sabato 28 ottobre 2017

Tormentoni

Essendo costretto ogni mattina ad ascoltare la radio - l'alternativa sarebbe stare in magazzino con un paio di tappi nelle orecchie, cosa ovviamente infattibile - ho l'opportunità, di cui farei volentieri a meno, di conoscere i vari tormentoni pop che vengono propinati alle impotenti masse e di memorizzarne stralci dei testi, quasi tutti di elevato tenore poetico e di contenuti. In questo periodo, ad esempio, quasi tutte le radio commerciali mandano a rotazione pezzi in cui si parla di fantomatiche ragazze dal grilletto facile, qualunque cosa voglia dire; c'è poi un enigmatico esercito del selfie che si abbronzerebbe con l'iPhone e un tipo che dice di avvertire una scuola di danza nello stomaco. Questi quelli che mi vengono immediatamente alla memoria, ma l'elenco è infinitamente più lungo.

Ora, non è che si pretende che radio commerciali, che per definizione sono imprese che devono realizzare dei profitti, si mettano a trasmettere certi capolavori poetici di Fossati e Guccini, spesso musicalmente pure abbastanza ermetici e ostici ad un primo ascolto e quindi impossibili da proporre a chi, come lo scrivente, passa gran parte della giornata in mezzo a rumorosi macchinari di un magazzino; non si vuole questo, certo, ma ogni tanto non sarebbe male inframezzarne qualcuno, giusto per dare un po' di respiro ai vecchi dinosauri musicali come chi scrive e magari per segnalare ai ragazzotti seguaci di Fedez e soci che è esistito un periodo in cui la canzone era una forma d'arte, non l'equivalente musicale di un rutto. Ma qua, come al solito, si pretende troppo.

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