venerdì 18 luglio 2025

Due bufale medievali

Nel libro Dietro le quinte della storia, che sto leggendo in questi giorni tra una camminata e l'altra sulle Dolomiti, Alessandro Barbero smonta due bufale medievali piuttosto in voga ancora oggi. Una riguarda il famoso ius primae noctis, ossia la legge secondo cui il signore aveva il diritto di prendere il posto del marito la prima notte di nozze. Si tratta di una delle leggende più diffuse sul Medioevo, smentita però dalla enorme mole di documentazione arrivata fino a noi riguardo a quel periodo, in cui mai si menziona questa legge. Secondo Barbero questa leggenda nacque verso la fine del XV secolo, quando i contadini cominciarono a emanciparsi dai soprusi e dalle pretese dei signori e, per celebrare la libertà e dare l'idea di come erano brutti i tempi andati e cattivi i signori che li soggiogavano, inventarono appunto la storia dello ius primae noctis, che poi ovviamente si diffuse fino ad arrivare a oggi.

L'altra bufala medievale smontata da Barbero riguarda la cintura di castità, che i mariti che partivano per la guerra mettevano alle loro mogli per preservarne la fedeltà. Anche qui, come nel caso dello ius primae noctis, non esiste un solo documento o fonte arrivati fino a noi che la citi. La leggenda della cintura di castità nacque in epoca rinascimentale, quando cominciarono a comparire disegni e manoscritti, inventati di sana pianta, relativi a questa fantomatica cintura di castità, i quali fecero nascere la leggenda poi arrivata fino a noi.

Che lo ius primae noctis fosse una bufala lo sapevo, la cintura di castità invece pensavo fosse esistita per davvero, anche perché mi è capitato di visitare musei in cui è esposta. Comunque sia, le due leggende smontate da Barbero dimostrano come le bufale sono sempre esistite e probabilmente sono vecchie quanto l'uomo. Internet quindi non le ha create, come magari molti pensano, ne ha solo aumentato la velocità di diffusione.

10 commenti:

  1. Concordo, infatti ora anche con AI se ne sentono e vedono migliaia, tanto che, tanti, ci credono.

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  2. Io invece delle due facevo fatica a credere proprio alla cintura di castità. Non fosse perché fisiologicamente è impensabile chiudere con chiavistello quella zona senza conseguenze su tutta la persona.

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    1. In effetti, pensandoci è così. Comunque nel libro si dice che alcuni musei, tipo il British Museum di Londra, hanno cominciato a rimuovere le cinture di castità dagli oggetti esposti, proprio perché è appunto una bufala.

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  3. Andrea, la cintura di castità è una di quelle invenzioni storiche che ci fanno capire quanto l’immaginazione umana abbia sempre avuto un debole per il grottesco. L’idea del nobile medievale che parte per la crociata e chiude la moglie con un lucchetto manco fosse una valigia Ryanair… diciamolo: fa ridere. Triste, certo, ma ridere si ride.
    La storiografia seria, e anche il buon senso, ci dicono che nessuna donna avrebbe potuto sopportare quella roba per più di tre giorni senza trasformarsi in un caso clinico. Eppure eccole lì, esposte nei musei, tra l’armatura del cavaliere e la catapulta. Come se la fedeltà femminile si misurasse a colpi di ferro e irritazioni cutanee. A voler essere onesti, questa cintura non ha niente di medievale e tutto di sadiano. In Justine, che ho letto con una combinazione inquietante di gusto narrativo e stomaco chiuso, la castità è più che altro una condanna a soffrire elegantemente. Non protegge, non custodisce: punisce. È uno spettacolo per chi comanda, un incubo per chi la indossa. Insomma, altro che Medioevo: la cintura di castità è figlia legittima del moralismo vittoriano e della fantasia erotico-punitiva dell’Ottocento. Il Medioevo non ne sa nulla, ma si prende la colpa, come al solito. È un po’ come dire che Frankenstein è un documentario medico. Forse oggi le cinture non sono più di ferro, ma la voglia di chiudere, sorvegliare e punire non è mai passata di moda. Cambiano i materiali, non le intenzioni.

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    1. >Andrea, la cintura di castità è una di quelle invenzioni storiche che ci fanno capire quanto l’immaginazione umana abbia sempre avuto un debole per il grottesco

      Più che altro credo che dimostri quanto la specie umana abbia da sempre un debole per l'immaginazione tout court. C'è un saggio bellissimo, Sapiens, da animali a dèi, di Yual Noah Harari, che parla proprio di come noi esseri umani siamo diventati ciò che siamo anche grazie alla capacità unica, che nessuna altra specie ha, di immaginate cose che non esistono, come le divinità, la religione, la politica, i diritti umani, la Peugeot (sì, anche la Peugeot :-)). Figurati se una creatura del genere poteva avere difficoltà ad immaginare cose come la cintura di castità :-)

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    2. La politica è una immaginazione dell'uomo? Io pensavo l'avessero inventata Platone e Aristotele e poi c'è il famoso " CONTRATTO SOCIALE" di Jean Jacque Rousseau.

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    3. È immaginazione dell'uomo nel senso che non è un oggetto fisico. La politica è fatta di idee, come la religione e altre "cose".

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  4. Possibilmente tutto ciò si desse in casi particolari senza bisogno che fosse regolato.

    podi-.

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