Credo che la vicenda dei rom respinti da Torre Maura si inquadri perfettamente nell'epoca che stiamo vivendo, che è quella dei luoghi comuni, della superficialità, dei bassi istinti, del rifiuto generalizzato di usare un minimo di ragione come appiglio per affrontare la complessità. E in fin dei conti è normale che sia così, dal momento che chi dovrebbe far di tutto per opporsi a questa tendenza è invece il primo ad agevolarla e anzi ci campa pure sopra.
Perché non si vogliono i rom? Perché lo stereotipo imperante vuole che i rom rubino, e se rubano non li vogliamo. La faccenda analizzata secondo i canoni imperanti si chiude qui, mentre invece un approccio intelligente alla questione prevederebbe l'accettazione del fatto che alcuni rom rubano e altri no, così come molti italiani rubano e molti no. E così per tutte le cose. Non c'è mai solo un bianco e un nero, nel mezzo ci sono sfumature diverse di bianco e nero. Il problema è che guardare le sfumature, valutare, ponderare, analizzare i problemi in sé sono attività che richiedono tempo e impegno, tutte cose che una politica che viaggia sull'onda di un consenso le cui minime variazioni vengono rendicontate a cadenza settimanale se non addirittura giornaliera, non può permettersi.
E allora, basta distinzioni: via i rom, sia quelli che rubano che quelli che si comportano bene, non fa differenza. Via gli stranieri, ché gli stranieri delinquono. E via anche l'ultimo barlume di intelligenza, ché oggi non serve più.
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