Dice Salvini, riguardo alla questione dell'eliminazione dell'aggettivo (in questo caso) nord dal nome del partito, che lui non si attacca all'avverbio. Neppure io, di solito, specie dove di avverbi non c'è neppure l'ombra. Questo, se non ricordo male, è il segretario di quel partito che vorrebbe vincolare la concessione della cittadinanza a una buona conoscenza della lingua italiana.
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RispondiEliminaMi pare di sì. Del resto il tempo non gli manca, almeno a giudicare dalle percentuali di assenze al Parlamento europeo.
RispondiEliminaForse lui si riferiva al fatto che per avere la cittadinanza della Balubia bisogna conoscere il balubese (che è una forma semplificata di italiano senza avverbi, aggettivi e congiuntivi).
RispondiEliminaProbabilissimo :-)
RispondiEliminaDi questi tempi in cui va di moda storpiare la lingua italiana ormai non ci facciamo neanche caso agli errori di Salvini. Ti ricordi quelli del Trota?
RispondiEliminaHo trovato un sito in cui, in nome del femminismo estremo si suggerisce di sostituire delle parole con altre parole (rigorosamente al femminile) anche andando contro la grammatica e l'etimologia dei termini stessi.
Faccio un esempio: alcuni nomi italiani, derivati, dal neutro latino, hanno mantenuto il neutro latino e sono diventati invariabili.
Per esempio: giudice rimane giudice al femminile. Solo l'articolo cambia
quindi: il giudice; la giudice.
Alcune femministe sostengono che vada scritto il giudice, la giudica.
oppure il professore e la professora (professoressa è sessista)
o ancora: l'avvocato/ l'avvocata, il professore/la professora ecc.
Non vado oltre, non mi pare il caso.
Di fronte a tali scempi non faccio più caso alle castronerie di Salvini e di altri politicanti affini.