domenica 28 febbraio 2021

Nomadi

Nonostante io bazzichi in rete da molti anni, ancora mi stupisco di ciò che è possibile trovarvi. L'ultimo di questi stupori è nato dall'aver scoperto che sono reperibili su YouTube interi concerti dei Nomadi risalenti al periodo degli anni Ottanta del secolo scorso. Perché questi concerti sono per me importanti? Andiamo un po' con ordine.

Uno dei cantautori a cui per primo mi avvicinai da ragazzino fu Francesco Guccini, tanto che i primi accordi con cui mossi i primi passi sulla tastiera di una chitarra fu il giro di Do Maggiore che apre la celeberrima Dio è morto del cantautore di Pàvana. Nel 1979 - io avevo nove anni - Guccini fece un tour assieme ai Nomadi, un complesso (all'epoca i gruppi si chiamavano ancora "complessi") di ragazzotti abbastanza squinternati originari di Novellara, anonimo paesino della provincia di Reggio Emilia. Il complesso era capitanato da Augusto Daolio (prematuramente scomparso nel 1992) e Beppe Carletti, oggi l'unico superstite della formazione originaria dei Nomadi.

Rimasi affascinato dal timbro e da quel modo particolare di tirare fuori la voce di Augusto e cominciai a interessarmi a questa band, alla loro musica e ai loro dischi. Dopo l'enorme successo degli anni Sessanta e primi Settanta, il gruppo uscì gradualmente dai riflettori e dal giro che conta della musica italiana, principalmente a causa del loro rifiuto di adeguarsi al susseguirsi di mode e tendenze imposte dall'industria discografica, preferendo rimanere fedeli al loro modo "artigianale" e caratteristico di fare musica. In più, dopo l'incontro con Guccini, la loro produzione musicale si inserì con decisione nel solco di quella che venne (e viene tuttora) definita musica impegnata, con testi caratterizzati da forti impronte politiche e sociali (I ragazzi dell'olivo e Contro sono canzoni emblematiche in questo senso). 

La svolta impegnata imboccata alla fine dei Settanta, conseguente all'incontro con Guccini, fu ciò che diede il colpo di grazia alla loro attività musicale e al loro rapporto con le case discografiche, cosa tutto sommato comprensibile, a ben pensarci. Gli anni Ottanta hanno infatti rappresentato il decennio del disimpegno, della leggerezza, del divertimento sfrenato sullo stampo del famoso "edonismo reaganiano" imperante oltre oceano. Erano gli anni della famosa Milano da bere, di quell'atrofizzatore di cervelli per eccellenza che in tv era Drive In, dei piaceri smodati e del rifiuto quasi generalizzato di indulgere a qualsivoglia forma di pensiero. Fare musica impegnata in questo periodo significava porsi ai margini senza possibilità di scampo.

Augusto, Beppe e soci, testardi come solo certi padani sanno esserlo, ostracizzati da ogni circuito televisivo e dal mondo della musica mainstream continuarono sulla loro strada con ostinazione e coerenza, incuranti delle mode e delle tendenze. Fondarono una propria casa discografica, autonoma e indipendente, e continuarono a fare i loro dischi e i loro tour. Negli anni Ottanta facevano tra le duecento e le trecento serate all'anno, raggiungendo, oltre ai grandi centri, le località più spedute e impensabili sparse in ogni angolo dello stivale, spesso con un pubblico addirittura composto di poche decine di persone, come ebbi modo di constatare di persona.

Questo era il periodo, tra il 1985 e il 1990, in cui io non mi perdevo un loro concerto, naturalmente quando non erano eccessivamente lontani, dal momento che all'epoca potevo spostarmi solo col mio Ciao (nel 1988 presi la patente e cominciai ad andarci in macchina, portando con me Chiara, anche lei contagiata dalla passione per i Nomadi). Ricordo ad esempio un loro concerto qui a Santarcangelo, nel 1986 (credo). Suonarono nel campo del Tamburello e a sentirli c'erano forse un centinaio di persone, non di più. Alla fine del concerto salii sul palco, mi avvicinai ad Augusto e, con un po' di trepidazione, gli chiesi se poteva farmi un autografo. Avevo con me un foglietto di carta e una Bic gialla e glieli diedi. Lui prese il foglietto, lo appoggiò su un piano e cominciò a disegnare con la penna una specie di ritratto del suo viso in forma stilizzata (Augusto, oltre a quella della musica, aveva la passione per il disegno e la pittura). Poi, sotto, scrisse: "Ancora una volta, con sentimento, sempre Nomadi!" aggiungendo il suo autografo. Avevo sedici anni e quel gesto mi fece felice come poche altre cose. 
 
