domenica 29 giugno 2025

Orbán e l'elefante


Difficile pensare a un autogol più clamoroso. Orbán vieta il pride a Budapest e la città viene invasa da una folla oceanica come non si era mai vista prima, attirando l'attenzione di tutta Europa. Se l'amico tanto caro a Meloni e Salvini fosse stato un pelino più intelligente, magari avrebbe capito prima la potenza amplificatrice generata da un divieto. 

Viene in mente il paradosso cognitivo dell'elefante postulato da George Lakoff, il quale diceva ai suoi studenti: "Vi chiedo di non pensare a un elefante". E loro cosa facevano? Pensavano a un elefante, ovviamente. Il paradosso serviva a dimostrare come una negazione contribuisca a rafforzare ciò che è oggetto della negazione stessa. Ma figurarsi se uno come Orbán può arrivare a capire queste cose.

sabato 28 giugno 2025

Cos'è il turismo, oggi?

Il 71% dei viaggiatori, l'anno scorso, ha dichiarato di aver scelto una meta turistica sulla base della sua fotogenicità sui social; in alcuni dei più popolari musei del mondo la durata media di una visita è crollata da tre ore a mezz'ora; molti tour operator hanno cominciato a promuovere con successo pacchetti di cinque capitali europee da visitare in sette giorni; una persona su due ha dichiarato di tornare dai suoi viaggi meno rilassata di quando è partita. Forse il turismo come lo stiamo concependo oggi ha qualcosa che non va?
Questi cinque minuti di Ruben Santopietro mi hanno dato molto da pensare.

venerdì 27 giugno 2025

Lucy

Lucy non è solo il nome del famoso australopiteco femmina, nostro antichissimo antenato e da molti scienziati considerato l'anello di congiunzione tra noi e le scimmie. È anche il nome di un canale Youtube, questo, in cui si parla di cultura e scienza. Ospita spessissimo brevi video di Telmo Pievani in cui il noto scienziato e filosofo mette in relazione fatti delle cronache odierne con la scienza e la psicologia. 

Sono brevi video di cinque o sei minuti estremamente interessanti. In questo, ad esempio, Pievani analizza un articolo di Susanna Tamaro apparso recentemente sul Corriere della Sera. Titolo: "L'ansia green non salverà il pianeta", in cui lo scienziato smonta alcuni dei maggiori luoghi comuni sul tema del neologismo "ecoansia", con cui si indica una forma di disagio psicologico oggi piuttosto diffuso legato alla percezione del degrado ecologico e dei cambiamenti climatici.

Un altro video interessantissimo, in cui mi sono imbattuto poco fa, lo ripubblico qui sotto e qui, sempre Telmo Pievani, smonta alcune cose che ruotano attorno all'universo trumpiano a cui generalmente non si pensa, e soprattutto spiega la differenza tra spiegare e giustificare, una differenza molto sottile che noi spesso facciamo fatica a cogliere.

mercoledì 25 giugno 2025

Soffrire e (eventualmente) morire

Nel generale, a mio avviso insensato, furore bellicista di questi tempi sciagurati spicca la dichiarazione di ieri di Mark Rutte, il quale, all'assemblea dell'Alleanza Atlantica all'Aja, ha detto che gli stati membri della Nato sono pronti a combattere e, se necessario, a soffrire e a morire insieme.

La causa che con tanta eroica e romantica enfasi il segretario generale della Nato vuole perorare (tanto lui mica ci andrebbe, in caso, a combattere) è quella annosa del riarmo e della necessità che gli stati membri spendano fior di soldi pubblici per difendersi dalla minaccia russa. Poco importa che tutti i maggiori analisti (uno su tutti: Lucio Caracciolo) ritengano assolutamente infondata l'idea che la Russia abbia intenzioni espansionistiche verso Occidente. Rutte, Trump, Von der Leyen e compagnia cantante vogliono che entro i prossimi 10 anni gli stati membri arrivino a spendere il 5 per cento del Pil nella difesa dalla minaccia inesistente.

