venerdì 19 maggio 2017

Sul Briatore pensiero

Ieri sera, in macchina, ho ascoltato su Radio Capital Vittorio Zucconi che intervistava Flavio Briatore per telefono. Ora, per fare in modo che ascoltiate l'intervista per intero, in caso vi interessi, dovrei andare a cercare il relativo podcast e linkarvelo, ma non ne ho voglia. In ogni caso, tra le tante cose dette dal noto imprenditore, alcune giuste e altre a mio giudizio emerite corbellerie, ce n'è stata una che mi ha lasciato perplesso. In realtà non è un concetto nuovo, anzi negli ultimi anni se ne parla parecchio, purtroppo. La faccio breve. 
Briatore, su domanda di Zucconi relativa a come abbia iniziato la sua carriera di imprenditore, ha detto di aver iniziato da giovanissimo a lavorare. Non subito come imprenditore, ovviamente; da ragazzino andava infatti a raccogliere le mele nei campi per guadagnare qualche soldino, il resto è venuto dopo, piano piano. Di qui, lo spunto per tornare sul vecchio ritornello che lavori come quello, e altri simili, i giovani d'oggi non hanno più voglia di farli, perché studiano, vanno all'università e quando escono di lì non è che si mettono a raccogliere mele o fragole. E non è vero - ha continuato sempre Briatore - che il lavoro non c'è: c'è, ma di questi tempi occorre anche adattarsi, e pure se laureati, piuttosto che stare a casa senza fare niente sarà pur meglio andare a raccogliere fragole, o no? Zucconi gli ha replicato che è un po' difficile pensare che un architetto o un medico o un ingegnere o un letterato freschi di laurea si adattino a raccogliere mele o a fare i carpentieri. Allora non studino, ha ribattuto il primo: facciano la scuola dell'obbligo e poi s'imparino un mestiere. E al diavolo l'istruzione.
Ora, a me questa cosa qui ha fatto venire in mente un vecchio articolo che Camillo Langone pubblicò qualche anno fa su Il Foglio di Ferrara, dove diceva che la denatalità progressiva e inarrestabile, nel nostro paese, è da addebitare alla sempre maggiore quota di donne che preferisce andare all'università e prolungare gli studi piuttosto che stare in casa e cominciare a fare figli. Con due figlie all'università, potete capire quale potrebbe essere stata la mia reazione a una anacronistica e maschilista stronzata come questa. Ecco, mi pare che questo concetto possa essere appaiato a quello espresso ieri sera da Briatore: Langone incolpava l'università della denatalità, Briatore incolpa l'università della disoccupazione. Insomma, chi studia è la causa di tutti i mali che affliggono la società moderna. La soluzione, quindi, qual è? Semplice: smettiamo tutti di studiare. Diventeremo così un popolo di ignoranti più di quanto non siamo già - e si sa che gli ignoranti sono più facilmente manipolabili degli acculturati - però risolleveremo l'Italia.

3 commenti:

  1. A mio parere, Briatore dice molte stupidaggini e il motivo è semplice: non fa altro che banalizzare fino all'inverosimile questioni estremamente complesse.
    Per i media è il massimo della vita, perché in genere ai giornalisti piace polarizzare, tagliare con l'accetta, dividere tutto in bianco e nero e così via. Fa parte del gioco, insomma. Briatore e i giornalisti che gli danno tanto spazio non fanno altro che ripetere alcuni stereotipi (lavoro contro studio, cultura umanistica contro sapere tecnico, ecc.) che esistono da sempre. Il problema è che, ripetetendo questi stanchi stereotipi ogni giorno, li rinforzano facendoli entrare nella cultura di massa.

    Il discorso sarebbe lungo perciò mi limito a buttarla lì: attualmente, dopo la riforma universitaria del 3+2, si iscrivono all'università molti più studenti, provenienti anche da ceti medio-bassi. Questa è una cosa che non viene tanto tollerata e per varie ragioni, fra cui il fatto che inevitabilmente il livello degli studi si è abbassato.

    Se l'università fosse quella di un tempo, frequentata soltanto dai figli della buona borghesia, nessuno farebbe questi discorsi e nessuno chiederebbe il parere di uno come Briatore. Se l'università fosse ancora di élite, nessuno tenterebbe di demotivare e umiliare i giovani che studiano. ;)

    RispondiElimina
  2. Concordo. Aggiungo che, ascoltando parlare Briatore, ho notato come non abbia azzeccato un congiuntivo neppure per sbaglio (ed era lì a Radio Capital a reclamizzare un suo libro). Sarebbe interessante sapere quali scuole abbia fatto :-)

    RispondiElimina
  3. http://oltreilcancello.wordpress.com22/05/17, 17:54

    Lo so, Briatore non becca un congiuntivo che sia uno; inoltre, ha un lessico poverissimo e stenta notevolmente in fatto di sintassi. Si potrebbe osservare che non fa proprio una bella figura a parlare così.
    Ora, io non mi sognerei mai di prendere in giro una persona povera e poco istruita: certuni non hanno mezzi per poter studiare e provengono da contesti socio-economici difficili. Non hanno alcuna colpa se sono semi-analfabeti, né se si esprimono come il mitico Er Monnezza (:D).

    Però, se un imprenditore di questo genere, ricchissimo e non proprio raffinato, si permette di sparare amenità sui giovani, allora è inevitabile notare e far notare la sua ignoranza. Tempo fa, criticò con arroganza chi aspira a guadagnare 1300 euro al mese, dicendo che con quei soldi non si può campare. Peccato, però, che sono più o meno gli stessi soldi che lui dà ai suoi dipendenti, senza i quali non potrebbe fare la vita che conduce; e sono anche i soldi con cui tanta gente onesta campa e manda avanti la propria famiglia, tentando pure di far studiare i propri figli.

    RispondiElimina

Buon Natale :-)