Ciò che ha detto oggi Bergoglio sull'annosa faccenda del fine vita, cioè che "È moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico definito proporzionalità delle cure", parole che molti, frettolosamente, hanno bollato come apertura verso non si sa bene cosa, non rappresentano in realtà nessuna apertura verso alcunché, né tantomeno possono essere descritte come una strabiliante novità. Sono semplicemente la riproposizione quasi letterale dell'art. 2278 del Catechismo ufficiale della Chiesa cattolica.
I soliti poveri di spirito, che avevano già interpretato il tutto come una possibile apertura verso l'eutanasia, si mettano il cuore in pace. Bergoglio, come del resto i suoi predecessori, su questa non si muove di un millimetro.
venerdì 17 novembre 2017
Papa Francesco e il fine vita
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