Per quanto riguarda l"aumento di spese militari deciso dalla Nato, si tratta di una questione piuttosto complessa, sia per quanto riguarda l'entità delle cifre, che nessuno è ancora in grado di definire con certezza, sia per le voci di spesa (non si tratta solo dell'acquisto di armi ma anche di altro). Quelli del Post (il cielo li abbia in gloria) hanno cercato di fare un po' di chiarezza in questo marasma.

martedì 24 giugno 2025

Ricordando Saramago

 


Ieri sera ho terminato il libro di King (vedi post precedente). Non avendo nient'altro sottomano da leggere, e non avendo voglia di fare un salto in biblioteca, ho iniziato il romanzo che vedete qui sopra. L'aveva comprato qualche giorno fa mia moglie su accorato suggerimento di sua cugina e l'aveva anche cominciato. Però, essendo lei a conoscenza dell'elevato rischio di crisi d'astinenza che può prendermi quando non ho niente da leggere, ha gentilmente acconsentito a cedermelo.

E così mi sono accorto che in questo testo i discorsi diretti non sono virgolettati ma la loro presenza viene identificata dal senso della frase all'interno del paragrafo.



La cosa è curiosa perché nella mia lunga carriera di lettore accanito credo si contino sulle dita i testi senza virgolettati che mi sono capitati in mano. Non so se nel presente caso sia una scelta dell'autrice o della casa editrice, comunque così è. Quello che so per certo è che nel caso ad esempio di José Saramago è proprio l'autore ad averli sempre volutamente omessi (poi vabbe', il grande scrittore portoghese aveva una maniera tutta sua, originalissima, di utilizzare i segni di interpunzione, quindi l'assenza del virgolettato non stupisce).

E niente, tutto questo pistolotto per dire che questo libro mi ha fatto venire in mente Saramago. Bello :-)

lunedì 23 giugno 2025

Non c'è più quel King lì


Nella postfazione del romanzo King racconta di aver chiesto un parere a sua moglie dopo la prima stesura. Risposta di lei: "Puoi fare di meglio." Lui, ovviamente, ci rimane male ma ammette che sua moglie ha ragione.

Ci rimette mano e lo dà alle stampe dopo tre successive revisioni, pur non essendone ancora completamente soddisfatto. Ma a un certo punto, scrive sempre King, "i libri bisogna lasciarli andare."

Il mio giudizio su questo romanzo è come quello di sua moglie. Non è un brutto romanzo, intendiamoci; è avvincente, il meccanismo narrativo è coinvolgente, è un thriller psicologico con tutti i crismi, col colpo di scena finale, racchiuso nelle ultime 30 righe, che è talmente kinghiano che più kinghiano non si può. 

È anche un romanzo che stimola parecchie riflessioni su questioni di estrema attualità come ad esempio la fluidità dell'identità di genere e gli abusi nei sistemi carcerari.

Nonostante tutto questo, il King di oggi non è più il King di una volta, manca qualcosa. Forse manca quel tocco di geniale follia dei suoi romanzi e racconti più epici. Quella genialità che faceva interrompere la lettura e dire: Ma come può avere concepito una storia del genere? Ecco, secondo me quel King lì non esiste più.

domenica 22 giugno 2025

Bernard-Henry Lévy

Ogni domenica La Stampa ospita pregevoli articoli del noto filosofo francese Bernard-Henry Lévy, figura di spicco del movimento Nouveaux Philophes, il quale movimento ha tra i suoi punti cardine una feroce critica al marxismo. Il pregevole articolo di stamattina titola: Perché Israele ha ragione ad agire ora: i tiranni non possono avere l'atomica

In questo pregevole articolo il noto filosofo cerca di rispondere all'interrogativo che tanti si pongono da quando Israele ha aggredito l'Iran per fermare il suo progetto nucleare (motivazione ufficiale, ma sotto c'è ben altro). Innanzitutto Lévy cerca di rispondere a chi teme che questa aggressione sarà una ulteriore fonte di destabilizzazione di tutto il Medioriente (e non solo) dicendo che la suddetta regione è già destabilizzata da tempo da Hamas, da Hezbollah, dagli Houthi e dall'Iran stesso. Al che nasce spontanea una domanda: se questa area era già fortemente destabilizzata prima della nuova guerra scatenata da Israele, l'aggiunta di un nuovo conflitto aumenterà questa destabilizzazione o la placherà? Lévy non ha dubbi: la placherà. È noto infatti che i pompieri quando corrono a spegnere un incendio lo fanno buttando benzina sul fuoco, non certo acqua. Tra l'altro, a proposito di destabilizzazioni, il filosofo sembra non sapere, anche se in realtà lo sa benissimo, che le destabilizzazioni e i casini che da sempre regnano in quelle regioni, storicamente li abbiamo creati per la maggior parte noi. C'è un bellissimo libro dello storico tedesco Wolfgang Reinhard, uscito qualche anno fa: Storia del colonialismo, in cui si descrivono le conseguenze di 600 anni di espansione europea anche in quelle zone, una espansione che ha portato certamente vantaggi dal punto di vista della diffusione delle tecnologie, dell'industria, delle strutture statali, ma al tempo stesso, specialmente con la successiva decolonizzazione, ha creato immensi problemi politici e sociali. L'instabilità che secondo Lévy è da addebitare ad Hamas, Hezbollah, Houti ecc. è quindi, in realtà, una instabilità sovrastrutturale, che si innesta però su cause storiche che il filosofo si guarda bene dal menzionare.

