domenica 24 maggio 2015

Parallelismi tra morti

Trovo che ci sia più di una analogia tra il modus operandi di Mario Adinolfi e quello di Matteo Salvini, e una di quelle che saltano più all'occhio è senz'altro il vittimismo. Dico, non crederete mica che al segretario della Lega piaccia farsi riempire di uova, ortaggi e insulti ogni volta che mette piede in un paese per fare un comizio? Certo che no. Però gli ortaggi aiutano, perché cinque minuti dopo aver ricevuto l'ultima costa di sedano in faccia lui può aprire il suo bel tablet e strillare di essere ostaggio di chi vuole zittirlo, può evocare climi di intimidazioni e minacce di cui essere vittima e guadagnarsi di conseguenza i tantissimi "vai avanti!" e "non ti fermare!" nei commenti ai suoi post. Salvini sa perfettamente di sparare montagne di cazzate e corbellerie, sull'immigrazione, però se quelle cazzate e corbellerie le spara da vittima ecco che l'effetto edulcorante le rende agli occhi dei suoi miopi seguaci più digeribili, quasi accettabili.
Mario Adinolfi fa la stessa identica cosa di Salvini. Siccome sa che le argomentazioni ridicole che ogni giorno propala a piene mani a supporto delle sue posizioni omofobiche non stanno né in cielo né in terra e crollano miseramente davanti a ogni evidenza storica, umana e scientifica, per cercare di restare a galla cala la carta della vittima, che ovviamente non è solo lui, ma tutti quelli che si ostinano cocciutamente a condividere certe posizioni, e tutto questo sapendo benissimo che invece le vere vittime sono tutte le persone a cui vengono negati i più elementari diritti a causa delle loro preferenze sessuali. Ecco quindi che, secondo lui, in Irlanda "I contrari al matrimonio gay sono stati irrisi, insultati, fatti sentire omofobi e retrogradi", quindi vittime, ovviamente. "Ci beccheremo gli insulti, pazienza", quindi di nuovo vittime. Il vittimismo è l'ultima arma rimasta a questa gente, se glielo togliete sono politicamente e ideologicamente morti.
Loro ovviamente lo sanno benissimo, ma non mollano la presa perché sanno che è l'ultima spiaggia per riuscire a sopravvivere evitando di fare qualcosa di serio e concreto, come ad esempio cercarsi un lavoro. Un lavoro? E che sono, scemi? Lavorare è faticoso, campare sul populismo e l'ottusità della plebe è molto più remunerativo e molto meno faticoso. Solo un cervello come quello di Salvini, infatti, può pensare di fermare un fenomeno come l'immigrazione e lo spostamento dei popoli con gli slogan e le felpe con su scritto "non passa lo straniero". La storia insegna che da quando esiste l'uomo esistono i flussi migratori, ed è un problema (ammesso che lo sia) a cui si fa fronte con la coscienza, la serietà e la ragione, altrimenti si viene travolti. La stessa cosa vale per Adinolfi e il suo ancorarsi ostinatamente e pateticamente a una qualche forma di resistenza all'avanzare della storia e della civiltà.
A Salvini e Adinolfi la storia li ha già sepolti, solo che ancora non lo sanno.

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