Un altro concerto che ricordo bene lo fecero a San Marino, in una piccola e anonima piazzetta del centro storico. Mi recai lì sempre col mio Ciao, sfidando il traffico delle quattro corsie della Consolare e sottoponendo il mio fidato due ruote al gravoso compito di affrontare i molti tornanti in salita che conducono al centro storico. Lì, a sentirli, ci furono veramente pochissime persone, forse una cinquantina, non di più. Ma loro suonarono con lo stesso divertimento e lo stesso impegno di sempre per quasi tre ore. Questi sono i due concerti di cui ho un ricordo più nitido, ma in quegli anni ne vidi tantissimi. Nel 1992, a soli 45 anni, Augusto Daolio morì, ucciso dalle troppe sigarette. Arrivò un altro cantante al suo posto, Danilo Sacco, voce potente e per alcune sfumature simile a quella di Augusto, ma il suo timbro e quel modo particolare di tirare fuori la voce sono rimasti a tutt'oggi ineguagliati.
 

Augusto Daolio in una foto di fine anni Ottanta.

 

I Nomadi nella formazione anni Ottanta. Da sinistra: Dante Pergreffi (basso), Beppe Carletti (tastiere), Augusto Daolio (voce), Giampaolo Lancellotti (batteria), Cristopher Patrick Dennis (chitarre).

Dopo la morte di Augusto continuai a seguirli e ad ascoltarli, anche se qualcosa si era rotto, diciamo così, e trasmisi la passione nomade alle mie figlie. Francesca, in particolare, ha oggi per loro la stessa passione che avevo io all'epoca e prima che scoppiasse la pandemia correva ad ascoltarli in ogni dove.

Qui di seguito due loro cavalli di battaglia dell'epoca: La collina e Mamma giustizia.


 
 
Qui di seguito, invece, un concerto intero (Badia Polesine, 1989) dei tanti che si possono trovare in rete. Concerto che oggi pomeriggio ho intenzione di gustarmi integralmente, comodamente spaparanzato sul divano, immaginando di tornare quel ragazzino di sedici anni che col suo Ciao correva ad ascoltarli ogni volta che poteva.
 

19 commenti:

  1. Credo che Augusto lassù stia sorridendo felice dopo aver letto il tuo post, che condivido.

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    1. Può darsi. E magari, chissà, potrebbe ancora ricordarsi di quel timido ragazzetto che, una sera d'estate del 1986, a Santarcangelo, salì sul palco con carta e penna per chiedergli un autografo.

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  2. Grazie per questo post davvero.
    Ho solo un best dei Nomadi con la loro prima produzione musicale fine 70 primi 80 penso della EMI.
    Ci stanno Dio è morto , Noi non ci saremo , Io vagabondo , Il vecchio e il bambino ma è di Canzone per un amica che mi son innamorato di loro ( anche se tardi).
    È proprio di Canzone per un amica pochi giorni fa’ chiedevo informazioni a un blogger Guido P. mi pare ogni tanto vederlo anche qua da te a commentare.
    Che è un grande fan dei Nomadi e adesso arrivi te con questo post tributo così esaustivo.
    Grazie davvero tanto ...pensa che l’unico autografo che avevo io di un personaggio famoso e l’ho pure perso era quello di Marcella Bella quando è venuta a cantare in un concerto organizzato dalla proloco del mio paesello e noi ragazzetti siamo entrati a gratis perché avevamo sistemato le sedie nell giardino della villa comunale dove si esibiva.
    -:))))
    Buona domenica Andrea

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    1. Canzone per un'amica, scritta da Guccini, è ancora oggi uno dei loro cavalli di battaglia, un classico che continuano a mantenere in scaletta nonostante i decenni.
      Ciao Max.

