sabato 17 novembre 2007

Polemiche e domande (mie) sulla vicenda Sandri

Mi pare che la vicenda della tragica morte di Gabriele Sandri stia prendendo una brutta piega. Eh sì, perché quando l'esatta dinamica dei fatti a quasi una settimana dalla vicenda non è ancora (volutamente?) chiara e cominciano a subentrare polemiche e tentativi di strumentalizzarla - tirandola di qua e di là a seconda delle diverse chiavi di lettura che le si vogliono attribuire -, ci sono poche speranze che si arrivi a determinare con certezza (almeno in tempi brevi) come sono realmente andate le cose.

Per noi che seguiamo gli avvenimenti da fuori, basandoci su ciò che gli organi di stampa pubblicano, è ovviamente ancora più fatica avere un quadro preciso della situazione (mi pare che sia già difficile per gli inquirenti). Tuttavia ciò non può impedire che di questa cosa si parli: nei luoghi di lavoro, nei bar, con gli amici. E ognuno, ovviamente (e giustamente), pensa e dice la sua. Io, dal canto mio, sento di appartenere alla categoria di quelli che un'idea precisa non se la sono ancora fatta.

Sono molte le cose che mi chiedo (assumendo che siano attendibili le fonti in circolazione). Ad esempio: perché la questura di Arezzo o il Viminale o non so chi non hanno subito precisato - in modo chiaro, la domenica stessa - agli organi di informazione che ciò che era successo non c'entrava niente col calcio? A quanto risulta, infatti, la volante passava di lì per caso (tanto è vero che si trovava sulla corsia opposta dell'autostrada e sarebbe stata attratta dal parapiglia - del quale gli agenti non conoscevano la causa - e non da una precisa segnalazione). Se ciò è vero cosa c'entra fermare il calcio la domenica dopo? E ancora: se chi di dovere avesse avvisato subito di questa circostanza non ci sarebbero state buone probabilità che tutto quello che è seguito in quella domenica (atti di rivolta contro le forze dell'ordine, assalti alle caserme, ecc...) si sarebbe potuto evitare?

Altre domande (mie): com'è possibile che un agente scelto, da più di 10 anni in Polizia con numerosi encomi e riconoscimenti al valore, abbia perso la testa, la freddezza e la lucidità sparando troppo emotivamente e affrettatamente? Purtroppo il suo gesto non è giustificabile nemmeno presupponendo che abbia pensato a una rapina o a qualcosa di più grave, in quanto - secondo quanto dichiarato da chi se ne intende - ciò non avrebbe comunque rappresentato un valido motivo per sparare ad altezza uomo. Allo stesso tempo, però, non vedo come si possa imputargli l'accusa di omicidio volontario. A mio modesto e opinabile parere, infatti, da quella distanza come avrebbe potuto anche volendo? Com'è in definitiva possibile pensare alla volontarietà se non in un contesto di follia (che così a occhio mi pare in questo caso non c'entri)?

Come ciliegina sulla torta di questa intricata e incomprensibile storia è uscita ieri la polemica (a mio parere perfettamente inutile) sul fatto che nelle tasche del ragazzo deceduto siano stati trovati alcuni sassi (come se questo potesse in qualche modo attenuare la gravità del fatto). Sassi (secondo fonti della Polizia) che sarebbero invece "microformazioni calcaree" per il legale della famiglia Sandri (?).

Insomma, come dicevo all'inizio, i presupposti per portare questa vicenda sulla strada delle infinite polemiche e diatribe intestine utili solo per allontanare l'accertamento chiaro della verità ci sono tutti. Intanto io resto coi miei interrogativi.

3 commenti:

  1. Mi permetto di rispondere alle tue domande:

    a) Che comunicato doveva fare la polizia? La questura ha detto che era morto un ragazzo a causa di un colpo partito dalla pistola di un poliziotto..
    Non è colpa loro se i mezzi di comunicazione hanno chiamato il morto "tifoso" e non semplicemente "ragazzo".
    Bastava dire: "Scontri in un area di servizio, interviene la polizia, muore un ragazzo" per evitare le devastazioni. Ma un tifoso morto aumenta, e di tanto, gli ascolti.

    b) Pure io sono contrario ad aver fermato le partite. E' morto un teppista (e di questo me ne dispiace) che nulla a che fare con il calcio.

    c) L'aver sparato ad altezza uomo è una follia, non tanto perchè c'era il rischio di ammazzare qualcuno nell'auto in fuga, quanto per il rischio di coinvolgere passanti innocenti.

    d) I sassi. La presenza o l'assenza di sassi nelle tasche del ragazzo credo siano l'ago della bilancia che può trasformare un ragazzo che dorme in un teppista.
    Non credo che, su nove ragazzi, otto prendano a sprangare una macchina e il nono, guarda caso il poveraccio morto dopo, rimanga a dormire in auto, con le tasche casualmente piene delle stesse pietre che gli altri avevano preso per lanciarle.

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  2. ma se tu spari per la strada senza un valido motivo (ad esempio difesa tua o di altri) e becchi qualcuno mica può essere considerato omicidio colposo al massimo si può concedere l'omicidio preterintenzionale ovvero hai fatto una cosa che è andata oltre le tue intenzioni.

    Non è che hai fatto cadere per distrazione un vaso dal quinto piano uccidendo un passante.

    Uno che spara sa ed un agente lo sa ancora di più rispetto ad una persona normale, che può uccidere o ferire gravemente.

    Solo lui sa cosa gli ha preso in quel momento quando ha sparato ma ha sbagliato. Tutto il resto sono tecnicismi legali come nel caso di Placanica.

    Stranamente anche in questo caso qualcuno parla di proiettile deviato.

    Come è possibile che quando un agente spara e colpisce qualcuno si parla di proiettili partiti per sbaglio, deviati da qualcosa eccetera?

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  3. @ quarion: sì, sostanzialmente concordo con quello che hai detto, tranne in un punto. A mio avviso la polizia, la questura, il viminale o non so chi avrebbero potuto evitare ad esempio di mantenere così a lungo la versione del colpo sparato in aria. Fino a domenica pomeriggio inoltrato, infatti (almeno ai notiziari che ho ascoltato io), tutti hanno continuato ad avallare questa versione. Io, francamente, mi sono sentito un pò preso in giro.

    @ sbronzo: sul fatto che il poliziotto ha sbagliato non ci sono dubbi. Il problema è, e sarà, quello di stabilire esattamente i motivi (tecnici, emotivi, psicologici, ecc...) che lo hanno indotto a tutto ciò.

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