Ma alla domanda principale (perché Israele può avere l'atomica e l'Iran no?) Lévy risponde in modo chiarissimo: "La prima ragione è che esiste una differenza sostanziale tra una democrazia e una tirannia, e un'arma non significa la stessa cosa né ha la stessa importanza negli arsenali dell'una o dell'altra." Seconda ragione: "Un'arma nucleare dissuasiva fatta per non essere utilizzata e un'arma offensiva il cui scopo dichiarato è la disintegrazione di un Paese confinante si chiamano nello stesso modo, hanno lo stesso nome, ma indicano due realtà diverse. L'Iran è una tirannia e il suo programma nucleare non ha mai avuto altro obiettivo se non quello di cancellare Israele dalla faccia della terra. Motivo in più per cui ciò che è concesso agli uni (Francia, Gran Bretagna ecc.) non potrebbe esserlo a quest'altra (la Repubblica Islamica)."

Qui Lévy si àncora saldamente a tre certezze. La prima è che l'Iran era a un passo dall'atomica (non è dato sapere su quali basi appoggi questa certezza, dal momento che i maggiori analisti, compresi quelli americani, affermano il contrario); la seconda è che aveva intenzione di usarla per distruggere Israele (altra affermazione non supportata da alcuna prova. È anzi verosimile il contrario: dal momento che Israele l'atomica la possiede già, una eventuale realizzazione da parte iraniana costituirebbe semmai un deterrente al suo utilizzo per entrambi); la terza è che l'atomica è giusto che ce l'abbia una democrazia piuttosto che un regime basato su una tirannia. Qui Lévy evita accuratamente di menzionare il fatto che, storicamente, l'unico paese ad avere utilizzato la bomba atomica è stata l'America, per ben due volte, nella Seconda guerra mondiale. Poi, per carità, si può discutere se sia stato giusto o no farlo, ma sta di fatto che finora gli unici a usarla sono stati gli americani, che mi risulta siano una democrazia, almeno formalmente. Tra l'altro non si capisce su quali basi Lévy dà per scontato che una democrazia sia migliore e più affidabile di una dittatura. Certo, vivere in una democrazia è meglio che vivere sotto una dittatura, non ci piove, ma il filosofo ignora che anche la più oscena delle dittature ha sempre una legittimazione popolare e quando questa legittimazione viene meno il tiranno/dittatore viene deposto e al suo posto va un altro. Israele è una democrazia ma sta compiendo un genocidio; Hitler è stato eletto democraticamente e ha fatto ciò che ha fatto; gli Stati Uniti sono una democrazia ma nell'ultimo secolo si sono macchiati di un così elevato numero di abusi e crimini di guerra da fare impallidire qualsiasi dittatura. Per non parlare dell'Europa. Quindi, alla fine, non si capisce perché un sistema democratico meriti di avere l'atomica e una dittatura no. A meno che non si voglia istituire il teorema secondo cui la bontà o meno di un Paese è conseguente al tipo di forma di governo che sceglie di adottare. A questo punto Bernard-Henry Lévy ha ragione su tutto.

sabato 21 giugno 2025

Incontri straordinari


Stamattina ho incontrato per caso al bar il mio scrittore preferito. L'ho avvicinato, mi sono presentato e ovviamente gli ho chiesto l'autografo. Poi, visto che non aveva fretta, ci siamo seduti a un tavolino e abbiamo chiacchierato un po'. Mi ha raccontato alcune curiosità su come sono nati alcuni suoi racconti e romanzi e altre cose.

