lunedì 19 agosto 2019

Prima l'operaio?

Duecento tra le maggiori imprese e colossi finanziari americani hanno pubblicato un documento, che naturalmente non è vincolante ma è solo una dichiarazione di intenti, in cui si dice che "le aziende non devono solo portare dividendi ai propri azionisti costi quel che costi. L'attenzione al profitto deve rimanere, ma dovrà essere solo una delle linee guida: d'ora in avanti i manager devono considerare anche l'impatto sull'ambiente e sulle comunità locali, i rapporti corretti con i fornitori, il rispetto dei consumatori e le condizioni offerte ai propri dipendenti." Insomma, basta col profitto a tutti i costi. Deve essere sempre perseguito, certo, ma complementariamente alla soddisfazioni di altri criteri tra cui, appunto, l'attenzione alle condizioni dei lavoratori.

Per una curiosa coincidenza sto leggendo in questi giorni un saggio su Marx (Marx, di Mario Cingoli). Nei Manoscritti economico-filosofici (1844) il grande filosofo ed economista scrive: "L'industria si è trovata fino ad oggi nello stadio della guerra di conquista, essa ha prodigato la vita degli uomini che componevano il suo esercito con la stessa indifferenza dei grandi conquistatori. Il suo fine era il possesso della ricchezza, e non la felicità degli uomini."

Ora, questa cosa che l'unico scopo del capitalismo è sempre stato il proprio sviluppo e nient'altro, credo sia da sempre chiaro a tutti, anche a chi, come chi scrive, non fa l'operaio da ormai più di trent'anni, e tuttavia fa un certo effetto vedere come le massime espressioni del capitalismo si stiano accorgendo che si sta cominciando ad avverare quanto disse alcuni decenni fa il grande scrittore americano Charles Bukowski: "Il capitalismo ha sconfitto il comunismo, ora il capitalismo sta divorando se stesso."

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