sabato 26 febbraio 2011

La scuola pubblica secondo lui

Vabbè, ha parlato a un convegno dei Cristiani Riformisti, e ovviamente il discorso se l'è preparato di conseguenza (si sa che a questa gente è facile strappare applausi). E quindi, togliendo la polvere a un repertorio che risale al '94, eccolo nuovamente paventare un ritorno dei pericolosissimi comunisti (e già andiamo bene che non ha consigliato di tenere i bambini in casa).

E poi, via via, tutto quello che, notoriamente, platee di questo tipo vogliono sentirsi raccontare: no ai matrimoni tra omosessuali, no alle adozioni per i gay e per i single, no a essere solo passivi spettatori nella vicenda della Libia (e lui, spettatore, con Gheddafi non lo è sicuramente mai stato).

Ma la perla più bella del suo delirio discorso l'ha riservata alla scuola, quella pubblica, naturalmente:

Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori.

Dopo aver attaccato nel corso di questi anni ogni organo e istituzione del paese che governa (Parlamento, magistratura, stampa, Corte Costituzionale e via dicendo), l'ultimo sassolino l'ha riservato per la scuola. Applausi.

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