La questione in sé non mi interessa più di tanto. Mi interessa molto di più il relativo commento di Matteo Renzi, quello che leggete qui sopra, perché emblematico di un modo di pensare ormai talmente diffuso da essere purtroppo diventato quasi naturale: la delegittimazione di un organo inquirente quando un suo pronunciamento va in senso contrario a quanto era nelle aspettative. In questo caso sul banco degli imputati è il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, che, chiamato a pronunciarsi sulle modalità di nomina di alcuni direttori di prestigiosi musei italiani, ha trovato delle irregolarità e ha disposto, a causa appunto di queste irregolarità, la decadenza di alcuni di essi dalla carica ottenuta. In un paese normale si sarebbe preso atto di questa sentenza e ci si sarebbe adoperati per rifare le cose a regola d'arte, nel nostro no. Il primo che avrebbe dovuto prendere questa strada ammettendo gli errori e impegnandosi a ripararli, prende invece l'altra strada, quella del ridicolo. Il TAR sentenzia che ci sono delle irregolarità? È il TAR che sbaglia, e come tale andrebbe cambiato. Se ci pensate, è uno dei tanti lasciti di quel berlusconismo che ha ammorbato l'Italia nell'ultimo ventennio: il disprezzo per il rispetto delle regole e l'idea che queste si possano e si debbano cambiare al fine di piegarle a un proprio interesse personale.
Triste, ma è tutto qua.
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