domenica 10 marzo 2019

Le mie ferie

Le ferie non le intendo come quel periodo, generalmente una settimana o due, in cui si carica la macchina di valigie e si va in vacanza da qualche parte. Certo, in qualche misura anche quello, nel mio caso in passato molto più di adesso, ma la mia idea di ferie di quasi cinquantenne consiste sostanzialmente nel non avere orari rigidi e fissi per fare le cose, libertà totale dalla ruotine, cosa che invece non è possibile quando si lavora.

Intendo, sostanzialmente, alzarmi e andare a letto quando ho voglia, crogiolarmi a metà mattinata ai tavolini del bar sotto casa tra giornale, cappuccino e cornetto, pranzare a mezzogiorno, oppure all'una o alle due, svegliarmi alle cinque di mattina senza riaddormentarmi e quindi accendere la luce e leggere fino alle nove. Partire per una passeggiata lungo il Marecchia alle undici e tornare alle due. Esattamente ciò che ho fatto negli ultimi quindici giorni. La libertà, cioè, di fare ciò che più mi piace a qualsiasi ora, immerso una sorta di, come dire?, crono-anarchia.

Sì, certo, è bello anche viaggiare, vedere posti nuovi, ma questo lo si può fare anche coi libri. Si legge ad esempio José Saramago e si conosce il Portogallo meglio che andandoci; si legge un romanzo di King e si conosce il New England senza doversi sorbire ore di aereo e via così.

Diciamo che alle ferie della macchina stipata, delle valigie, delle code in autostrada, delle spiagge roventi e affollate, delle file interminabili davanti a una cabinovia, preferisco di gran lunga le ferie dei libri e del cazzeggio senza orari, di cui mi appresto a godermi questa ultima giornata.

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