sabato 20 febbraio 2021

Vecchi e libri

Nel saggio Perché i libri allungano la vita, una raccolta di scritti di Umberto Eco su arte e letteratura, il filosofo-narratore tira a un certo punto un parallelo tra gli anziani e i libri. Scrive Eco: 

"Sin dai tempi in cui la specie cominciava a emettere i suoi primi suoni sinificativi, le famiglie e le tribù hanno avuto bisogno dei vecchi. Forse prima non servivano e venivano buttati quando non erano più buoni per la caccia. Ma con il linguaggio i vecchi sono diventati la memoria della specie: si sedevano nella caverna, attorno al fuoco, e raccontavano quello che era accaduto prima che i giovani fossero nati. Prima che si iniziasse a coltivare questa memoria sociale, l'uomo nasceva senza esperienza, non faceva in tempo a farsela, e moriva. Dopo, un giovane di vent'anni era come se ne avesse vissuti cinquemila. I fatti accaduti prima di lui, e quello che avevano imparato gli anziani, entravano a far parte della sua memoria. Oggi i libri sono i nostri vecchi. Non ce ne rendiamo conto, ma la nostra ricchezza rispetto all'analfabeta (o di chi, alfabeta, non legge) è che lui sta vivendo e vivrà solo la sua vita e noi ne abbiamo vissute moltissime. Ricordiamo, insieme ai nostri giochi d'infanzia, quelli di Proust, abbiamo spasimato per il nostro amore ma anche per quello di Piramo e Tisbe, abbiamo assimilato qualcosa della saggezza di Solone, abbiamo rabbrividito per certe notti di vento a Sant'Elena e ci ripetiamo, insieme alla fiaba che ci ha raccontato la nonna, quella che aveva raccontato Sheherazade. A qualcuno tutto questo dà l'impressione che, appena nati, noi siamo già insopportabilmente anziani. Ma è più decrepito l'analfabeta (di origine o di ritorno), che patisce di arteriosclerosi sin da bambino, e non ricorda (perché non sa) che cosa sia accaduto alle Idi di Marzo. Non conoscendo i torti degli altri, l'analfabeta non conosce neppure i propri diritti. Il libro è un'assicurazione sulla vita, una piccola anticipazione di immortalità. All'indietro (ahimè) anziché in avanti. Ma non si può avere tutto."

5 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Questi saggi di Eco, davvero luminosi.. "conosciamo i torti, ma anche i diritti". Una luce che può accecare, ma necessaria. E vitale.

giorgio giorgi ha detto...

Quando ho cominciato a fare il mio lavoro si cominciava a fare una cosa nuova nelle case di riposo per anziani: l'animazione. Si facevano attività per animare gli anziani lì residenti: sì invitava qualcuno da fuori che venisse a suonare, a cantare, ecc. Io mi chiedevo perché non si facesse l'opposto, cioè fare in modo che i vecchi insegnassero ai più giovani i mestieri che avevano fatto o che raccontassero ciò che avevano vissuto. Quello mi sembrava animare i vecchi: fare loro sentire che avevano ancora un po' di senso, che c'era qualcuno interessato a loro. Invece si organizzavano feste nelle quali molte volte chi si divertiva era il personale della casa di riposo!

Andrea Sacchini ha detto...

Credo tu abbia ragione. Il migliore modo per coinvolgere e animare gli anziani non è intrattenerli in qualche modo ma rendere loro protagonisti, animatori.

silvia ha detto...

Se da vecchia qualcuno si azzarda a farmi fare decoupage lo meno.

Andrea Sacchini ha detto...

Beh, magari quando sarai vecchia ti piacerà. Chissà :-)

20.000 euro

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