venerdì 30 luglio 2021

Cronaca bianca

Un gruppo musicale, anni e anni fa, scrisse una canzone che si chiamava Cronaca bianca, in cui si cercava di immaginare come sarebbero il mondo e la società se i giornali, e i media in generale, anziché sommergere tutto con la cronaca nera sommergessero tutto con la cronaca bianca, raccontassero cioè solo ciò che di positivo e buono accade nella società, lasciando da parte le brutture del mondo contemporaneo. L'assunto di base, metaforico, è che fa più rumore un albero che cade (il male) di una foresta che cresce (il bene). 
Al di là del romanticismo leggermente infantile, illusorio e anche un po' provocatorio della cosa, c'è da dire che un giornale che proponesse solo cronaca bianca non avrebbe alcun successo, perché il bene dopo un po' annoia, il male no. Non che la cosa faccia piacere, intendiamoci, ma è un dato di fatto.

15 commenti:

  1. Riflessione interessante.
    Per come sto, non mi sazio mai di buone notizie; il problema è che sono talmente rare che, appunto, "fanno notizia", mentre le notizie cattive, sebbene siano la maggioranza, non si smette mai di divulgarle, come se saperle ci migliorasse la giornata se non la vita.

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    1. Vero. Ma non è che sono rare, semplicemente non fanno notizia. Provo a fare un esempio. Una ragazza che viene falciata sulle strisce pedonali da un ubriaco che poi si dà alla fuga, sarà una notizia sempre più interessante, pur nella sua tragicità, di un ragazzo che aiuta una vecchietta ad attraversare la strada. Ho fatto un esempio a caso, naturalmente, ma solo per evidenziare come le notizie che suscitano indignazione siano per la psiche più interessanti delle altre. O almeno questa è la sensazione che ho io.
      Poi, per quanto riguarda i meccanismi psicologici che stanno alla base di tutto ciò, beh, qui bisognerebbe chiedere a un esperto.

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    2. Quello che la gente dovrebbe comprendere è che non viene pagata per indignarsi. Poi, come dici tu, andrebbe coinvolto un esperto per capire se fa comunque piacere indignarsi, se movimenta la giornata che so.
      Nel mio piccolo apprendere una raffica di brutte notizie ha il solo effetto di togliermi un minimo di pace interiore facendo venire a galla istinti quanto meno rabbiosi verso i responsabili/colpevoli; poi subentra un senso di impotenza nella vicenda, e quindi? A che mi giova sapere, per esempio, che un bastardo responsabile della morte della moglie ha ucciso la nuova compagna perché il giudice all'epoca non l'aveva chiuso in carcere?
      Per questo prevengo, e deve trattarsi di una notizia cattiva proprio grossa affinché mi giunga.

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    3. >Quello che la gente dovrebbe comprendere è che non viene pagata per indignarsi.

      Per come la vedo io, l'insorgere dell'indignazione è un fatto istintivo, non segue regole predefinite. Il perpetrarsi di un'ingiustizia, ad esempio, è normale che provochi indignazione; anzi, è un bene che succeda. Il problema della società di oggi, semmai, è che succede l'opposto, la gente non si indigna più, digerisce tutto. Umberto Galimberti la chiama psicoapatia, ossia incapacità di avere risonanza emotiva rispetto alle cose che succedono.
      Poi, certo, esiste anche una finta indignazione, o indignazione interessata, ma è un altro discorso.

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  2. Come il dilagare del cinema horror, che sta soppiantando le storie d'amore.

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    1. Sì, anche se, secondo me, letteratura e cinema horror (compresi i thriller, i drammatici, catastrofici ecc.) hanno da sempre più diffusione degli altri.

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  3. Da sempre c'è una morbosa attrazione verso l'orrore. Un giornale che parlasse di buone notizie rimarrebbe lì invenduto, mentre quelli con titoloni catastrofisti, belle fotografie splatter a colori e notizioni degni di un libro di King vanno via come il pane. E questo vale anche per gli altri media, nella loro forma ovviamente. E, come dice un personaggio di un videogioco che mi ha appassionato: "Una buona azione è come pisciarsi addosso coi pantaloni scuri: una calda sensazione, ma nessuno se ne accorge."

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    1. Sì, è così, il male attrae. E i media questa cosa la sanno benissimo e hanno imparato da tempo a sfruttarla economicamente. I titoloni a piena pagina quando accadono tragedie, fatti di sangue ecc. stanno lì a dimostrarlo.

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  4. Ho spesso ipotizzato nella mia testa un telegiornale con solo notizie belle, non credo che sia una cosa infantile ma una bella dose di ottimismo e buonumore che farebbe risollevare le persone dalla crisi e darebbe comunque una icredibile forza positiva. Sarebbe troppo bello per essere vero... e perdonami io non concordo. Ormai non vedo i tg da mesi, non voglio stare male quando la sera rientro a casa e quindi li ho cancellati. Il mio stomaco brontolava...

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    1. Sul fatto dei tg, con me sfondi una porta aperta, dal momento che la televisione non la guardo più da anni. Però mi informo attraverso giornali e siti d'informazione.
      Quello che dici relativamente ai benefici che nascerebbero dalla presenza di tg che dessero solo notizie belle potrebbe essere vero, ma non avremo purtroppo mai modo di verificarlo, dal momento che tg del genere non esistono (e purtroppo non esisteranno mai).

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  5. Qualcuno è attratto morbosamente dal male perché inconsciamente si sente in qualche modo sollevato che sua capitato ad altri e non a sé.

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  6. Qualcuno ha tanta paura del male che lo rimuove, non lo vuole proprio nemmeno vedere nella propria vita ma sappiamo che le cose rimosse comunque attirano, perché in fondo in fondo sappiamo che esistono, come ad esempio la morte. Altri pensano che il male domini e quindi leggerlo lì conferma nelle loro ipotesi. Forse non è attratto morbosamente dal male chi accetta sinceramente che esista ecsemplicemente cerca di fare il bene per contrastare il male.

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    1. Concordo. Magari non c'entra niente ma mi hai fatto venire in mente una cosa. Se non ricordo male, tempo fa ci scrissi anche un post. Qui vicino a casa mia c'è lo spazio delle affissioni comunali dove ogni giorno vengono affissi i manifesti di chi muore. Davanti al cartello coi manifesti funebri c'è sempre gente. Questo desiderio forse anche un po' morboso di sapere chi è morto può essere correlato a quanto ho scritto nel post. Le tragedie e la morte sono cose che attirano. Sicuramente, come dici tu, perché in fondo si è coscienti che esistono.

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  7. Quello che ho scritto non è ovviamente esaustivo, si potrebbe scrivere una biblioteca intera su questo tema. Certo la paranoia, cioè la separazione netta del bene dal male è un problema fondamentale dei nostri tempi, una infezione psichica pari al narcisismo come valenza negativa.

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  8. Certamente è un tema che non può essere sviscerato coi commenti a un post. Oltretutto, il problema del male e della sua separazione dal bene ha sempre tormentato i pensatori, ma anche le persone comuni di ogni tempo. Agostino di Ippona, ad esempio, di cui recentemente ho letto Le confessioni, ha speso quasi metà della vita per venire a capo del problema del male.
    È comunque, innegabilmente, un argomento che affascina.

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