domenica 12 maggio 2024

La denatalità simpatica


A me la denatalità sta diventando simpatica. Viene talmente demonizzata che stanno cominciando a farmela piacere. Non che prima la detestassi o ne avessi la visione drammatico-apocalittica che hanno questi. Diciamo che sostanzialmente è sempre stato un problema sociale a cui non ho mai dato molto peso.

Da un po' di tempo a questa parte, invece, probabilmente a causa della marea di stupidaggini che ogni giorno tirano fuori per tentare di contrastarla, mi sta diventando simpatica.

Che poi, diciamo la verità, il fenomeno sociale del calo delle nascite allarma più che altro per la sua valenza economicistica, non meramente umana. Detto in altre parole, chi amministra la cosa pubblica spinge a fare più figli per timore (fondato) di arrivare al famoso punto di non sostenibilità del sistema previdenziale del nostro paese, non per altro. E ormai molti esponenti politici lo dicono anche chiaramente, senza tante perifrasi.

A questo si aggiunge, specialmente da parte di governi con una impronta cultura come quella dell'attuale, il timore che la denatalità spalanchi definitivamente le porte a masse di giovani stranieri potenzialmente in grado di colmare le nostre strutturali carenze, con tutto ciò che ne può conseguire a livello sociale-demografico.

Aggiungo che, a mio parere, il problema della mancanza di figli non ha solo ragioni economiche, ma anche socio-culturali. Nel senso che non sono convinto che se anche tutti avessero possibilità economiche e infrastrutturali (asili ecc.) valide l'andamento cambierebbe più di tanto.

Non sto dicendo che le suddette condizioni non sono importanti, lo sono eccome, ma secondo me c'è anche altro. C'è, credo, una scala sociale di valori ormai imperante nella quale famiglia e figli sono stati sopravanzati da altre priorità, come il lavoro, lo svago, il successo, il desiderio di non avere noie e impicci, una maggiore refrattarietà al sacrificio (i figli non sono solo gioia, ma anche sacrifici e rinunce). D'altra parte non è un mistero che viviamo ormai da tempo in una società dove il valore pedagogico del sacrificio è stato parecchio ridimensionato rispetto al passato. Per non dire annullato.

Boh, non so, è un'idea mia, prendetela per quello che vale.

4 commenti:

  1. Senza entrare nei dettagli, penso che se i miei genitori avessero divorziato, avrei avuto meno di quegli esempi negativi che mi hanno convinto a non procreare. Perché un marito deve fare meno il "talebano" se è anche padre!

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  2. Io invece sono molto preoccupato.
    Sicuramente le nascite servono innanzitutto per l'economia e il welfare in generale ma anche perché un mondo di anziani porta solo tristezza e disperazione.
    Purtroppo viviamo in un mondo senza più certezze difficile immaginare un futuro nuovo baby boom.
    Ormai le nuove scuole vengono progettate più piccole proprio perché ci sono sempre meno bambini.
    Dalle mie parti hanno accorpato i due settori giovanili delle due scuole calcio in più hanno dismesso uno dei campi d'allenamento che ormai è diventato una sorta di campo di campo di grano...
    In giro per la città vedo sempre meno bambini e sempre più anziani.
    Ieri pomeriggio a messa (ci vado raramente) con i miei 34 anni ero il secondo più giovane per il resto erano tutti dai 50 anni in poi.

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  3. Senza entrare troppo nei dettagli personali, io non ho figli per scelta e mi diverto un po' a dire che sono per l'estinzione incruenta della specie umana per salvare il pianeta (se tutti seguissero il mio esempio ovviamente).
    Negli ultimi tempi ho però riflettuto seriamente sulla questione economica e previdenziale e, in effetti, questo calo demografico porta delle conseguenze importanti. Credo che impedire il divorzio o erogare bonus una tantum a chi fa più figli sia una risposta semplicistica e di propaganda ma non una reale soluzione.

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Buon Natale :-)