"L'importante è questo, che è venuto per noi il momento di salvare il nostro paese; che perirà, il nostro paese, non più per l'irruzione di venti popoli stranieri, ma per opera di noi stessi; che ormai, accanto alla legale amministrazione della cosa pubblica, è venuta a formarsi una seconda amministrazione, assai più potente di quella legale."
Il paragrafo che ho riportato qui sopra è una citazione tratta dal discorso finale che il generale-governatore rivolge all'intero ceto impiegatizio della città prima di partire per Pietroburgo, discorso contenuto nelle pagine conclusive del possente romanzo Le anime morte, di Nikolaj Gogol. Chi abbia un minimo di perspicacia non può non cogliere una qualche analogia tra le cause che secondo lo scrittore porteranno alla distruzione dell'impero russo, e cioè la dilagante corruzione e decadenza dei costumi, col probabile, futuro destino del nostro paese oggi, un destino segnato non da cause esterne, come vorrebbero capziosamente farci credere, ma dal nostro operato. È del resto opinione di molti storici che pure la dissoluzione dell'Impero romano ebbe come causa il degrado e la decadenza dei costumi.
Gogol scrisse questo romanzo in un arco di tempo compreso tra il 1835 e il 1842, suddividendolo in tre libri, di cui il secondo lasciato incompiuto e il terzo dato alle fiamme dallo stesso autore e quindi mai pubblicato. Una caratteristica di questo romanzo, già ritrovata anche in Delitto e castigo di Dostoevskij, che lessi l'anno scorso, è il minuzioso dettaglio con cui i due autori descrivono i personaggi (sia dal punto di vista fisico che psicologico) e i luoghi e le vicende contenute nelle narrazioni. Si tratta di romanzi ad ampio respiro, totalmente diversi dalle modalità narrative contemporanee, dove spesso il ritmo e la velocità del susseguirsi delle vicende sono assoluti padroni della scena, a scapito della descrizione e della riflessione. A testimonianza di quanto questo modo apparentemente arcaico e desueto di intendere la letteratura sia distante dai canoni contemporanei, basta leggere ad esempio ciò che Stephen King ebbe a scrivere nel suo bellissimo On writing, autobiografia di un mestiere, e cioè che alla descrizione dei personaggi bisogna solo accennare, dedicare pochi tratti e pochissime righe, perché è l'immaginazione del lettore che farà poi il resto.
I modi di scrivere e di intendere la letteratura cambiano, evolvono a secondo dei luoghi, delle epoche, come del resto ogni attività umana, è innegabile, solo il malcostume e l'illegalità viaggiano trasversalmente a epoche e luoghi, e la letteratura non è altro che uno dei tanti mezzi con cui ne veniamo a conoscenza.
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