lunedì 2 settembre 2019

Cattolico non praticante

Dice il sindaco leghista di Ferrara, che ha appena comprato un migliaio di crocifissi per le scuole della città (come è noto, il crocifisso è il più grave problema che affligge la scuola in Italia, mica i soffitti che crollano o una qualità formativa da terzo mondo), di essere cattolico non praticante.

Ancora con 'sta storia patetica del cattolico non praticante: non è ora di smetterla una volta per tutte con questo ridicola ambivalenza, buona solo per autogiustificare la propria assenza di visioni e di idee? O si è cattolici o non lo si è. Punto. E se lo si è, si è anche praticanti, il resto è oziosa retorica. È come se uno dicesse di essere vegano non praticante: cosa significa? Nulla. Se sei vegano vivi mettendo in pratica il veganesimo, altrimenti non sei vegano e chiusa lì.

Certo, uno potrebbe dichiararsi simpatizzante, perché no? Sono simpatizzante del veganesimo ma non lo pratico. Va bene, ma ve lo immaginate un sindaco leghista, che impone il crocifisso a scuola, che si dichiari simpatizzante del cattolicesimo? Dài, su, siamo seri, anche se pretendere serietà da un leghista è ovviamente un controsenso.

Quindi, diciamo le cose come stanno: al sindaco leghista di Ferrara del crocifisso e del cattolicesimo non importa un fico secco, come del resto non importa nulla a Salvini, a entrambi importa solo utilizzare crocifisso (e ammennicoli correlati) e cattolicesimo in chiave strumentale e politica, e chiusa lì.

In quanto al ritenere il crocifisso un simbolo di pace, dice sempre il primo cittadino, ma stiamo scherzando? Il crocifisso un simbolo di pace? Dove? Quando? Il crocifisso è un simbolo che gronda sangue, la sua storia si snoda su secoli e secoli di guerre, massacri, genocidi, torture, abusi, prevacaricazioni, ruberie, occupazioni. L'unica pace che vedo, qui, è quella del cervello. Del sindaco.

(Ci sarebbe da fare, in aggiunta, un discorso sul fatto che non è il praticantato ossequioso che fa il buon cristiano, ma è ben altro. Magari un'altra volta.)

6 commenti:

  1. in una scuola pubblica è un simbolo di violenza e sopraffazione

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  2. Se devo essere sincera anch'io mi definisco una cattolica non praticante, e non ho mai pensato che fosse un'etichetta particolarmente incoerente (magari un tantino di comodo, questo sì). Un tempo andavo a messa tutte le domeniche e frequentavo pure i gruppi parrocchiali dei giovani, adesso invece non ci vado più da anni, non sfoggio simboli religiosi e considero i crocifissi nei luoghi pubblici incompatibili con la laicità dello Stato, come se non bastasse convivo senza essere sposata (e quando per noi arriverà il momento di "regolarizzare" non sarà un prete ad occuparsene), dulcis in fundo riguardo a svariati argomenti, soprattutto attinenti alla sfera sessuale, la penso in maniera difforme dalla dottrina ecclesiastica. Ma l'educazione cattolica con cui sono cresciuta ho lasciato il segno; del concetto di "peccato", per dire, non sono mai riuscita a liberarmi del tutto, ahimè. D'altra parte certe preziosissime lezioni di Gesù Cristo, come quella sull'amare il prossimo, ritengo di averle recepite molto meglio rispetto a un tal politico che andava in giro a sbaciucchiare rosari...

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  3. @andynaz
    Violenza e sopraffazione? Io sarei meno drastico. Opterei più per una forma di irrispettosità nei confronti di chi cristiano non è, e non intendo con questo chi abbraccia altre religioni ma soprattutto chi, come me, si barcamena tra ateismo e agnosticismo.

    @Gwendalyne
    Riguardo a "un tal politico che andava in giro a sbaciucchiare rosari", io non userei la forma al passato ma al presente, nel senso che è tuttora una costante ipocrita della sua propaganda politica. E, purtroppo, temo sarà necessario usare anche la forma al futuro, perché, indipendentemente dal fatto se questo governo nascerà o no, nel prossimo futuro di sbaciucchiamenti di vangeli, rosari e madonne ne vedremo a iosa. Il cielo ci salvi!

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  4. Ciao, Andrea.
    Concordo: Salvini e compari usano la religione soltanto in senso strumentale. In Salvini, a mio avviso, c'è qualcosa in più, qualcosa di particolare e ben congegnato che, per ora, gli permette di ottenere un buon consenso: lui sostiene di avere una "fede piccola" e di essere un peccatore; ciò lo pone al riparo da eventuali critiche che gli potrebbero essere mosse a proposito della suo stile di vita, incoerente con gli insegnamenti morali della chiesa cattolica. Salvini, infatti, è divorziato, ha due figli da donne diverse, non è certamente un santo e così via. Ma, appunto, dice spesso di essere un peccatore e una persona che sbaglia e ha sbagliato molto nella vita. Dunque è inattaccabile. Fra l'altro, ammettendo di essere un peccatore guadagna molte simpatie, perché si pone a livello dell'uomo medio.

