Alla fine, insomma, tornano sempre sul banco degli imputati queste benedette intercettazioni, con annessi presunti abusi, violazioni della privacy, ecc. - ormai il ritornello e' noto. L'ultima vicenda che ha ridestato i sonni del Giornale - era gia' da un po' che non ne parlavano piu', ero preoccupato - e' l'ormai famosa intercettazione della De Girolamo.
Scrive Nicola Porro: "Una conversazione può svelare un'indole, un tratto, una debolezza o anche un'arroganza. Pensare di rendere questo privato uno strumento di lotta politica [...] più che una barbarie [...] è controproducente per una classe dirigente degna di questo nome."
Sbagliato. Un conto e' che un politico conversi con una zoccola per contrattare una prestazione (e qui, in effetti, potrebbero pure essere cavoli suoi); un altro e' che un politico contratti l'assegnazione allegra di appalti. Qui non sono piu' cavoli suoi, ma di tutti, ed e' bene che la telefonata venga resa di dominio pubblico.
Se, per esempio, un appalto per la costruzione di un ponte viene affidato a una ditta invece di un'altra solo perche' il titolare e' amico del politico, chi garantisce che il ponte sara' costruito con tutti crismi? L'assegnazione degli appalti per le opere pubbliche, se fatta correttamente tramite regolare bando, serve proprio a fare si' che la ditta che se lo aggiudica sia tra le piu' qualificate a farlo. Ecco perche' Porro sbaglia: perche' su quel ponte non ci passera' solo il politico, ma tutti.
Eppure, a me non sembra cosi' difficile da capire.
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secondo me lo capisce benissimo...
RispondiEliminaAnche secondo me, ma, forse, scrivendo sul Giornale deve fare finta di no.
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