Mi pare che stia prendendo piede nel nostro paese una strana e pericolosa tendenza: la riabilitazione dei delinquenti. Non mi riferisco a quelli che siedono in Parlamento e legiferano tranquillamente con una condanna passata in giudicato sul groppone, ma a quelli di "importazione".
Molti giornali si sono ad esempio occupati in questi ultimi tempi - ne avrete sicuramene sentito parlare - della vicenda di Oreste Scalzone. Il simpatico e pittoresco signore, che vedete nella foto qui sopra, è appena rientrato da una lunga vacanza in Francia: una vacanza che durava da ben 26 anni. Ed è tornato non perché si sia stancato di stare dai nostri cugini d'oltralpe, ma perché i reati di cui si è macchiato sono caduti in prescrizione e non corre più il pericolo di finire dentro. E non è che fossero innocenti bravate giovanili: i 16 anni di reclusione (che non ha mai scontato in quanto la Francia ne ha sempre negato l'estradizione) a cui è stato condannato nell''81, gli sono stati inflitti per associazione sovversiva, banda armata e rapina.
Oggi Scalzone è a tutti gli effetti un uomo libero, che scrive saggi (non oso pensare agli argomenti trattati), parla nelle piazze e dice tranquillamente di essere tornato con l'intenzione di riprendere le vecchie battaglie, "disposto pure a sparare se serve" (così, giusto per non perdere l'antico vizio). Bene, quindi, a mio avviso, ha fatto oggi il rettore della facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma a chiudere le porte e a vietare l'assemblea in cui avrebbe dovuto parlare il mancato galeotto, il quale si è dovuto accontentare di parlare davanti a quattro gatti sul piazzale antistante al rettorato dell'università.
Dicevo di questa pericolosa tendenza. Che probabilmente è solo frutto della mia paranoia, ma che è supportata da alcuni fatti che sembrano denotare un certo lassismo di fondo davanti a chi delinque in modo anche piuttosto plateale. Abbiamo avuto ad esempio l'indulto, che ha di fatto abbreviato le pene anche a chi ha commesso reati di una certa gravità, abbiamo tutta l'allegra brigata - di cui parlavo prima - dei parlamentari condannati in via definitiva che siedono tranquillamente in Parlamento, abbiamo Segretario della Presidenza della Camera (una delle cariche più prestigiose dell'intero arco costituzionale) Sergio D'Elia, condannato a 25 anni di galera per omicidio e banda armata, e adesso questo signore che nonostante quello che ha combinato non si è fatto un giorno di prigione e anzi va a parlare nelle università.
Come dicevo la mia è sicuramente solo una lieve forma di paranoia, però...
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Prima di qualunque commento, per correttezza e completezza, leggo: "è stato condannato nell''81, gli sono stati inflitti per associazione sovversiva, banda armata e rapina".
RispondiEliminaMi andrò ad informare meglio, ma credo che si tratti un po' di una gonfiatura mediatica di destra, l'aver ascritto a Scalzone le condanne avute insieme a quelle non avute: sono quasi sicuro che sicuramente per rapina, e probabilmente per banda armata, non fu mai condannato. Fu indagato, ma l'accusa decadde ben presto perché costruita su un teorema. Il processo che si celebrò quindi fu un altro, adesso non ricordo con esattezza di cosa fu condannato (associazione sovversiva è molto probabile, forse anche altro). A dirla tutta rapina c'entrerebbe anche poco col personaggio. Non che io fossi già adulto in quegli anni, se ero anche nato, ma da qualche lettura questo ricordo.
Sarebbe come dire, nel caso di Berlusconi, che perché fu condannato ma indultato (o amnistiato) per fasla testimonianza sulla P2, allora è anche colpevole di tutte le cose per cui è stato mai indagato. Un po' troppo.
Questo senza esprimermi poi moralmente su Scalzone o difenderlo, è solo una precisazione.
Sul resto commento quando ho finito di leggere e ho riflettuto.
> Mi andrò ad informare meglio, ma credo che si tratti un po' di una gonfiatura mediatica di destra,
RispondiEliminaHo trovato almeno una decina di siti che riportano esattamente quanto ho scritto, e, tra questi, Repubblica e Unità (giornali che non mi pare siano di destra), e quindi non penso sia una gonfiatura mediatica di destra, visto che oltretutto ne ha ampiamente parlato anche il tg3.
Comunque, quello che volevo sottolineare col mio articolo, non era la "provenienza politica" della notizia (della quale non potrebbe fregarmi di meno), ma il fatto che questi, che sono a tutti gli effetti dei mascalzoni (perché uno che afferma di essere di nuovo pronto a sparare è un mascalzone), vengano trattati con tutti gli onori quasi fossero dei premi nobel. Mentre invece l'unico posto dove dovrebbero stare è in galera.
Ciao.
No, non sei paranoico. Quello che scrivi è vero, l'Italia è un Paese così: se hai qualche bella condanna sul groppone, puoi fare una splendida carriera, essere invitato in Tv, passare da "intellettuale", scrivere articoli e libri, ottenere prebende e pensioni.
RispondiEliminaE' il Paese dell'impunità perfetta e della continua riabilitazione dei delinquenti, freneticamente attuata per mezzo dei media.
Troveranno il modo di santificare anche Scalzone, diamogli un po' di tempo.