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  3. Potresti far crescere barba e capelli, per favore? Devo verificare una cosa... :D :D :D

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    1. Beh, se fai un giretto sul mio canale YouTube, qualche video del periodo in cui portavo i capelli lunghi lo trovi ancora ;-)

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    2. Ehi! bei pezzi..e bellissima voce!

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  4. Proprio questa mattina leggevo le note di Guccini sulle canzoni che diede ai Nomadi e così ho ricordato un concerto del gruppo con Augusto a cui ero presente. Un Autore con molta umanità.

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    1. Sì, umanità e sensibilità l'hanno sempre contraddistinto.

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  5. E' proprio vero che si esibivano ovunque, ricordo un concerto a Robecco D'Oglio, non certo il centro del mondo e c'era tantissima gente. Il mio paese natale, come altri paesi della bassa bresciana, ha un fan club molto seguito; qui da noi sono molto amati non so se per l'impegno sociale o per l'immagine che davano di loro, e che hai ben descritto nel post, di ribelli contro le logiche imposte dal sistema.
    Comunque "sempre Nomadi"

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    1. Erano (e sono ancora, tutto sommato) un gruppo di nicchia, fuori dal rutilante mondo della musica da classifica. Ma anche negli anni Ottanta, quando non vendevano un disco, avevano comunque una affezionata "famiglia" che, attraverso i numerosissimi fanclub sparsi in Italia, li seguiva anche negli angoli più sperduti dello stivale.

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  6. Bellissimo omaggio e tenero il ricordo dell'autografo. Io ero troppo rockettaro per i Nomadi, lo ammetto. Per me gli "italiani" erano solo Pfm, Banco, Area e pochi altri.

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    1. Ma mica una cosa esclude l'altra. PFM e Area sono abbondantemente presenti nella mia cdteca da sempre. È solo che coi Nomadi ho sempre avuto un feeling particolare.

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  7. x me i Nomadi sono i racconti di mia madre su un'estate al mare a Rimini nel 1968 e lei che canta Ho difeso il mio amore

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    1. Alla fine degli anni Sessanta, prima del successo nazionale, i Nomadi bazzicavano i locali della riviera tra Rimini e Riccione. Hanno iniziato qui. Magari chissà, tua madre potrebbe anche averli visti dal vivo in qualche locale.

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  8. Vero, i Nomadi sono di nicchia; eppure sono entrati a pieno diritto nella storia della musica italiana, e con tutti gli onori. Sono sinonimo di qualità.
    Detto questo, io tendo a pensare che Augusto Daolio, là dove ora si trova, sia molto contento del tuo post. ;)
    Ciao, Andrea.

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    1. È probabile. Anche se non sarà mai una contentezza paragonabile a quella che provai io quando mi fece quell'autoritratto su quel foglietto.
      Ciao, Romina :)

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  9. Come dice poco sopra Max, sono un grande fan dei Nomadi, anche se ultimamente mi sono allontanato un po' (dopo la vicenda Cristiano). Bellissimo questo tuo omaggio a un gruppo e, soprattutto, a un artista straordinario come Augusto Daolio. Sapessi quanto ti invidio quell'autografo... e quanto ti invidio i concerti a cui hai assistito. Io li ho scoperti nel '94, ascoltando la musicassetta "Contro": amore al primo ascolto. Da allora, tra mille difficoltà (non c'era internet e mi trovavo ancora in un piccolo paesino del sud) cercai qualsiasi cosa sul gruppo, fino ad arrivare a girare tutta l'Italia per seguirli (praticamente come tua figlia). Ultimamente anch'io mi sono imbattuto in questi concerti completi con Ago... e pian piano sto cercando di archiviarmeli tutti. E pensa che anni fa scambiavo VHS di quei concerti con altri fan sparsi per tutta Italia. Che altro aggiungere...
    SEMPRE NOMADI!

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    1. Svariate VHS di quei concerti le conservo anche io, anche se non ho più in lettore di VHS. Le conservo come cari cimeli. Comunque sì: Sempre Nomadi!

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