sabato 16 maggio 2020

Verità di fede

Quand'ero giovane e, prima di ravvedermi, frequentavo la parrocchia, ogni tanto andavo all'incontro del venerdì sera, dove don Natale spiegava a chi partecipava le letture dell'imminente domenica. Terminato l'incontro "ufficiale", diciamo così, prima di levare le tende ci si lasciava andare a qualche minuto di chiacchiere a ruota libera. Ricordo che una volta uno dei partecipanti, tra le varie chiacchiere, disse al don più o meno così: "Certo che se poi di là non c'è niente..." Non ricordo di preciso come venne il discorso, ma ricordo la risposta (seria) del don: "Eh, se di là non c'è niente prendiamo una bella fregatura." 

Io, all'epoca ancora imberbe giovinetto, ricordo che rimasi sorpreso da quella risposta. Come poteva un prete avere dubbi su questo? mi chiedevo. Poi, col tempo, ho capito che la sua fede era autentica, ed era autentica appunto perché aveva dei dubbi. I veri credenti, infatti, non sono quelli che parlano di "verità di fede", come si sente spessissimo dire, ma sono quelli che dubitano. La verità e la fede sono due cose diversissime tra loro e certamente non compatibili. La verità ha un proprio statuto, la fede un altro.

Perché questo discorso? Mi è venuto in mente l'episodio raccontato sopra ascoltando la conferenza di Umberto Galimberti che vi linko qui di seguito. Ovviamente non occorre ascoltarla tutta, anche se è interessantissima, ma se avete dieci minuti di tempo, a partire dal minuto 1:17:00 circa il noto filosofo spiega perché, come del resto dicevano sia san Paolo che Tommaso D'Acquino, ma anche altri, il vero credente è chi ha dubbi, non certezze. E il mio parroco era certamente credente. 

La conferenza è qui (min. 1:17:00 ca.).

12 commenti:

  1. nessun credente (a prescinder dalla confessione di fede) è esente da dubbi, e anzi in un certo senso son positivi perchè è proprio attraverso essi che poi si cercano delle risposte alle proprie domande.

    Questo per dire che non vanno condannati le perplessità e gli interrogativi, sono legittimi, perchè comunque quando parliamo di Dio, entriamo in argomenti che oltrepassano la comprensione e l'intelligenza umane.
    Nondimeno penso anche che dire di credere in Dio (con tutto ciò che questo implica a livello di "dogmi", "verità" e di condotta di vita) implichi necessariamente FIDUCIA, appunto fede, non cieca, irrazionale, ma quella semplice e pura, come quella di un bambino (non per nulla Gesù ha detto "se non diventate come bambini, non potrete entrare nel regno di Dio").
    Quindi ok non sapere ESATTAMENTE cosa accade dopo la morte (in riferimento all'aldilà, a com'è, a che ne è della nostra anima ecc...), ma se io personalmente ho deciso di FIDARMI di ciò che Dio dice e promette (ad es. sulla vita eterna), beh allora non dovrei continuare tutta la vita a sentirmi smarrito e dubbioso...
    Per riassumere in maniera "leggera": non saprò i particolari su come è "di là", ma sapere che c'è Dio ad accogliermi mi dovrebbe bastare ;-)
    La fede, per quanto MI riguarda, conferisce non assenza di dubbi bensì serenità e
    una diversa "forma mentis" per affrontarli.
    Ripeto, la parola chiave è fiducia.
    Non possiamo avere la risposta su tutto, io non le ho e non pretendo di averne, per ora mi basta ciò che riesco a comprendere e soprattutto rendere il "mio cristianesimo" concreto e visibile, in termini di scelte e modi di vivere il presente, e far sì che la mia fede sia di beneficio non solo a me ma anche a chi mi circonda.

    Non so se sono riuscita a spiegarmi come si deve :-D
    Ad ogni modo, buon weekend :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, ti sei spiegata benissimo. Ho qualche dubbio solo dove dici che nessun credente è esente da dubbi. Posso assicurarti per esperienza diretta - ho molti amici cattolici - che tantissimi di essi non hanno alcun dubbio sulla fondatezza di ciò in cui credono e sul fatto che di là ci sarà quanto previsto dalla loro fede. Ed è quella sicumera che, in fondo, fa a pugni proprio con la fede.
      Buon weekend anche a te ;)

      Elimina
  2. mi è piaciuta la conferenza di Galimberti. Non entro nel merito della questione fede.verità perchè il professore la spiega benissimo- Grazie per la condivisione

