martedì 10 gennaio 2017

Poletti e i social

Se l'infelice frase di Poletti riguardo ai giovani che vanno all'estero fosse stata detta, che ne so?, poniamo nel 1975, sempre da un suo pari, il tutto si sarebbe risolto con l'invio da parte di qualche indignato cane sciolto di infiammate lettere di protesta a qualche redazione di giornale, giornale che naturalmente avrebbe cestinato le suddette lettere con la stessa nonchalance con cui si tira la catena dopo essere stati al cesso. Oggi, nell'epoca dei social e della possibilità per chiunque di replicare alle scemenze di un ministro, non è più così. Le proteste fanno massa, fanno numero, diventano valanghe di generale indignazione su cui i grandi media posano poi le loro attenzioni, con conseguente consegna del malcapitato e imprudente ministro alla gogna mediatica, che nel caso di Poletti ha prodotto come conseguenza delle inevitabili pubbliche scuse. Nel 1975, l'equivalente dell'odierno Poletti manco si sarebbe reso conto dell'entità della scemenza detta e relativa irritazione provocata, e quand'anche ne avesse avuto sentore, il massimo della reazione sarebbe stata una infastidita alzata di spalle. Ma c'è altro.
Quando Poletti dice che "considera allarmante la campagna di insulti e minacce che si è sviluppata sui social media contro di lui", finge di ignorare che quei social che lui indirettamente demonizza sono in realtà l'argine che fa sì che la rabbia che cova in ampi strati della popolazione abbia sfoghi che potrebbero andare ben al di là di inviperiti e virtuali insulti sui social, e non ci vogliono grosse dosi di immaginazione per capire a cosa mi riferisco. Ovviamente, chi scrive si augura che la famosa rabbia latente di cui sopra rimanga confinata a sfoghi meramente virtuali, e si augura altresì che Poletti e soci tirino un sospiro di sollievo, non di allarme, quando le campagne di odio si limitano agli sfoghi collettivi su Facebook o Twitter e non sconfinano in qualcosa di meno virtuale e più reale, che giusiticherebbe eccome il suddetto allarme.

1 commento:

  1. Questi politici si indignano o fanno finta di indiginarsi quando vengono giustamente insultati, ed è il minimo.

    questa qui è la situazione, a 4 mesi e mezzo dal sisma nelle campagne di Amatrice, non lontano da casa mia

    http://www.rietilife.com/2017/01/10/reportage-amatrice-al-gelo-senza-casa-senza-lavoro-un-figlio-3-anni-aiutateci/

    ed è una parte delle zone interessate dal sisma. Idem nelle zone marchigiane e umbre.
    I nostri prodi politici pensano al bonus di 500 euro per i diciottenni, ai bonus bebè e altre cazzate varie quando poi non riescono neanche a pensare alla gente che vive letteralmente in stato di indigenza.
    Vado a leggere i giornali on line e apprendo, accanto alle notizie di qualche attentato in Turchia, in Iraq e della guerra in Siria, che Cristiano Ronaldo si è fidanzato con una certa Rodriguez; che Grillo è stato bene a Malindi dove ha svernato e, più sotto, che i pastori dei monti della Laga e dei Sibillini stanno perdendo l'unico loro sostentamento, i loro capi di bestiame, mentre i nostri politici del cavolo sono buoni solo a venire in pellegrinaggio ad Amatrice a vantarsi di quello che dicono di aver fatto ma che non hanno fatto. Ovviamente la notizia dei terremotati non è nelle prime pagine. Meglio parlare dell'ennesima zoccola fidanzata del solito calciatore famoso e ultramilionario.

    Hai ragione te: fosse accaduto 40 anni fa sarebbe stato drammaticamente diverso. Qualche testa sarebbe saltata, nel mondo dei vip e dei politicanti, e non solo in senso figurato.

    Adal

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Buon Natale :-)