A un certo punto gli ho chiesto come mai, in mezzo a tanti libri eccelsi, ne abbia anche scritti alcuni che definire brutti è un eufemismo, tipo Cell, oppure The outsider. Al che lì ha un po' cercato di glissare. Ha comunque ammesso che per il finale di The outsider non sapeva assolutamente che pesci pigliare e quindi si è buttato sul soprannaturale. 

Dopo una mezz'oretta ci siamo salutati, ma prima di andarsene mi ha promesso che ogni volta che non saprà come fare finire una storia si fermerà, la metterà in stand by e passerà ad altro.

Ah, i caffè li ha pagati lui.

Grande Stephen King! ❤️

venerdì 20 giugno 2025

Sold out

Ricordo che qualche tempo fa vidi al tg3 un servizio su un concerto di Ultimo all'Olimpico con le immagini che indugiavano sul noto stadio romano pieno in ogni ordine di posto. Lì per lì pensai: Ma come fa un cantante che partorisce delle lagne monumentali come Ultimo a riempire l'Olimpico? 

Stamattina, casualmente, mi sono imbattuto in questo articolo del Post e qualche risposta alla domanda credo di averla trovata. Non sto dicendo che anche Ultimo riempia gli stadi con questo sistema, intendiamoci, dal momento che non lo so; sto solo dicendo di aver scoperto con una certa sorpresa dell'esistenza di questo meccanismo che sotto certi aspetti si potrebbe quasi considerare truffaldino.

E, tutto sommato, Antonello Venditti non ha tutti i torti quando stigmatizza questo sistema e rivendica il fatto che ai suoi tempi costava fatica riempire uno stadio. Occorrevano lavoro di qualità, sacrifici, e non c'era un'agenzia di promoter che per fare il pienone vende sottobanco i biglietti a 10 euro.

Se si guarda questa vicenda apparentemente banale da un punto di vista più largo, credo non sia difficile considerarla uno degli innumerevoli esempi che certificano come nella nostra società, oggi, sia rimasto ben poco di genuino e pulito.

mercoledì 18 giugno 2025

"Speriamo che non mi scelga"

È il commento, ovviamente ironico, del grande scienziato, filosofo e divulgatore Telmo Pievani dopo aver saputo che una delle tracce della maturità di quest'anno è su un suo testo. Tra i maturandi c'è anche uno dei suoi figli, anche se, al di là della battuta, secondo l'illustre padre il pargolo sceglierà la traccia di attualità. 

Adoro Pievani da quando, ormai qualche anno fa, lo scoprii grazie a Siu, un'affezionata lettrice di queste pagine alla quale riserverò eterna riconoscenza. Non so neppure quanti post gli ho dedicato, tutti racchiusi sotto questa etichetta. Ho letto parecchi suoi libri e guardato su Youtube innumerevoli sue conferenze. È uno di quei divulgatori in grado di spalancarti mondi.

Cinque milioni di anni

Guardo ciò che succede nel mondo intorno a noi e mi viene in mente ciò che diceva Stefano Mancuso in questa splendida lezione, e cioè che la durata media della vita di ogni specie conosciuta (sia animale che vegetale) apparsa sul pianeta è di cinque milioni di anni. Noi Homo Sapiens esistiamo da circa 250.000 anni e, di questo passo, non dureremo ancora tanto. Sicuramente non cinque milioni di anni. 
Mancuso chiudeva la sua lezione dicendo che se con tutta la nostra presunta intelligenza non saremo in grado di superare l'età media di tutte le altre specie, forse tutta questa intelligenza non ce l'abbiamo ed è giusto che ci estinguiamo. Con grande soddisfazione del pianeta, che può andare tranquillamente avanti anche senza di noi.

domenica 15 giugno 2025

"Shopping valley"

All'ingresso della galleria principale del centro commerciale di Savignano c'è un cartello con scritto "Shopping valley". Non stona un pochino l'associazione delle due parole? La parola "valley", cioè "valle", a me richiama quei bei paesaggi alpini dove ci si siede sulla sommità di un sentiero e si ammira appunto la valle sottostante col suo fiume, il suo bosco, i suoi prati e le mucche che pascolano. Cosa c'entra lo shopping con la valle?

È come se uno, dalla sommità del sentiero di cui sopra, si sedesse e ammirasse una valle di scaffali, scansie, prodotti, merci, cartellini, prezzi, persone nervose che si muovono coi carrelli pieni di roba e che si danno fastidio reciprocamente.

