giovedì 26 ottobre 2017

A metà del processo

Sono a metà de Il processo, di Kafka, e avverto la forte tentazione di mollarlo, anche se in genere tiro sempre a finire i libri pure se sono noiosi - nella mia lunga carriera di lettore i libri che non ho terminato si contano sulla punta delle dita. Ma questo proprio non mi prende. La tematica è interessante, il signor K., il protagonista, a modo suo è pure simpatico, ma manca il mordente nella storia, o forse sono io che non lo trovo. L'ho iniziato per caso con buone aspettative perché altri lavori di Kafka, come ad esempio La metamorfosi, mi erano piaciuti. Vabbe', ormai un centinaio di pagine le ho lette, magari da qui in avanti diventa interessante.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Se vuoi stramazzare leggiti Dracula di Bram Stocker.

Adal

Vadum ha detto...

Dimostrazione chiara e lampante che è l'opera che conta, non l'autore. Bisogna dirlo agli editori, che scrivono l'autore in caratteri cubitali e il titolo piccolissimo sui libri che pubblicano, e poi ci inziccano anche tutto quel fascettume "Dall'autore di [opera di strafantamegasuccesso]".

Andrea Sacchini ha detto...

Il fatto che non sia piaciuto a me in realtà significa ben poco, magari ad altre cento è piaciuto. Il vezzo degli editori cui parli, quello di dare risalto all'autore, è in effetti molto diffuso, forse fin troppo, e non si limita solo all'editoria ma sconfina anche nel cinema e altrove. Quante volte, ad esempio, sempre restando nel cinema, si sente reclamizzare un film con cose tipo "dal regista di..." e simili? È la pubblicità, bellezza :-) (semicit.)

Vadum ha detto...

Già; peccato che: a) l'autore in questione non ci guadagni una cippa (il regista magari sì, ma il mondo del cinema è diverso); b) magari ti stanno convincendo a comprare una ciofecata che l'autore ha messo giù di fretta e furia sotto ricatto dell'editore, che - ripeto - è l'unico che ci guadagna.

Romina ha detto...

Pensa che io ho mollato "La coscienza di Zeno" di Italo Svevo. Ho tentato di leggerlo due volte, molti anni fa, ma in tutte e due i casi non ho superato le prime cinquanta pagine. E non perché lo trovassi complicato (ho letto tomi ben più complessi), ma proprio perché mi annoiava. Di Svevo, invece, mi piacque molto "Senilità".

Comunque, visto che anche tu sei un grande lettore, mi permetto un consiglio: se ti piacciono i thriller psicologici, ti segnalo "Mia cugina Rachele" di Daphne Du Maurier, scrittrice inglese del Novecento. In biblioteca si trova. L'opera è ambientata nell'Ottocento, in Cornovaglia, ed è incentrata su una figura femminile affascinante ma molto ambigua.

Andrea Sacchini ha detto...

Molto interessante. Grazie della dritta :-)

Andrea Sacchini ha detto...

Finito Il processo. Si è un po' ripreso nel finale ma nel complesso l'ho trovato deludente.

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