Meno male che il rettore della Sapienza ha avuto un comportamento dignitoso.
Ammetto che non ero sicuro se la situazione processuale di Scalzone fosse uguale a quelli di Negri, data la contiguità. Quella di Negri forse è più chiara. Su Scalzone mi astengo perché la mia ricerca in rete ha portato un esito diverso: è impossibile capire la vera storia processuale di Scalzone. Quel che mi pare di capire è che banda armata e rapina non è mai stato condannato, ma in efftti sono quelli i reati giunti in prescrizione. Mi par cioè di capire che la verità su quei fatti rimarrà non verificabile (un paio di condanne credo invece che siano passate in giudicato).
RispondiEliminaPer me moralmente posso anche concordare, i vari Scalzone e Negri da teorizzatori della lotta armata che non si sporcavano le mani sono anche peggio, forse, di chi ha sparato. Dal punto di vista giudiziario è diverso, le cose non sono state mai chiare, spesso le colpe ideologiche sono state trasformate in verità processuali. Ma le cose sono molto più complesse secondo me di come a volte le si riportano. E poi molti non vennero estradati proprio perché in tanti casi la colpa era ideologica ma non criminale.
Però adesso non mettiamoci dentro anche le cattedre eccetera. Negri per esempio è uno dei filosofi più noti e discussi al mondo, la cattedra in Francia non ce l'ha come ex terrorista.
Che poi appunto il giudizio mio morale possa essere anche più netto e negativo verso di loro, che hanno aizzato e ispirato e sono stati dietro le quinte, è un altro conto. E anche a me urta che parlino ancora tanto di lotte: perché come prima cosa non hanno l'onestà intellettuale di ammettere una cosa semplice, che hanno perso. Seconda, che le hanno anche rovinate, dato che non si sono fermati nel teorizzare quando gli stessi lavoratori hanno smesso di seguirle.
A me scoccia questo, che siano intellettualmente disonesti. Hanno perso, hanno letto male la storia, hanno rovinato uno spirito di massa volto al cambiamento, hanno causato, direttamente o indirettamente, morti. In questo concordo che farebbero bene a smetterla. Ma per fortuna ad ascoltarli c'erano quattro gatti.
> spesso le colpe ideologiche sono state trasformate in verità processuali. Ma le cose sono molto più complesse secondo me di come a volte le si riportano
RispondiEliminaSarà, rimane il fatto che questo signore è rimasto quasi 30 anni in Francia perché se avesse osato mettere piede da noi gli si sarebbero immediatamente spalancate le porte del carcere. Non mi pare quindi una questione molto complessa.
> E poi molti non vennero estradati proprio perché in tanti casi la colpa era ideologica ma non criminale.
No, molti (troppi) non vennero estradati in seguito alla famosa (quanto incomprensibile) "posizione Mitterand": la decisione, cioè, dell'ex presidente francese, di non concedere ai terroristi l'estradizione nonostante il parere dei tribunali.
Speravo di aver chiarito come la penso sul personaggio, che di certo non sarò io ad assolvere, né posso condonare la scelta di essere sfuggito alla nostra giustizia. Però per fortuna non credo che sia stato riabilitato, perché sono i soliti quattro gatti (molti meno di allora) che ritengono che abbia qualcosa da dire, ma la maggior parte di destra e sinistra lo sta ignorando.
RispondiEliminaPer quel che riguarda le altre questioni, non volevo assolutamente stravolgere la Storia o sminuire le colpe, anzi. Ma devo riconoscere però che non è ancora facile certe volte esaminare i fatti e le colpe per quello che sono stati (cosa che io propongo solo di provare a fare, senza avere la verità in tasca); quasi come che chiunque partecipò agli eventi, che fosse per fare comizi, che fosse per istigare, che fosse per ammazzare gente, che fosse per teorizzare la lotta sia indistintamente colpevole parimenti a tutti i partecipanti. Io stavo solo cercando di interessarmi alla verità storica e giuridica, senza minimamente avere intenzione di suggerire che non ci fossero colpe. Anzi, la individuazione delle colpe specifiche sarebbe il modo migliore per ricostruire le colpe individuali e quelle collettive per trarre insegnamento dalla Storia.
Una ultima constatazione è che molti nel MSI sedevano in Parlamento, e dietro le quinte predicavano o avevano predicato le stesse cose che predicavano alcuni "combattenti" di sinistra (con la differenza che questi ultimi non lo facevano dietro le quinte ma in piazza e sui giornali). Lungi da me il giustificare o il condonare nessuno. Ci sono comunque crimini e colpe, distinti e diversi per tipologia.
Marx teorizzò la lotta di classe: se vogliamo sminuire le colpe di chi materialmente e in prima persona ammazzò la gente allora non vedo modo migliore che dare sempre la colpa a Marx, o a quelli come Negri, Sofri, e via dicendo. Storicamente uno Scalzone sarà sicuramente riconosciuto più colpevole di altri "compagni" che hanno sparato, la questione giuridica è distinta e sono state riabilitate persone che non dovevano forse esserlo (per essere riabilitati basta dire, e nemmeno pensare, ci eravamo sbagliati). E ripeto che mai vorrei perdonare tra le altre cose che Scalzone sia fuggito (personaggi come lui mi venissero poi a criticare le leggi ad personam, che loro stessi dimostrano che si farebbero volentieri per sé se solo potessero).