Una valle è una valle e un supermercato è un supermercato. Paradiso e schizofrenia consumistica non possono stare nella stessa frase. È un inganno, un inquinamento semantico che grida vendetta. È la realizzazione di quel fascismo del consumismo di cui scriveva Pasolini. Ma chi è che legge Pasolini, oggi?

Perversioni

Tra le mie perversioni c'è quella di passare regolarmente in rassegna le prime pagine dei quotidiani. Stamattina quella più divertente se la aggiudica Libero: "Governo in aula per la guerra, sinistra al mare", riferita al fatto che ieri Tajani si è presentato in parlamento per riferire sulla guerra ma i banchi dell'opposizione erano quasi vuoti (erano quasi vuoti anche quelli della maggioranza, ma vabbe').

Il titolo è interessante perché Libero sembra essersi autoinvestito dell'autorità di decidere quando si può andare al mare e quando no. Se per dire c'è un referendum che non gli piace, allora è giusto andare al mare; se invece Tajani, ministro di un paese che sullo scacchiere internazionale conta meno di niente, si presenta in parlamento a raccontare quattro fregnacce, ecco che invece di andare al mare l'opposizione sarebbe dovuta andare ad ascoltarlo.

Notevole anche la prima pagina del Giornale: "Forza Occidente!", con un divertentissimo incipit di Feltri: "Israele difende anche la nostra libertà." Come no? Peccato che a detta dei maggiori analisti geopolitici, che magari ne sanno leggermente piu di Feltri e soprattutto non ragionano su basi ideologiche, i veri obiettivi di questi attacchi siano la sopravvivenza politica di Netanyahu, il quale apre un nuovo fronte di guerra (attualmente ne ha sette aperti) ogni volta che è in difficoltà. Come adesso, con una maggioranza risicatissima e gran parte degli israeliani che lo vorrebbero a processo per corruzione, problemi che si aggiungono alla sempre più ampia, anche se colpevolmente tardiva, contestazione internazionale per il genocidio a Gaza.

Però nel fantastico mondo rovesciato dei Feltri, dei Sechi, dei Belpietro, Israele combatte per la nostra libertà, non per quella del maggiore criminale di guerra attualmente in circolazione sul pianeta. E dal fantastico mondo alla rovescia del giornalame di destra è tutto.

sabato 14 giugno 2025

85

C'è un signore che oggi spegne 85 candeline e a cui, nonostante abbia scritto capolavori come questo, nessuno ha ancora assegnato il Nobel per la letteratura. È stato ed è ancora uno degli artisti fondamentali nella mia vita. 


L'estremista europeo

Qualche giorno fa Roberto Benigni si è prodotto in una imbarazzante performance mentre era ospite di Bruna Vespa. In appena cinque minuti è riuscito a magnificare e raccontare un'Europa che non esiste. O meglio, esiste, ma non esiste solo quell'Europa lì, non esiste solo l'Europa che ha garantito a noi europei 80 anni di pace ma ne esiste un'altra che ha avallato e prodotto guerre, soprusi e atrocità. Capisco che Benigni abbia un libro da vendere, ma per onestà intellettuale quando si racconta una storia la si racconta nella sua interezza, non solo la parte che fa comodo. 
Pierluigi Peruffo in una decina di minuti ha riempito i "buchi" lasciati da Benigni.

venerdì 13 giugno 2025

Israele e l'atomica

Al netto di speculazioni geopolitiche approfondite sui motivi che hanno spinto Israele a bombardare l'Iran, speculazioni di cui in rete si trova amplissima documentazione, mi sembra che la motivazione ufficiale (attacco preventivo per impedire a Teheran di avere la bomba atomica) sia quanto meno pretestuosa. Se Israele la bomba atomica ce l'ha (ha diverse testate nucleari installate su sommergibili di produzione tedesca che stazionano nel Mediterraneo orientale), perché non potrebbe averla anche l'Iran? Con quali motivazioni Israele si arroga il diritto di averla mentre altri non possono?
Detto questo, sia messo agli atti che, utopisticamente, personalmente sarei per smantellare gli ordigni nucleari in qualsiasi paese del mondo. Ma la domanda rimane.

