domenica 31 luglio 2022

Don Chisciotte della Mancia


A dire il vero, non so bene cosa scrivere su questo romanzo che ho appena terminato. In primo luogo perché a scrivere recensioni non sono mai stato bravo, e poi come si fa a recensire quello che è considerato uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale? Quello che forse posso dire è che Don Chisciotte è un simbolo della fede incontrastata e cieca in un ideale. Una fede indistruttibile. E ai suoi opposti, agli opposti di questo idealismo, stanno il buon senso, la concretezza, la pragmaticità, la cruda realtà, elementi incarnati dall'eterno compagno di Don Chisciotte: Sancho Panza.

È fondamentalmente un romanzo sulla condizione umana, le sue contraddizioni, le sue debolezze, le sue vette, ma anche i suoi abissi. È quel tipo di letteratura attraverso cui, come direbbe Galimberti, si imparano i sentimenti, si dà a loro un nome. Si apprende cos'è il dolore, la gioia, la sofferenza, la disperazione, l'esaltazione, la fiducia, la speranza, il disincanto. Tutto questo incorniciato in una storia che, pur nella sua maestosità e prolissità (a tratti), è avvincente e mai noiosa.  

Non ricordo chi fu a dire che non bisogna leggere libri per essere migliori, o più acculturati, ma bisogna leggere perché ci sono storie che appassionano, rapiscono, trascinano con loro fino a consentire al lettore di farne parte. Questo libro lo fa.

2 commenti:

Enri1968 ha detto...

Gran personaggio anzi personaggi, scordavo il fido scudiero...

Andrea Sacchini ha detto...

Senza di lui, io romanzo perderebbe metà della sua bellezza.

Ritrovamenti

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