L'uomo infilò il coltello sporco di sangue in un sacchetto di plastica nero. L'aveva portato con sé proprio per quel motivo: nascondere l'arma del delitto mettendola al riparo da sguardi indiscreti per poi liberarsene una volta uscito dal palazzo. Si incamminò verso l'uscita dell'appartamento, afferrò la maniglia della porta e la aprì. Si girò un attimo per concedersi di gettare un ultimo sguardo alla ragazza distesa a terra in un lago di sangue, come un pittore che si fermi a contemplare la sua opera una volta ultimata. Anche lui, a suo modo, era un pittore, un artista. Era un artista della morte. Chiuse la porta dietro di sé e si incamminò nel lungo corridoio che portava alla tromba delle scale. Su quel corridoio si affacciavano altre porte, altri appartamenti. Dietro ad alcune di queste porte c'era silenzio, dietro ad altre si udivano voci; dall'interno dell'ultimo appartamento arrivava la voce soffusa di una annunciatrice - forse veniva da una radio, forse da una tv - che annunciava pioggia in serata e durante la notte. L'uomo scese velocemente le scale, il sacchetto col coltello nascosto nella parte interna del cappotto scuro, arrivò alla porta, la aprì. Una volta sulla strada, si tolse velocemente i guanti, quelli che aveva indossato per non lasciare impronte mentre eseguiva la sua opera, li gettò in un cestino dell'immondizia che trovò sul suo cammino, sotto i portici del centro storico. Andando ancora più avanti si imbatté in un cassonetto. Si fermò. Si guardò attorno per assicurarsi che nessuno badasse a lui. Lo aprì e vi gettò dentro il sacchetto nero di plastica con al suo interno il coltello. Poi se ne andò.
"Scusi, lei, sa mica dirmi che ore sono?" gli chiese l'anziana signora appena arrivata, trafelata, sotto la pensilina. Aveva due borse della spesa in mano che appoggiò per terra mentre riprendeva fiato. "Aspetta anche lei il 126?" La seconda domanda della donna con le borse della spesa all'uomo dal cappotto scuro ottenne la stessa risposta della prima: silenzio. La donna ristette. Pensò alla maleducazione di quell'uomo e provò un moto di rabbia. Poi decise di tornare alla carica ancora. "Sa, io prendo l'autobus a questa fermata tutti i giorni ma mi pare di non averla mai vista. È nuovo di queste parti?" Silenzio. Quando la donna stava per rinunciare definitivamente, l'uomo dal cappotto scuro lentamente si girò, impassibile, la squadrò, incrociò i suoi occhi, poi disse: "Sì, sono nuovo." L'anziana donna rimase turbata dall'espressione impassibile e fredda dell'uomo, e anche dalla freddezza della risposta, ma nonostante questo azzardò, pur con una notevole dose di titubanza, un'altra domanda: "Che mestiere fa, se non sono indiscreta? Sa, così, a prima vista, mi dà l'idea di un poliziotto in borghese o qualcosa di simile..." L'uomo dal cappotto scuro accennò a qualcosa che assomigliava a un sorriso, si prese un po' di tempo poi rispose: "Non sono un poliziotto, sono un artista, un pittore." La donna ebbe un moto di meravigliata sorpresa. "Davvero? E cosa dipinge di solito?" L'uomo ghignò. "Amo le nature morte." La donna rabbrividì, brividi che lentamente si trasformarono in paura, una paura di cui lei non riusciva a stabilire la causa.
Arrivò il 126. Il conducente aprì le porte, la donna raccolse le sue borse della spesa e si affrettò a salire a bordo. L'uomo dal cappotto scuro rimase immobile. Il conducente chiuse le porte e si avviò. "Che strano tipo, quello che era vicino a lei sotto la pensilina," disse il conducente dell'autobus rivolgendosi alla signora con le borse della spesa. "Stranissimo," rispose lei, "direi quasi inquietante. Mi ha detto che è nuovo di queste parti, è un artista, un pittore, dipinge nature morte." Il conducente del bus stava per rispondere ma restò zitto e alzò il volume della radio, da cui stavano dando la notizia di una ragazza ritrovata morta in un appartamento lì della zona. La ragazza era stata uccisa con una decina di coltellate. Sulla parete bianca della stanza in cui era adagiato il corpo, qualcuno aveva disegnato con un tratto nero lo schizzo di una natura morta.
Nessun commento:
Posta un commento