martedì 12 maggio 2020

Le ragioni dell'odio

Avevo messo in conto che il ritorno in Italia di Silvia Romano, libera, avrebbe dato la stura a un fiume in piena di stupidità, ignoranza, livore e odio, ma sinceramente non mi aspettavo che avesse queste dimensioni. È dai tempi del sequestro di Simona Pari e Simona Turretta in Iraq che non si vedeva tanto astio, con la differenza che allora, era il 2004, non essendoci ancora i social, questo odio e questo livore venivano sfogati nei bar dopo essere stati propalati dal giornalame di destra e dal tg4 di Emilio Fede, e quindi, tutto sommato, aveva una potenza di fuoco minore rispetto a quanto accade oggi.

Mi sono domandato il motivo e ho provato a darmi alcune risposte, che non sono naturalmente la verità ma solamente ciò che penso io. Credo che, tra le tante, la causa principale risieda nel fatto che si tratta di una donna. Se al posto di Silvia ci fosse stato un uomo, un ragazzo, si sarebbe scatenato questo fiume di odio? Io penso di no. Silvia è laureata, colta, istruita, e ha avuto la sfrontatezza, imperdonabile, oggi, in un paese in cui più del 70% degli uomini pensa che la donna debba restare dietri i fornelli e sfornare figli, ha avuto la sfrontatezza, dicevo, di fare ciò che si sentiva di fare, di andare fuori dagli schemi. Io non penso che la sua decisione di mollare tutto e andare per un certo periodo in un poverissimo villaggio africano a prestare la sua opera in un orfanotrofio non abbia generato, nei suoi conoscenti o familiari, timori, dubbi o perplessità. E penso che pure lei li abbia avuti, questi dubbi e queste perplessità. Ma ci è andata lo stesso, perché quando senti che ci devi andare, ci vai e basta.

Perché ci è andata lo stesso? Perché a vent'anni si è idealisti, un idealismo ingenuo magari, non organizzato, non strutturato, ma forte, vivo, vero, che all'atto pratico si traduce nella voglia di cambiare il mondo. C'è qualcuno tra i miei trentadue lettori che a vent'anni non voleva cambiare il mondo? Ecco, io penso che Silvia sia andata là perché nel suo piccolo ci voleva provare. E si è data da fare, non è stata tanto lì a menarsela, pur consapevole degli eventuali rischi a cui poteva andare incontro. E sapete una cosa? È questo ciò che ha mandato in bestia l'esercito di leoni da tastiera e la nutrita mandria di vegliardi scemi alla Feltri, gli uni e gli altri accomunati dalla rabbia nei confronti di chi, oggi, vuole ancora cambiare il mondo.

Un filosofo francese, Gilles Deleuze, diceva che il desiderio è potenzialmente rivoluzionario, e il desiderio non si accontenta dello status quo, lo vuole cambiare, lo status quo può interessare giusto a Vittorio Feltri o a Vittorio Sgarbi, non a un giovane di vent'anni. E questo a Feltri e Sgarbi dà fastidio. Fateci caso: gli odiatori, da tastiera o da giornali che siano, che oggi ricoprono di insulti Silvia Romano, ieri ricoprivano di insulti Carola Rackete, Samantha Cristoforetti, Laura Boldrini e altre, tutte donne che hanno in comune l'attivismo, la passione per la politica, per la scienza, lontanissime dallo stereotipo del focolare e della donnina tranquilla che sta buona lì e non si agita tanto.

Questa, in definitiva, penso sia la causa principale del fiume in piena di odio riversato su Silvia Romano. Causa che naturalmente è difficile da ammettere, e così, a mo' di giustificazione, si tira in ballo il riscatto, la conversione, il se l'è cercata, il vestito indossato e la lunga fila di stupidaggini a cui si aggrappa chi non ha più desideri né ideali.

15 commenti:

  1. Una chiave di lettura diversa da quelle in circolazione. Bel post..

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    1. È una chiave di lettura "antropologica", diciamo così, basata sul fatto che l'autodeterminazione delle donne dà ancora oggi parecchio fastidio.

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  2. Io a vent'anni non volevo cambiare il mondo, ma avevo un problema di autostima.

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  3. La cosa più disgustosa è che spesso a vomitare odio sessista contro Silvia siano proprio le donne. Le hanno augurato il peggio sotto ogni forma e sfumatura.
    L'esorcista serve, altroché!

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    1. Visto che a empatia, cultura, sensibilità siamo quasi a zero, sì, direi che come ultimo rimedio si potrebbe tentare con gli esorcismi.
      Si scherza, naturalmente, anche se c'è ben poco da scherzare.

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  4. Ecco un post dedicato all'argomento che è valsa la pena leggere. Ritengo la tua chiave di lettura ampiamente condivisibile.

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  5. A parte i soliti noti che vogliono semprte stupire assecondando i più ignoranti, anch'io penso che le donne siano le più accanite e anche volgari verso Silvia Romano.
    Un esempio, fra i tantissimi, che ho citato nel blog " Altro che sindrome di Stoccolma, sindrome di troia"
    Cri

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    1. Non so se siano più gli uomini o le donne a ricorrere agli insulti. In ogni caso, la situazione è desolante.

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  6. L'esempio più infame come al solito viene dai nostri eletti in parlamento: Pagano (Lega) durante il dibattito in aula l'ha definita “Neo-terrorista”. E' stato semplicemente ripreso, quando secondo me doveva essere espulso.

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  7. La ragazza è andata a cuor leggero, tipico dell'età...io , invece, punterei il dito sulla Ong che l'inviata sconsideratamente allo sbaraglio in un luogo che era già definito sensibile. Un saluto e un ringraziamento per il post interessante.

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  8. Bel post, condivido il tuo pensiero e aggiungo che tutti questi odiatori seriali le rimproverano l'essere donna, l'essere una sognatrice e/o idealista ma sopratutto la odiano per la giovane età. che i vari "vittorio" non hanno più non possono sognare e si devono arrendere. Quando è tornata la giornalista Sgrena, non ricordo il nome, non l'hanno attaccata così ferocemente ma comuque le hanno fatto pesare che per liberarla è morto un uomo, il sig. Calipari dei servizi di intelligence. anche l imperdonabile. e' stato un piacere leggerti, ti aggiungo alla mia lista domenicale dei blogger. Roberta

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