Ogni tanto capita di imbattersi in romanzi che sorprendono, romanzi cioè da cui magari non ci si aspetta granché e che invece si rivelano interessantissimi. Questo è uno di quelli e lo è per due motivi. Il primo è che si tratta di un thriller avvincente da cui è veramente difficile staccarsi, anche se qua e là punteggiato da tratti di eccessiva inverosimiglianza che però si perdonano senza problemi; il secondo motivo sta nel fatto che stimola più di una riflessione sul rapporto genitori-figli, in particolare sulla misura in cui noi genitori conosciamo, o crediamo di conoscere, i nostri figli - a volte su questo versante qualche sorpresa è da mettere in conto.
Un'altra interessante riflessione veicolata dal romanzo di Rekulak riguarda il fatto che la giustizia non è uguale per tutti, nonostante ciò che si legge nelle aule di ogni tribunale italiano e presumo americano (non ricordo). Nonostante ciò che dovrebbe accadere in un mondo perfetto, e cioè che la giustizia sia uguale per tutti, abbiamo infatti decenni di cronaca giudiziaria a testimonianza del fatto che purtroppo non è così. Chi ha maggiori possibilità economiche e si trova in posizioni elevate nelle scale gerarchiche del potere può infatti contare su una giustizia più "amica".
Per tutto questo e altro ancora credo valga la pena leggere questo libro.
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