giovedì 18 maggio 2023

Elogio della lentezza


 
Questo saggio scritto da Lamberto Maffei, professore emerito di neurobiologia alla Normale di Pisa, affronta un tema che definire cruciale per l'epoca in cui viviamo è forse riduttivo: riuscire a vivere in una società iper-veloce avendo in dotazione un cervello "lento". Non lento nel senso dispregiativo dell'espressione, ma lento nel senso di essere programmato per interazioni con l'ambiente molto più tranquille. Quando una macchina lenta, il nostro cervello, tenta di imitare le macchine velocissime di oggi (mail, tweet, messaggi, immagini, flussi frenetici di informazioni), inevitabilmente nascono affanni, angosce e frustrazioni.
 
Il saggio si apre analizzando il cervello dal punto di vista biologico, della struttura, facendo analogie tra il nostro e quello di altre specie, sottolineando il fatto che quello umano, a differenza di quello di tutte le altre specie, rimane plastico per un tempo molto lungo. Plastico significa che può cambiare continuamente le sue funzioni e la sua struttura in base agli stimoli che riceve. Nell'uomo questa plasticità dura anni, mentre in tutti gli altri animali si risolve in settimane o mesi. Ciò permette all'uomo di conservare per tutta la vita la curiosità, la sete di conoscenza, la capacità di apprendimento, il cambiamento dei comportamenti, l'adeguamento all'ambiente in funzione della società che cambia, tutte cose precluse alle altre specie.

Per motivi di ordine evolutivo, il nostro cervello è programmato per lavorare in maniera riflessiva, lenta, paziente, mentre invece la corsa della vita moderna, il pensiero rapido, non hanno per loro natura pazienza, una qualità grazie alla quale sappiamo aspettare prima di giudicare e agire, contrapposta alla decisione rapida del fare. Scrive l'autore: 
 
"Il progresso tecnologico e la sua diffusione capillare hanno prodotto, oltre che profondi cambiamenti sociali, una vera e propria rivoluzione del pensiero, e cioè un'accelerazione del tempo [il fatto che oggi non viviamo più nel tempo, come era per i nostri padri e i nostri nonni, ma nella velocizzazione del tempo è un concetto su cui hanno scritto molto anche Umberto Galimberti e altri]. In periodi passati, ma non remoti, sussisteva una certa armonia tra il progresso della scienza e la sua percezione a livello del cittadino. La scienza si manifestava e diventava proprietà collettiva della società attraverso la tecnologia e i prodotti di consumo che permetteva di immettere sul mercato: la comparsa e la diffusione di prodotti importanti come la lavatrice e il frigorifero sono avvenute in maniera progressiva nel tempo, e il loro uso è stato assorbito lentamente. Oggi la scienza, ma direi più la tecnologia, corre così velocemente e i prodotti si rinnovano con tale rapidità che il cittadino è costretto ad affrettarsi, ad aggiornarsi e a cambiare comportamento, a imparare nuove piccole tecniche, leggendo esoterici manuali di istruzioni. Si pensi alla velocità con cui si rinnovano computer, tablet, tv, smartphone e in genere le forme della comunicazione; il tal modo la percezione del tempo viene accelerata, come se i giorni fossero più corti. [...] È sorta una disarmonia tra il progresso delle tecniche e la loro metabolizzazione e ciò genera l'ansia della rincorsa per essere à la page, moderni nel proprio tempo. [...] Anche le relazioni affettive sono divenute rapide e le loro interruzioni frequenti, e anche nei governi i programmi di lungo periodo sono diventati rari mentre domina la risoluzione immediata, di corto respiro, che spesso viene variata, almeno nel nostro paese, dopo poche settimane e che mira solo al consenso."

