sabato 14 settembre 2024

Differenze ontologiche tra libro ed ebook



(Byung-chul Han. Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale)

16 commenti:

  1. Finalmente una precisa e convincente linea di separazione tra i due "supporti". Io preferisco il libro perché non è vincolato a un supporto a batteria, ha una sua storia, lo percepisco coi miei sensi mentre lo leggo, lo vedo anche anni dopo averlo letto nonché mentre aspetta di essere iniziato...
    Di ebook ho qualcosa, sicuramente meno di 10 opere, ma 6 sono fumetti usciti soltanto in digitale, il resto sono opere che ho anche cartacee ("I Buddenbrook", "La divina commedia", "I promessi sposi") e poi, se non l'ho cancellato, un romanzo dell'universo di Star Trek. Libri cartacei al momento 299, esclusi gli scolastici e gli universitari che conservo ancora (dato che furono comprati...).

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    1. Io in ebook non ho niente, solo libri cartacei. Una volta ho provato col dispositivo elettronico ma l'ho subito abbandonato.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Riflessioni interessanti che mi sento di condividere.
    Il discorso naturalmente si può allargare: credo che anche la scrittura, non solo la lettura, ormai soffra di distanziamento. Scrivere al computer, usare emoji invece che cercare di precisare oggetti e concetti, abusare di sigle e abbreviazioni... scrivere a penna su di un foglio di carta pesando le parole è tutta un'altra cosa.

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    1. Ma certo che il discorso può essere allargato. Io ho citato l'esempio del libro ma il saggio in questione analizza tutte le situazione della nostra vita quotidiana in cui abbiamo perso il contatto col reale.
      È un saggio molto agile, appena 130 pagine, ma illuminante. Te ne suggerisco caldamente la lettura, in caso questi argomenti ti interessino.

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    2. Grazie, lo terrò presente.

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  4. Non mi interessa per nulla questo finto progresso neoliberale! Viva sempre il cartaceo!
    La mia collezione conta circa 2000 pezzi tra fumetti, libri, riviste tutti cartacei.

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    1. ?

      Concordo con Byung-chul Han! Non mi sembra di aver scritto così cosa... Poi è vero che dal 1989 piano piano il mondo è crollato... È un dato di fatto vogliono toglierci tutto in nome del progresso di stampo neoliberale.

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  5. Non sono d'accordo. Perchè per me un libro, il libro, è il suo contenuto: per il suo contenuto esiste, e per le qualità e caratteristiche del suo contenuto, e per nient'altro, ha più o meno valore. Quanto all'omonimo parallelepipedo costituito da un certo numero di pagine più una copertina, altro non è che un supporto fisico su cui è stato travasato, leggi stampato, appunto quel determinato contenuto. Nè più nè meno di come esso viene riversato dentro un dispositivo elettronico.
    Per quanto mi riguarda l'oggetto cartaceo libro non ha nessun particolare valore; le sue caratteristiche e vicende (che per qualcuno si trasformano in una specie di mistica quando non di feticismo) m'interessano assai poco. Ciò che purtroppo rilevo sono invece spesso il suo peso e il suo ingombro, che me lo rendono assai scomodo da reggere e leggere. L'e-book lo trovo viceversa geniale e fantastico per tutte le qualità che ha e le possibilità che offre.
    Perchè appunto il libro non è se non il suo contenuto. Più ovviamente tutto quello che può interessarci in merito alla vita e alle vicende del suo Autore, alla genesi e scrittura del libro stesso, alla critica di cui è stato oggetto, ecc., ma questo vale appunto per ciò che il libro dice e rappresenta, non per una certa quantità di carta rilegata su cui viene venduto.
    Avviso: anatemi e vituperi mi scivoleranno come acqua fresca ;-))

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    1. Perché dovremmo farti oggetto di vituperi? Io preferisco il cartaceo, ma devo riconoscere che le tue perorazioni dell'elettronico sono oltremodo convincenti :-)

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    2. Grazie Andrea ;-)
      Ci tengo peraltro a precisare che il mio discorso vale solo per il libro elettronico rispetto al cartaceo, mentre non mi stupirei di trovarmi pienamente d'accordo in merito alle altre situazioni prese in esame nel saggio in questione: trovo infatti tristissima e anche drammatica la perdita di contatto con la realtà concreta di cui soffriamo senza neanche rendercene conto fino in fondo, tanto tutto o quasi è diventato ormai virtuale (per me forse un po' meno, se posso permettermi... ad esempio possiedo solo un Nokia di prima delle guerre puniche, mentre di uno smartphone non ho mai sentito il minimo bisogno).

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  6. Permettetemi di intervenire nel dibattito per sostenere la nostra gentile signora Siu.
    Leggo principalmente e-book da oltre 10 anni, non sono un grande lettore ma leggo comunque dai 4 ai 5 libri al mese.
    Potrei comprare così tanti volumi cartacei? NO. E potrei portarli in viaggio? Nessuno dei due. E la biblioteca comunale fornisce libri con parsimonia: bisogna aspettare il proprio turno.
    Siu vince ampiamente il dibattito quando afferma che la carta è solo un mezzo fisico: godiamo di un testo, ridiamo dell'umorismo, piangiamo per una tragedia, ci commuoviamo, ecc. il supporto non fornisce di più. Naturalmente c’è un adattamento nel passaggio dal cartaceo all’elettronico:
    La trama dell'oggetto, i piccoli segnalibri tra due pagine, le annotazioni a margine, e perfino la foglia autunnale così bella nei suoi rossi e gialli sgargianti che si sta asciugando: niente più di questo! Ma non è meglio? Ammira la sua biblioteca di libri rilegati. Ah è bellissimo ma non dimenticate: “Vanitas vanitatum, omnia vanitas”

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  7. Ciao Philfff!
    Un grosso inconveniente dei libri di carta che avevo dimenticato: oltre ad impolverarsi occupano spazio, tanto spazio, sempre più spazio... arriva il momento che non si sa più dove metterli!

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    1. Io quel momento l'ho passato da tempo, infatti la mia sala è piena di libri, la libreria trabocca e non so più dove metterli. Se mai un giorno passerò agli elettronici, questo sarà probabilmente il motivo principale.

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    2. "Et de cette collection à laquelle je suis maintenant plus attaché encore qu'aux autres, je me dis, un peu comme Mazarin pour ses livres, mais du reste sans angoisse aucune, que ce sera bien embêtant de quitter tout cela. >>
      Marcel Proust,
      Sodome et Gomorrhe, II

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