giovedì 7 luglio 2016

La pacifica cittadina di provincia

"L’assassinio di un nigeriano, scampato assieme alla moglie ai massacri di Boko Haram per poi finire ucciso dalla violenza razzista in Italia, suscita orrore. Questo è accaduto nelle Marche, a Fermo, in una pacifica cittadina di provincia, dove ci si aspetterebbe che il clima di civiltà e tolleranza tradizionali non possano lasciar germinare pulsioni criminali di questo genere."
Le ipotesi che frullano in mente dopo aver letto questa scemenza sono due: o l'articolista del Foglio era in preda ai fumi dell'alcol, oppure la suddetta scemenza l'ha scritta pur sapendo che si trattava di una scemenza, quindi in malafede. In entrambi i casi si tratta appunto di una conclamata scemenza. Come infatti hanno rilevato tutti già poche ore dopo il tragico fatto, il substrato sociale in cui è maturata la tragedia era da tempo costituito da malcontento e intolleranza, a più riprese palesatisi attraverso veri e propri atti intimidatori (tipo bombe davanti a chiese e strutture di accoglienza, scritte xenofobe sui muri, manifestazioni ecc.). Una situazione che era quindi già "calda" e che purtroppo ha avuto il tragico epilogo che sappiamo.
Però per Il Foglio era tutto tranquillo, Fermo e paesi limitrofi erano oasi di serenità e di pace, c'era "un clima di civiltà e tolleranza" che manco in paradiso. E quindi come può essere successo un fatto di sangue così grave? Chi mai se l'aspettava?
Quasi quasi mando una mail a Ferrara con richiesta di spiegazioni.

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