C'è sempre un colpevole, ed è sempre un altro, qualcuno che non siamo noi. L'idea che una seppur minima responsabilità sia anche nostra non ci sfiora minimamente. Allora si tirano in ballo i migranti, oppure l'Europa, o magari l'euro e Prodi che ci ha fatto entrare (sì, ho sentito anche questo).
Eppure noi siamo il paese che per almeno un paio di decenni ha mandato la gente in pensione a quarant'anni per motivi elettorali-propagandistici; siamo il paese che dal 1970 ha visto un incremento esponenziale assurdo del debito pubblico, in ossequio all'assurda convinzione che l'aumento della spesa avrebbe avuto ritorni economicamente vantaggiosi per il paese - anche in altri paesi europei, a partire dagli anni '70 e '80, il debito pubblico aumentava, ma mentre in questi raddoppiava da noi quadruplicava.
In tre decenni, con questa assurdità abbiamo sperperato risorse accumulate durante il boom economico degli anni '50 e '60 che se fossero state amministrate con oculatezza e buon senso ci avrebbero consentito di superare la crisi economica iniziata alla fine degli anni duemila, e di cui oggi si fatica ancora a vedere l'uscita, con maggiore disinvoltura di quanto non stiamo tentando di fare oggi.
Avremmo avuto risorse per cercare di sanare gli squilibri sempre più evidenti tra pochi ricchi e milioni di poveri; avremmo potuto garantire un welfare di un certo livello a una platea più ampia di persone; si sarebbe potuto intervenire con maggiore incisività sul problema della disoccupazione, sulla gestione dell'immigrazione e tanto altro. Ma quelle risorse sono state sacrificate sull'altare della spesa pubblica senza controllo di cui il maggior teorico e fautore, Craxi, decantava meraviglie.
Oggi siamo con le pezze al culo, e quelle pezze al culo ce le siamo messe da soli, è inutile che andiamo a cercare colpevoli chissà dove. I colpevoli ce li abbiamo in casa, e sono la mafia, l'evasione fiscale che si porta via cento miliardi all'anno, la corruzione, la commistione insana e deleteria tra politica e affari, il clientelismo, e sempre quel maledetto debito pubblico che ogni governo degli ultimi quarant'anni ha contribuito a ingrossare (trovatemi un governo sotto cui ci sia stata un'inversione di tendenza e vi pago da bere).
E allora cerchiamo capri espiatori chissà dove. L’euro, appunto, dimenticando che i suoi guasti non sono stati generati dalla moneta unica in sé ma da tutti gli anni dei mancati controlli (dov’erano tutti i governi dal 2000 in qua quando le mille lire diventavano un euro?); l’Europa, che in decenni ci ha elargito fior di miliardi per infrastrutture, territorio, ambiente, politiche sociali e che a un certo punto ha cominciato a stringere i rubinetti, giustamente, perché il grosso di questi soldi se li prendeva la mafia o restavano inutilizzati a causa della burocrazia lunare che strangola la nostra amministrazione pubblica.
L’ultimo colpevole in ordine di tempo ce l’ha trovato la Lega: i migranti, i disperati che non hanno niente che arrivano qua sui barconi e che fuggono da miseria, persecuzioni, fame. Sono loro i nuovi colpevoli dello stato in cui versa il nostro paese, i negri che vengono a rubarci il lavoro (infatti c’è la fila degli italiani che vogliono andare in spiaggia a vendere accendini o a raccogliere pomodori a due euro l’ora sotto il sole della Puglia), quei migranti sulla cui paura Salvini ha costruito la sua fortuna politica, paventando inesistenti invasioni ed inventando emergenze che non esistono.
E questi anni di campagna mediatica sono riusciti a farci credere - è paradossale, se ci pensate - che il nostro nemico sia chi è più povero di noi, mica chi ha fatto sì che la povertà e la precarietà aumentassero a dismisura, e cioè quelli che votavamo e votiamo. Ricordate la famosa storiella? Ci sono dieci panini, il padrone ne nasconde nove e poi dice agli operai: occhio che gli stranieri vi rubano il panino! Siamo a questo punto. Almeno finché la gente non si sveglierà e troverà il prossimo colpevole.
Che ovviamente è sempre qualcun altro.
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