mercoledì 11 giugno 2025

Accoglienza

Questa sera arriverà al Niguarda di Milano il piccolo Adam, il bambino sopravvissuto al raid israeliano che ha ucciso il padre e nove fratellini, di età compresa tra sette mesi e dodici anni. Con lui ci sarà sua madre, che è pediatra, anche lei scampata al bombardamento della sua casa.
Ad aspettarli ci sarà il nostro ministro degli esteri Antonio Tajani. Mi chiedo con quale faccia e quale coraggio si presenterà sulla pista ad accoglierli.

lunedì 9 giugno 2025

E adesso zitti

Il volere del popolo è sovrano, quindi nulla da dire. Da questo momento in poi, però, ogni volta che chiederete un aumento di stipendio e non vi verrà dato; ogni volta che protesterete per un licenziamento illegittimo; ogni volta che vi incazzarete perché vi avranno fatto un contratto di tre giorni, oppure un mese, o cinque settimane, e magari ve l'avranno prorogato più volte, sappiate che se invece di andare a votare avrete preferito andare al mare potrete incazzarvi solo con voi stessi.

Il raggiungimento del quorum magari non avrebbe risolto con un tocco di bacchetta magica tutti questi problemi, d'altra parte è impensabile un cambio di rotta radicale del mercato del lavoro dall'oggi al domani, ma sarebbe comunque stato un segnale importante che la precarizzazione sistemica del lavoro non la si vuole più, che è ora di cambiare. E nessun governo avrebbe potuto fare finta di niente di fronte a un risultato referendario importante.

Avete preferito stare ad ascoltare chi vi ha detto che era meglio andare al mare? Benissimo. Sono contento per voi. Basta che quando toccherà a voi rimanere vittime di una ingiustizia sul lavoro ve ne stiate ben zitti, perché avete perso ogni diritto di protestare.

domenica 8 giugno 2025

Deserti

Non c'era molta ressa al mio seggio, anzi era praticamente deserto e probabilmente c'era più vita nel Deserto del Gobi. Gli scrutatori quando mi hanno visto entrare mi hanno guardato in modo strano, come a dire: E questo che ci fa qui? Le strade erano deserte, Santarcangelo sembrava Desperation, l'immaginaria cittadina abbandonata del Nevada dell'omonimo romanzo di King. 

Probabilmente erano tutti al mare. Ma al mare ci si può andare ogni weekend fino a ottobre, a votare si può andare solo oggi e domani. Chi rinuncia ad andare a votare per andare al mare (come se non si potessero fare entrambe le cose), poi non si lamenti quando questo Paese sarà diventato una immensa Desperation dei diritti.

sabato 7 giugno 2025

Referendum

Per chi ancora non avesse approfondito i contenuti della tornata referendaria di domani e lunedì qui c'è una esaustiva spiegazione del loro significato e delle conseguenze nel caso (assurdo) in cui si raggiungesse il quorum e vincessero i sì (l'articolo si riferisce ai quattro sul lavoro, non a quello sulla cittadinanza).

Io voterò cinque sì. Avevo qualche perplessità sul quarto quesito, quello che estende la responsabilità degli incidenti sul lavoro alle aziende committenti, ma ieri ho fatto una chiacchierata con un mio collega che si intende di questi temi e mi sono convinto per il sì. Anche questo appassionato intervento di Matteo Saudino ha contribuito a sciogliere i miei dubbi. 

Per il resto non c'è molto da dire. Il quorum è una chimera e quindi non varrebbe neppure la pena perderci tempo, ma, sotto sotto, quel sottilissimo filo di speranza che dopo 25 anni di referendum falliti si possa questa volta cambiare andazzo alberga in più o meno tutti noi. Per raggiungere questo risultato bisogna però alzare il sedere dalla poltrona e andare a votare, perché le cose non si cambiano da sole. Ma 25 anni di referendum falliti per mancanza di quorum non autorizzano alcun ottimismo in questo senso. L'importante è che poi si smetta di lamentarsi, perché a lamentarsi di tutto noi italiani siamo bravissimi, ma restando in poltrona il diritto di lamentarsi si perde.

venerdì 6 giugno 2025

Dio non è indifferente alla nostra sofferenza, dice Lorella

 


Ho trovato nella cassetta delle lettere questa epistola vergata a mano da una sedicente Lorella. È un foglio unico scritto a mano in modalità fronte/retro (se ci cliccate sopra e la ingrandite forse riuscite a leggerla anche voi). Lorella afferma di essere una volontaria cristiana e mi chiede se secondo me Dio è indifferente alle nostre sofferenze, dopodiché si profonde in un abbastanza esaustivo pistolotto, supportato dalla citazione di alcuni passi biblici, col quale spiega che no, Dio non è affatto indifferente alle nostre sofferenze. La chiusa della lettera è notevole: Dio ha una potenza infinita, quindi vi immaginate quanto autocontrollo deve esercitare per non intervenire immediatamente per cancellare le sofferenze?

