sabato 25 novembre 2017

Come il Kursk

La vicenda del sottomarino argentino, disperso da giorni nelle acque dell'Atlantico australe, mi ha fatto tornare in mente un'analoga tragedia accaduta diciassette anni fa, quella del sottomarino nucleare russo Kursk, affondato in seguito a due esplosioni avvenute a bordo.

Il Kursk, danneggiato dalle due deflagrazioni, si adagiò a oltre cento metri di profondità sul fondale del Mare di Barents. Gran parte dei componenti dell'equipaggio perì immediatamente a causa delle due esplosioni, e credo che sia stato meglio così, mentre circa una ventina di marinai si rifugiò in un compartimento stagno a poppa del sommergibile in attesa dei soccorsi, soccorsi che purtroppo furono rallentati dalle condizioni avverse del tempo e dalla colpevole ritrosia della Russia ad accettare aiuto da altre nazioni - si decise quando ormai era troppo tardi.

Uno dei marinai sopravvissuti alle esplosioni, mentre si trovava nel piccolo compartimento assieme agli altri, conscio che la sorte sua e dei compagni era ormai segnata, si mise a scrivere a penna su un foglio di carta una specie di diario delle ultime ore, in cui annotò gli orari, la situazione e gli stati d'animo dei sopravvissuti (stati d'animo che si possono immaginare), sperando che qualcuno avrebbe prima o poi trovato quegli appunti. Le ultime note il marinaio le scrisse al buio, andando a tentoni.

Quella specie di mini diario venne poi trovato e portato alla luce quando una squadra di soccorritori norvegesi riuscì finalmente a raggiungere lo scafo, aprire uno dei portelloni posteriori ed entrare nel comparto, ormai completamente allagato, del Kursk.

Sarebbe bello che la storia del sommergibile argentino avesse un epilogo diverso, ma temo che non sarà così.

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