sabato 30 luglio 2016

Dio e Auschwitz (e Bergoglio)

Bergoglio ha visitato Auschwitz e si è chiesto dove fosse Dio mentre Hitler gasava e bruciava in quei forni milioni di ebrei, zingari, omosessuali ecc. Poi ha allargato il ventaglio delle situazioni che sono da sempre, per tutti, stimolo alla domanda di cui sopra, e si è chiesto: "Dov'è Dio se nel mondo c'è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov'è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov'è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch'essi soffrono a causa di gravi patologie?"
Ora, a mio modestissimo parere c'è qualcosa che non torna quando Bergoglio si chiede dove sia Dio, e il qualcosa che non torna sta proprio nel fatto che sia lui a porsi la questione. Sarebbe infatti molto più logico che me la ponessi io e assieme a me tutti i laici e atei. Saremmo noi che dovremmo chiedere al rappresentante del suddetto Dio in terra dove sta il suo principale quando nel mondo accadono le brutture che ogni giorno riempiono le cronache. Se quello che dovrebbe avere le risposte è il primo a farsi le domande, lo capite anche voi, si va in corto circuito, crolla tutto. Chi, come lo scrivente, pensa che Dio non sia niente di più che un'invenzione dell'uomo, è facilitato nel trovare la risposta alla domanda di Bergoglio, ma per gli altri la faccenda si complica un po', come è facile immaginare.
Nel 2006 ad Auschwitz ci andò anche Ratzinger ma pose la questione in maniera diversa. Non chiese infatti dove fosse Dio, domanda che nell'ampio ventaglio di possibili risposte ammette pure la sua inesistenza, ma perché si fosse girato dall'altra parte mentre si verificavano quegli orrori, domanda che non ammette tra le risposte la sua inesistenza ma al limite un po' di menefreghismo. La differenza tra la domanda di Ratzinger e quella di Bergoglio nasce probabilmente dal fatto che Ratzinger era un fine teologo, molto furbo, mentre papa Ciccio, lo vedete anche voi, è un gesuita sempliciotto che la Bibbia l'avrà letta sì e no, come del resto gran parte dei cattolici. Tutto questo pistolotto per dire che per certi versi è confortante che la domanda che chi non crede pone sempre a chi crede (in genere ricevendo come risposte sguardi di compassione, quando va bene) se la faccia un papa, anche se non sfugge, ovviamente, il lato retorico, teatrale e mediatico del tutto.
Poi, per quanto riguarda la risposta, beh, si vedrà.

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