Ora, dal mio punto di vista, che sostanzialmente si riassume nel fatto che Dio è un prodotto dell'immaginazione di noi Sapiens, la domanda iniziale si trasforma immediatamente in una aporia, quindi è inutili starci sopra. Cioè, per amore di speculazione teologico/filosofica potremmo starci sopra quanto vogliamo, e tutto sommato potrebbe anche essere interessante farlo; magari se un giorno vedrò questa Lorella lo farò direttamente con lei. (A proposito di Dio e immaginazione, se qualcuno è interessato a questi argomenti, segnalo questa splendida conferenza di Giorgio Vallortigara: Perché l'evoluzione ha creato Dio e non viceversa).

Tornando alla lettera in questione, l'ho trovata interessante per alcuni motivi. Il primo è che non si tratta di una fotocopia ma è l'originale, con tanto di solchi e rilievi sul foglio di carta creati dalla pressione della penna. Questo significa che 1) Lorella ne ha scritto una copia sola e l'ha lasciata a me; oppure 2) che ha vergato tante copie uguali scrivendole tutte di suo pugno, un po' come facevano i monaci amanuensi nel Medioevo, lasciandole nelle altre cassette della posta del quartiere. Se fosse così significherebbe che Lorella nella sua vita ha tanto tempo libero e la invidierei non poco. In realtà ci sarebbe una terza possibilità: la mia copia è l'originale e da quella ha stampato le fotocopie per tutti gli altri. Possibile che io sia così fortunato? Mah.

L'altro aspetto curioso della faccenda è la scoperta che i Testimoni di Geova non si limitano ad andare a rompere a bussare alle case la domenica mattina o a molestare le persone nei parchi ma molto più discretamente utilizzano anche le lettere cartacee come si faceva un tempo. Tra l'altro la lettera di Lorella era assieme alla bolletta della luce e dell'acqua e se mai la incontrerò mi sono ripromesso di chiederle cosa Dio può fare per alleviare queste - queste sì! - sofferenze.

giovedì 5 giugno 2025

Finestra segreta, giardino segreto

Finestra segreta, giardino segreto è il secondo racconto lungo dei due che compongono la raccolta Quattro dopo mezzanotte (vol. 1). Il primo si chiama I langolieri e secondo me Finestra segreta, giardino segreto lo supera in bellezza, anche se non di molto. Intendiamoci, è un ottimo racconto anche il primo, ma alla fantascienza ho sempre preferito la psicologia. 

I langolieri, quello che mi è piaciuto un po' meno, racconta di un gruppo di passeggeri a bordo di un 737 in viaggio da Los Angeles a Boston. Durante il volo alcuni di loro si addormentano e al risveglio scoprono che tutti gli altri passeggeri e membri dell’equipaggio sono scomparsi, lasciando sui sedili vuoti solo oggetti personali: orologi, pacemaker, dentiere, ecc. I superstiti sono quindi coloro che, quando è successo l'evento che ha fatto sparire tutti gli altri, dormivano. 

I sopravvissuti scoprono che non solo il mondo è stranamente silenzioso e "vuoto", ma anche che il tempo stesso sembra essersi fermato: il cibo ha perso sapore, i suoni sono attutiti e il sole appare irreale. Costoro si rendono conto di essere entrati in una sorta di dimensione temporale passata. Qui entrano in scena i veri protagonisti del racconto, I langolieri, misteriose creature invisibili che si manifestano come bocche fluttuanti piene di denti. La loro missione - nel libro vengono anche definiti i guardiani dell'eternità - è consumare il passato "mangiando" ciò che non serve più. I superstiti si rendono conto che anche loro sono nelle mire dei guardiani dell'eternità e da qui in poi è un continuo crescendo di tensione.

È un racconto che presenta molti spunti di riflessione, in particolar modo riguardo al tempo, alla percezione della realtà, alla paura dell'ignoto e dell'isolamento.