La velocità della nostra società è causata anche dal mercato, in cui le nostre vite sono immerse spesso senza che neppure ce ne rendiamo conto. Ma che relazione c'è tra mercato/consumo e velocità? Scrive sempre Maffei:

"Il mondo attuale è il regno del mercato, non solo al livello della finanza, dove è sufficiente spingere un bottone del computer per spostare enormi quantità di denaro e comprare titoli o cose, ma anche al livello di tutte le merci, siano esse astratte o concrete. Tra le concrete si possono trovare cibo, vestiti, automobili, ma anche persone, sesso, politica: si comprano senatori, deputati, elettori. Tra le merci astratte, quasi un ossimoro, si trovano le opinioni inculcate dal martellamento dei potenti mezzi di comunicazione, in particolare visivi, e le stesse idee politiche alla cui base ci sono le ideologie, si fa per dire, diventate mercato, spesso con nessuna connessione con realtà possibili. [...] Appare sempre più evidente che il mondo, nel senso della maggior parte dei suoi abitanti, è guidato da almeno due principi "filosofici" moderni, tra loro strettamente collegati: uno di essi è il mercato e l'altro è il totem del Pil. L'economia ha teorizzato che il vero sviluppo sta nell'aumento della ricchezza misurato dall'aumento del Pil, dato che questo poi genererebbe come sottoprodotto ricchezza intellettuale e civiltà. Per raggiungere questo obiettivo l'economia prescrive un metodo che consiste nell'esaltare il mercato e i vantaggi che derivano dalla vendita dei prodotti, anche indipendentemente dal loro valore. 

La strategia dell'economia è senza pietà calpesta valori, cultura e diritti pur di raggiungere l'agognato traguardo dell'aumento del Pil. [...] Difficilmente l'economia di mercato potrà avere tra le sue priorità la formazione di cittadini critici, che anzi potrebbero rivoltarsi verso di lei, sostenendo un'economia della sobrietà e della sostenibilità. Questo tipo di filosofia è certamente uno dei fattori che ha portato alla negligenza nei confronti della scuola primaria e secondaria e alla scarsa considerazione sociale ed economica riservata agli insegnanti, che tocca ormai anche l'università, con l'eccezione degli insegnamenti tecnici o personalizzanti. [...] D'altra parte l'economia di mercato ha bisogno di incidere sull'istruzione e la formazione del cittadino a partire ovviamente dall'educazione scolastica. [...] Martha Naussbaum mette il dito sui ridotti o aboliti programmi di insegnamento del greco e del latino, materie umanistiche per eccellenza. [...] Tutte queste materie umanistiche sono di intralcio alla strategia economica perché possono sviluppare pensieri alternativi che, Dio li perdoni, arrivano a fantasticare che l'aumento del Pil potrebbe non portare necessariamente alla costruzione del cittadino civile, critico, democratico. [...] La strategia economica ha bisogno di yes-men che non si pongano problemi se non quelli del successo economico, che trovino la propria ricompensa e soddisfazione nell'acquisto di beni per essere al passo con gli altri e con la modernità. Le materie umanistiche fanno paura perché rendono l'uomo più libero, meno omologato; aumentano la biodiversità e quindi rendono più ricca la comunità umana. [...] Io penso che il mondo attuale abbia bisogno estremo del pensiero irriverente, diverso, originale e spesso creativo anche se non "crea" prodotti destinati al mercato. La strategia economica non uccide né esilia gli uomini dal pensiero irriverente: li isola, li ignora, come si fa con gli insegnanti, con i ricercatori e anche purtroppo con i poveri, senza pietà. 

Il consumismo è figlio del pensiero rapido perché anche il consumo deve essere rapido per cambiare desiderio altrettanto rapidamente e tornare a comprare. La sequenza degli eventi che caratterizzano il consumismo è spesso la seguente: vedo, acquisto, poi forse butto via perché un oggetto inutile viene sostituito da un altro, anch'esso inutile, in un ciclo il più veloce possibile anche per evitare di perdere tempo riflettendoci sopra. Il pensiero rapido domina il mercato, anzi sta alla base dei suoi successi. Quando il pensiero rapido è particolarmente efficace innesca una bulimia dei consumi che diventa desiderio, ma anche svago, fuga dal reale e dalla depressione."

Un capitolo a parte è dedicato alla spiegazione dei meccanismi cerebrali del consumismo e del piacere, se esiste, che ne è alla base, ma è un capitolo lungo e abbastanza complesso che non riporto qui. Credo comunque di aver dato un'idea abbastanza chiara di questo interessantissimo saggio.

2 commenti:

  1. Articolo molto interessante. Grazie per la diffusione. Per quanto riguarda il consumismo io lo sto combattendo cercando di non comprare cose inutili

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