Nella sua casa, a Firenze, si presentarono il filosofo, il teologo e il matematico, in rappresentanza della Firenze che conta. L'incontro era stato programmato perché Galileo doveva illustrare loro il funzionamento del cannocchiale, inventato poco prima da un olandese e modificato e perfezionato da lui. Quello strumento aveva permesso a Galileo di rivoluzionare e ribaltare tutte le teorie che finora avevano dato credito alla fisica aristotelica (acqua, aria, terra e fuoco) e all'astronomia tolemaica, quella del geocentrismo, per intenderci: la terra è al centro dell'universo e tutto, Sole compreso, gira attorno. Galileo ci va cauto, la prende un po' alla lontana, sa con chi ha a che fare. I tre inizialmente sono molto interessati, poi, mano a mano che lo scienziato procede con le spiegazioni, diventano via via sempre più scettici, disinteressati, fino ad arrivare alle accuse di pazzia rivolte a Galileo. Questi non demorde, mette a loro disposizione il cannocchiale e li invita a provarlo utilizzando i loro occhi: "accostatelo alla finestra, puntatelo verso il cielo, osservate da voi come stanno le cose, usate i vostri occhi."
"Gli occhi li usamo eccome," gli risponde il teologo, "coi nostri occhi abbiamo letto tutti i trattati di Tolomeo e di Aristotele, e quelli non si discutono." Alla fine i tre se ne vanno, dopo essersi rifiutati di provare a osservare la volta celeste con lo strumento di Galileo.
Sono passati cinque secoli da quei fatti, molte cose sono cambiate, ma molte sono rimaste tali e quali; è cambiata magari la cornice, ma il contenuto, la sostanza, sono rimasti, tranne alcune eccezioni, quelli. Anche oggi, come allora, chiunque voglia provare a proporre visioni nuove, senza necessariamente essere rivoluzionarie, chiunque provi a mettere in dubbio o a scostarsi da certi dogmi, certe abitudini consolidate, viene visto come un pazzo, o, nella migliore delle ipotesi, qualcuno da cui guardarsi perché potrebbe essere pericoloso.
Ah, dimenticavo: sto leggendo 'sta roba qua.
sabato 9 agosto 2014
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