quello suo personale, rispettabilissimo: ma non può essere il pensiero dello Stato che deve sempre cercare la verità e perseguire la giustizia. Guai se non fosse così! Ci sono ferite che il tempo non può lenire, anche dopo 40/50/60 anni. E' giustizia questa non vendetta. Non possiamo essere inflessibili con i "neri" o con i fascisti o con i nazisti e benevoli con i "rossi". E, come scrive oggi Barbacetto sul Fatto Quotidiano, voglio verità e giustizia sulla morte di Pinelli e su quella di Calabresi.
    Fulvio

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    1. Infatti io non ho scritto da nessuna parte che quello mio e di Calabresi dev'essere il pensiero dello stato. E nemmeno Calabresi ha mai detto una cosa simile, specificando a più riprese di parlare a titolo esclusivamente personale. Tu lo vedi scritto da qualche parte, nel post?
      È buona regola, prima di commentare, riuscire a capire ciò che si commenta

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    2. Sempre questo tono piccato, direi infastidito, quando qualcuno non la pensa come te. Io nel post vedo altre cose che non stanno né in cielo né in terra: "il nostro ego", "la componente vendicativa", "filone giustizialista". Quante banalità!
      Fulvio

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    3. Il tono piccato lo vedi solo tu. Mi sono solo limitato a farti capire che sia la mia che quella di Calabresi sono posizioni e idee personali, che non c'entrano niente col modus operandi che adotterà lo stato nei confronti degli ex terroristi.
      Tu non sei d'accordo con queste posizioni? Liberissimo.
      Ma cosa c'è di difficile?

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  2. Ciao, come spunto di riflessione ti lascio un'intervista a Sergio D'Elia, mio caro amico e compagno d'avventure nel Partito Radicale e in Nessuno tocchi Caino: https://www.radioradicale.it/scheda/635759/arresti-degli-ex-terroristi-in-francia-intervista-a-sergio-delia

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    1. Molto molto interessante, mi trovo completamente d'accordo con D'Elia. Estremamente interessante, tra le altre cose, la distinzione tra memoria benedetta e memoria maledetta.
      Ciao, Andrea.

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  3. Mi sento ferreo nel giudicare quei terroristi, ma ho trovato anche equilibrate e commoventi le parole del figlio di Calabresi, che voleva parlare e cercare di capire. I punti di vista sono molteplici, e ognuno può avere le sue ragioni. Certo sbattere in galera dei vecchietti può sembrare atroce.. ma tanto non ci finiranno..

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    1. Certo che i punti di vista sono molteplici, e tutti parimenti dignitosi. E poi, sai che noia se tutti la pensassimo allo stesso modo?

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  4. I terroristi nascosti in Francia da decenni uccidevano x un'ideologia ben conosciuta, la stessa di chi appese i cadaveri di Mussolini e la Petacci a pLe Loreto. Vendetta e giustizia proletaria in attesa di spostare l'Italia nel campo di influenza Sovietico, lo sano tutti.
    Uccidere, eliminare, senza processo, bastava il sospetto. Violenza e sangue, migliaia i morti "fascisti" fino al 46. Una storia dettata dai vincitori e solo da loro. Vecchia storia, altro che, si uccide x ideologia e si difende l'assassino x l'identico motivo?

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  5. per una volta dissento dalla tua posizione.
    partendo dall'idea che è stata una scelta dei singoli condannati il procrastinare il più possibile l'applicazione della pena, sono convinto che ora l'unica pietra possibile sopra al passato sia l'esecuzione di quella pena, eventualmente appena mitigata dall'applicazione dalle forme di detenzione alternative al carcere in caso di gravi malattie o di età molto avanzata, come previsto dal nostro codice.
    ml

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    1. Comprendo la tua posizione. Che è il pensiero anche di tanti altri.

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