sabato 7 settembre 2013

Siria

Riassunto breve, senza pretese di esaustività e completezza/correttezza (in pratica quello che capito io leggendo qua e là). In Siria si combatte da circa due anni. Da una parte il regime dittatoriale di Assad, dall'altra chi cerca di combatterlo per tentare di ristabilire democrazia e diritti. Questa guerra ha prodotto in due anni 100.000 morti e 7 milioni di rifugiati. Obama decide di intervenire militarmente per tentare di fermare, o quantomeno limitare, i danni prodotti da questa guerra. La comunità internazionale si spacca: alcuni paesi di quelli che hanno partecipato al G20 appoggiano l'intervento, altri sono contrari (la maggioranza degli americani, secondo la maggior parte dei sondaggi, non approva l'intervento militare). Tra gli oppositori all'intervento c'è la Russia - Putin ha dichiarato che in caso di attacco fornirà aiuti ad Assad. La domanda topica è: lasciare che si scannino, col rischio che i morti raddoppino e i rifugiati pure, o intervenire per tentare di fermare la carneficina in corso?
Ricordo, a questo proposito, un bellissimo libro di Massimo Fini che lessi anni fa: "Il vizio oscuro dell'occidente" (se avete la possibilità, procuratevelo, ne vale la pena), nella quale si dava ampio credito alla teoria secondo cui è giusto che i popoli si filino da soli la propria storia, senza ingerenze esterne. Ma, oggettivamente, oggi, è difficile prendere posizione, tanto più in una situazione complessa come quella siriana, anche se l'ipotesi di un eventuale, imprevedibile allargamento del conflitto non credo sia così campata per aria e indurrebbe a essere contro l'intervento armato. In ogni caso, e molti non sembrano averlo capito, la guerra non inizia oggi, ma è in corso da oltre due anni senza che nessuno (papa compreso), finora, ci abbia fatto caso.

2 commenti:

Sbronzo di Riace ha detto...

ho i miei dubbi che chi combatte contro Assad voglia la democrazia e i diritti

da quelle parti il concetto di democrazia e diritti è vago

Andrea Sacchini ha detto...

Dubbi più che legittimi, temo.

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