Qualcuno, oggi, ha chiesto a Renzi se i foraggiamenti alle scuole private resteranno nel ddl scuola. Risposta:
"Assolutamente sì. Se c'è la scuola delle suorine, diciamo, che ti fa un servizio pubblico non è che la facciamo chiudere come accaduto negli anni passati. Quella scuola è un risparmio per lo Stato." (Repubblica, 19/05/2015)
A mio avviso una tale risposta non sta né in cielo né in terra, per almeno un paio di motivi. Il primo è che non esiste che una scuola privata faccia le veci o sostituisca una scuola pubblica. Una scuola privata è una scuola privata, ha un'impostazione programmatica e di indirizzo improntati a una certa autonomia e si regge - dovrebbe reggersi - sulle rette di chi vi si iscrive; una scuola pubblica è una scuola pubblica, è improntata a linee guida e programmi dettati dal ministero e si regge sulle sovvenzioni dello stato. Consentire che una scuola privata eserciti una funzione pubblica lo vedo un po' come una forma di abdicazione dello stato ai suoi doveri e obblighi, cosa che peraltro ha già fatto in tanti altri campi. Ormai indietro non si torna, intendiamoci, dal momento che questa commistione è stata da sempre liberamente permessa se non addirittura avallata (e il governo Renzi non fa certo eccezione. Anzi).
Il secondo punto, che Renzi, come tutti, fa finta di scordarsi, è che la "scuola delle suorine", come la chiama lui, deve reggersi sulle proprie gambe, altrimenti ciao. E non perché lo dica io o chissà chi altri, ma perché è scritto nella nostra Costituzione.
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