    In più, Madonne, rosari e annessi vari non sono soltanto simboli religiosi, ma sono simboli identitari, elementi che contrassegnano, in maniera semplice e visibile, la cultura di un intero popolo, un popolo che è oggettivamente cattolico, perché le nostre radici sono quelle e ci influenzano anche quando riteniamo il contrario. Perciò Salvini, quando agita i rosari e si appella alla Madonna, non fa altro che metterci sotto gli occhi alcuni simboli della nostra civiltà. Quanto alla Madonna, non è forse vero che noi italiani abbiamo il culto della mamma? Perciò Salvini l'ha scelta.

    Io ho frequentato scuole cattoliche, elementari e medie. Scuole ottime sotto il profilo culturale, anche se molto dure perché si studiava davvero parecchio, tanto che, quando arrivai al liceo classico statale, vissi di rendita in matematica, perché alle medie avevamo già fatto tutto il programma del biennio delle superiori.
    A quell'epoca ero credente, un po' perché frequentavo quell'ambiente, un po' perché avevo un grande, grandissimo bisogno di credere in un Dio. Poi, con il trascorrere del tempo e con gli studi intrapresi in ambito universitario, la fede se n'è andata via. Non ho fede, non credo che esista un Dio padre buono pronto ad ascoltarci e vedo la realtà freddamente, per ciò che è, ossia ingiusta, crudele e incoerente. Però continuo a ritenermi profondamente cristiana, perché penso che l'insegnamento del Vangelo "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te" sia una norma morale di estremo valore, oltre che rivoluzionaria, pur nella sua apparente semplicità. La figura di Cristo mi piace, tutto il resto non m'interessa. Perciò io dico sempre, a chi me lo chiede: "non sono credente, ma sono cristiana".

    Mi scuso per l'off topic finale, ma quando inizio a scrivere nessuno mi ferma più. :D


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  5. Lo so, lo so ;-)
    In questo momento sono al lavoro, nel pomeriggio, con più calma, aggiungerò un paio di considerazioni mie alle tue.

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  6. Romina, quando parli di un popolo oggettivamente cattolico "perché le nostre radici sono quelle" dici una sacrosanta verità, e non solo relativamente all'aspetto religioso del cristianesimo. Umberto Galimberti, un filosofo che a me piace moltissimo, in una conferenza a cui ho assistito alcuni mesi fa disse che in occidente tutto è cristiano, perché il cristianesimo non è solo una religione ma un modo di pensare, un inconscio collettivo, nato dal fatto che il cristianesimo ha suddiviso il tempo in tre modi: il passato è male (peccato originale), il presente è redenzione, il futuro è salvezza. La scienza si muove sugli stessi paradigmi: il passato è male (ignoranza), il presente è studio e ricerca, il futuro è progresso. Lo stesso Marx è cristiano perché pensa che il passato è male (ingiustizia), il presente è fare esplodere le contraddizioni del capitalismo, il futuro è giustizia sulla terra. Anche Freud ragiona così, perché pensa che il passato sia malattia e nevrosi, il presente cura, il futuro guarigione. Tutto è cristiano in occidente e, addirittura, Gianni Badget Bozzo ipotizza che il collasso dell'Occidente coinciderà col collasso del cristianesimo.
    Cavolo, sono andato fuori tema alla grande, ma il tuo spunto sul fatto che siamo un paese cattolico mi ha fatto venire in mente questa cosa.
    Per quanto riguarda l'educazione, pure io, come te e Gwendalyne, sono cresciuto in una famiglia cattolica e ho frequentato la parrocchia, gli incontri, i gruppi. Per un certo numero di anni ho pure suonato la chitarra nel coro della parrocchia. Poi, iniziate le superiori, mi sono progressivamente allontanato da quell'ambiente e anche la mia fede (ammesso che di fede si trattasse: oggi non ne sono così sicuro) è evaporata. Mi riconosco un po' in ciò che disse una volta la grande Margherita Hack, e cioè che da bambini si crede alle favole, è normale (Babbo Natale ecc.), poi si cresce e arriva un momento in cui si capisce che erano appunto favole. La cosa dispiace, quando si prende coscienza di ciò, ma significa che si è cresciuti. Non voglio con ciò sembrare irrispettoso nei confronti di chi crede, ci mancherebbe, dico solo che mi riconosco in questa cosa.

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