martedì 28 novembre 2017

Le fake news secondo zio Tibia

L'argomento che tiene banco in questi giorni, avrete notato, riguarda le cosiddette fake news. Sintetizzando brutalmente, le balle, quelle che più o meno volontariamente e più o meno in buona fede vengono con cadenza pressoché giornaliera propinate alle italiche genti da organi d'informazione, siti, giornalisti, politici ecc.

Tra i tanti che sull'argomento hanno voluto dire la loro c'è anche Sallusti, il quale, in un pregevolissimo editoriale pubblicato ieri dal Giornale, le definisce "notizie false atte a modificare o alterare la realtà per ottenere vantaggi politici o economici, spesso screditando gli avversari." Ma chi sono i maggiori propalatori di fake news? Zio Tibia naturalmente non ha dubbi: i pentastellati e la sinistra. La destra e tutto il giornalame al seguito risultano immacolati. 

Tra le tante fake news pubblicate dall'immacolato Giornale, che a Sallusti deve essere sfuggita, c'è la epica intervista ad Angelino Alfano (avete presente, no?) risalente al 2008, nella quale, a tutta pagina, l'allora ministro della Giustizia, messo lì da Berlusconi, dichiarava a tutta prima pagina che "Tutti gli italiani sono intercettati." Ovviamente era una balla stratosferica, dal momento che gli italiani intercettati, almeno all'epoca, secondo un calcolo del Sole24Ore erano grosso modo 80.000 su oltre 60.000.000 (il calcolo della percentuale lo lascio a voi).

Perché Alfano sparò quella balla stratosferica? E perché Il Giornale le diede risalto? Perché era il periodo in cui il governo presieduto dal tipo delle cene eleganti spingeva per fare passare il famoso/famigerato ddl intercettazioni, col quale il tipo di Arcore voleva mettere un freno al fiume di porcame che veniva fuori dalle intercettazioni che lo riguardavano. 

Ecco, l'intervista ad Alfano pubblicata dal giornale che oggi dirige zio Tibia, era una fake news così come definita da lui: "Notizie false atte a modificare o alterare la realtà per ottenere vantaggi politici." Brutta cosa la memoria corta.

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