    RispondiElimina
  3. Io penso che anche al papa, e specialmente a questo papa, qualche dubbio venga di fronte alle enormi ingiustizie di questo mondo. Ma il dubbio che esista qualcosa altre la morte viene anche a noi non credenti? Io per adesso dubbi in proposito non ne ho.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah, sai, certezze assolute in un senso o nell'altro penso non ne abbia nessuno, eccetto quelli sicuri di avere la verità in tasca, a cui lascio volentieri le loro certezze tendomi i miei dubbi.
      Per quanto mi riguarda, per carattere, formazione, mentalità, predisposizione intellettiva, io penso che tutto finisca con la morte. Diciamo che naturalmente la mia non è una matematica certezza, non potrebbe mai esserlo, ma una ragionevole certezza. In linea generale, non avendo io alcuna fede, non mi affanno dietro al dilemma se Dio esista o no o se dopo la morte ci sia qualcosa oppure no, perché sono sicuro che arriverei alla fine della vita senza essere giunto al alcuna conclusione, per cui non ci perdo tempo e cerco di concentrarmi sulla vita presente piuttosto che su una ipotetica futura. Se poi di là ci sarà qualcosa o qualcuno, lo scoprirò a tempo debito.

      Elimina
  4. Ogni credente ha dubbi, eccome se ce li ha, persino coloro che hanno vissuto gomito a gomito col Signore li hanno avuti.
    La fede sta proprio in questo, credere al di là delle argomentazioni, credere alla Sua Parola, credere alla Sua Promessa, Credere nonostante “non si veda”.
    Del resto il Signore lo aveva detto a chiarelettere “Tommaso perché hai veduto hai creduto, beati coloro che pur non vedendo crederanno”.
    Quelli siamo noi, noi che “dobbiamo” credere che in quel pezzettino di pane c’è il Cristo risorto, vivo e vivificante, tuttavia è un esercizio che va rinnovato ogni giorno, ogni ora del giorno, ogni minuto dell’ora. Non si finisce mai di divenire cristiani autentici, ma questo è il bello della vita, no?
    Buona domenica.
    sinforosa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dal tuo punto di vista, e in generale da quello di ogni credente, sì, essere cristiani può essere il bello della vita; per chi non crede, il bello della vita sta in altre cose, ed è perfettamente normale che sia così, dal momento che ciascuno è libero di fare della propria vita ciò che vuole e di indirizzarla e viverla a proprio piacimento.
      Non concordo dove scrivi che ogni credente ha dubbi. Ogni credente vero ha dubbi, chi non ne ha non può definirsi credente. È una differenza sottile ma importante.
      Come ho scritto in un commento qui sopra, ho nella mia cerchia di conoscenti molti cattolici praticanti e ti assicuro che molti di questi non hanno il minimo dubbio sul fatto che ciò in cui credono sia la pura verità e che chi non crede sia dalla parte dell'errore. Se hai ascoltato i dieci minuti di Galimberti che ho linkato, avrai notato che tra i tanti pensatori cristiani che ha citato c'è David Maria Turoldo, del quale ho letto un paio di libri. Nei suoi ultimi scritti, vergati quando ormai era alla fine, diceva appunto di essere angosciato perché il dilemma se di là ci fosse Dio o il nulla lo attanagliava. Questa è la differenza tra un credente e un non credente: il dubbio. E buona parte di sedicenti credenti (non importa di quale religione) dubbi non ne ha.
      Buona domenica, sinforosa.

      Elimina
  5. È ovvio che parlavo di "veri" credenti, di tutti coloro che sono perennemente alla ricerca del senso delle cose, i credenti che davvero cercano con cuore e mente aperta il Signore sono coloro che ho descritto, questo non significa che gli altri siano da meno, non mi permetterei mai di giudicare la fede di un'altra persona, anche perché "le intenzioni" profonde di ogni singola persona e le loro ovvie conseguenze, tanto per citare il pensiero di Galimberti, le conosce solo Dio.
    A proposito di persone che hanno vissuto la "notte dell'anima" pensiamo a Santa Teresa di Calcutta.
    E non scordiamo che alla fine di questa nostra vita, per chi crede nella vita eterna, non saremo certo "giudicati" dalla fede, dal pensiero, dalle parole dette o scritte bensì dall'amore con cui avremo fatto tutto ciò.
    Saluti belli.
    sinforosa

    RispondiElimina

Se tutto è antisemitismo

  Le immagini che vedete qui sopra sono prese dalle prime pagine di alcuni dei principali quotidiani di destra di questa mattina: Foglio, Li...