Che senso ha tesserarsi a partiti disposti a sacrificare ogni valore e ogni coerenza sull'altare del consenso e gestiti da personaggi che su qualsiasi tema cambiano idea ogni due ore? Da questo punto di vista trovo avesse molto più senso tesserarsi nel dopoguerra al Movimento Sociale di Almirante o al Partito Comunista di Berlinguer, perché si trattava di partiti con ideologie, scopi e obiettivi chiari, e chi si riconosceva in quegli ideali e quegli obiettivi sapeva di poter contare sul fatto che sarebbero stati perseguiti seriamente. (A proposito del Movimento Sociale, mi sono sempre chiesto come sia stato possibile che la sua esistenza sia sempre stata tollerata in barba alla Costituzione e a più di una legge che proibisce la nascita di partiti e movimenti che si richiamano espressamente al fascismo, ma questo è un altro discorso.)
A meno che il tesseramento, oggi, nell'era della politica liquida e di perdita di ogni riferimento progettuale e culturale, abbia più un valore psicologico che politico, nel senso che il tesseramento a un partito sia inteso come costituzione di un punto di riferimento comune per riconoscersi e non perdersi nel marasma politico dilagante. Ma prendete questa riflessione per quello che vale, è solo una ipotesi.
Quelli che si tesserano ci credono. E magari hanno figli disoccupati..
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