mercoledì 23 aprile 2025

Teocrazie

Magari esagero, ma credo che cinque giorni di lutto nazionale non li facciano neppure in Iran alla morte di un ayatollah. Poi certo, al lato pratico cambia poco o niente, se si escludono le bandiere a mezz'asta sugli edifici pubblici e la facoltà (non l'obbligo) per esercizi commerciali e aziende di chiudere o fare orari ridotti. 
Inizialmente all'interno del governo c'erano due linee, una che propendeva per i canonici tre giorni che si usa proclamare in questi casi, un'altra (linea fortemente perorata dalla compagine meloniana) di arrivare a cinque, cosa che in Italia non si era mai vista. Ha vinto manco a dirlo quest'ultima, col lutto che arriverà al 26 aprile e ingloberà quindi anche la festa della Liberazione.
Ovviamente non è che ci fosse la volontà di includere quest'ultima con lo scopo di "ridimensionarla" un po': mica siamo maliziosi da queste parti. E anche se dal governo si affrettano a precisare che tutte le celebrazioni sono consentite "con la sobrietà che la situazione impone", siamo sicuri che non c'era nessuna volontà di ridimensionare il 25 aprile. Come infatti tutti sanno, la festa della Liberazione è una delle celebrazioni più amate da questo governo eufemisticamente filo-fascista. Mai si aggrapperebbero a qualsiasi pretesto per cercare di farla passare sotto tono.

7 commenti:

  1. Si dice che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende.
    In questo caso mi pare che il peccato scompaia proprio: resta la convinzione.

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    1. Lo diceva Andreotti, se non ricordo male. Uno che la sapeva lunga.

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    2. Sì, di solito la frase viene attribuita ad Andreotti ma pare che lui stesso abbia ammesso di averla udita negli anni Trenta dal cardinale vicario di Roma che a sua volta citava papa Pio XI (che sarebbe dunque il vero "autore").

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  2. E per i morti delle alluvioni di questi anni quanti giorni di lutto nazionale?
    :-/

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  3. In Egitto ci sono ancora i nostalgici del Regno Tolemaico.

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    1. In Italia abbiamo ancora i creazionisti e i terrapiattisti.

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