Finestra segreta, giardino segreto, invece, è forse il racconto in cui King descrive come meglio non si potrebbe la discesa nella follia. Racconta la vicenda di Mort Rainey, uno scrittore di successo che sta attraversando un periodo difficile: ha appena divorziato dalla moglie, che lo ha tradito, e vive da solo in una casa isolata vicino a un lago. In questo contesto di solitudine e depressione Mort riceve la visita di uno sconosciuto inquietante, un certo John Shooter, un uomo dal forte accento del sud che lo accusa di plagio e che col passare del tempo lo tormenta in vari modi. Qui è difficile raccontare la trama senza spoilerare, quindi mi limito a dire che l'ossessione dello scrittore per la persona misteriosa che lo accusa di aver copiato un suo racconto lo porta verso la perdita della sanità mentale.

È un racconto con un meccanismo narrativo fatto di lenta e continua crescita di tensione che inchioda chi legge alle pagine, e si sa che King è da sempre maestro in questo. Ma è anche un viaggio nella nostra mente e nei suoi meccanismi più reconditi, in particolar modo per quanto riguarda la dissociazione dalla propria coscienza e la linea a volte molto sottile che separa creatività e follia. È un racconto splendido in cui c'è tutto il genio di Stephen King.

Decreto sicurezza (di chi?)

Ieri il governo ha licenziato definitivamente, convertendolo in legge, il famoso/famigerato decreto sicurezza, trasformando, secondo molti, il nostro paese nell'anticamera di quello che può essere considerato uno stato di polizia (sono state introdotte 11 nuove tipologie di reato e 11 nuove aggravanti di reati già contemplati nel nostro CPP. Qui c'è un elenco).

Tra sentimenti altalenanti che vanno dalla tristezza alla rabbia alla preocupazione, faccio mie le considerazioni e i timori di Concita De Gregorio la quale, tra le altre cose, si chiede se queste norme servano a mettere in sicurezza i cittadini o il governo dai cittadini.

lunedì 2 giugno 2025

Non dev'essere facile


Non dev'essere facile tenere i piedi in due staffe su ogni tema dello scibile umano e per certi versi non vorrei essere nei suoi panni. Cioè, dev'essere una fatica di Sisifo cercare sempre di non scontentare nessuno per mantenere il consenso. In questo solco si inserisce l'ultima sua ridicola dichiarazione secondo cui andrà a votare ai referendum ma non ritirerà le schede.

Ovviamente non serve il costituzionalista per sapere che equivale a starsene a casa, ma intanto il cerchiobottismo è servito pronto in tavola. Da un lato infatti non poteva dire chiaramente di stare a casa, avrebbe sollevato uno tsunami di critiche; dall'altro non poteva neppure dire di andare a votare, pena scontentare il suo fidato elettorato e i maggiorenti del partito che fin dalla prima ora si spendono per l'astensione. Con questo squallido e patetico stratagemma può così dire di non aver mai suggerito a nessuno di stare a casa, dal momento che lei per prima si recherà ai seggi dando l'esempio; allo stesso tempo andarci non ritirando le schede equivale a non andarci. Quindi tutti contenti.

Tutti tranne le persone - mi auguro la maggioranza - che capiscono l'inganno e rimpiangono i tempi in cui i politici avevano idee, progetti e visioni di lungo termine che andavano oltre la contingenza e i sondaggi giornalieri e a cui si dedicavano pur rischiando l'impopolarità. Non so neppure se noi politici di questo calibro ne abbiamo mai avuti. Forse andando molto indietro nel tempo, oggi sicuramente no.

domenica 1 giugno 2025

Il pompiere con la bandiera

Il gesto del pompiere che dal monumento in piazza San Carlo, a Torino, ha sventolato la bandiera della Palestina mi è piaciuto un sacco. Era salito fin lassù per rimuoverla, come gli era stato ordinato, e lui prima di scendere l'ha sventolata in segno di solidarietà col popolo palestinese. 

Pare che poi, scrive Il Manifesto, una volta sceso sia stato identificato e ammonito dai superiori, cosa che sotto questi chiari di luna è normale. Perché oggi, con questo governo, chi scende in piazza con la bandiera di un popolo oggetto di sterminio è come se commettesse un reato. E questo non può non dare da pensare.

Stomaci forti

Riguardo alla questione della casa editrice filo-fascista alla manifestazione Più libri Più liberi, non so bene cosa pensare. Da un lato la...