Mano a mano che passano gli anni, l'anniversario della strage di Ustica assume sempre di più la valenza di rito vuoto, senza significato, fine a se stesso - stesso discorso per Capaci, Bologna, Italicus e via andare. Sono passati trentaquattro anni, molti governi e molti presidenti della repubblica, e ogni volta lo stesso stanco ritornello: fare luce di qua, chiarire i molti lati oscuri di là, i soliti incontri di Napolitano coi rappresentanti delle vittime (cosa mai dovranno dirsi ogni anno che non si sono detti quello prima?).
Forse è solo teatro, sceneggiata, messinscena, ritualità vuota ad uso e consumo dei media e delle masse. Forse è ora di smetterla e, a ogni anniversario, invece delle trite e ritrite parole di Napolitano dare voce a Giovanardi e alle sue teorie su Ustica. Almeno la buttiamo sul ridere.
"...e il mio maestro m'insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire..." (Franco Battiato)
venerdì 27 giugno 2014
Ustica, di nuovo
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