giovedì 28 dicembre 2017

Il medico e WhatsApp

Ieri, mentre via WhatsApp mandavo in azienda il numero di protocollo del certificato di malattia telematico, a mia volta ricevuto dal mio medico sempre tramite la nota app di messaggistica, pensavo a come era diversa questa trafila di comunicazione di dati quando iniziai a lavorare io, ormai trent'anni fa. Prima dell'avvento di WhatApp e del certificato telematico, infatti, era tutto molto più "cartaceo" e molto meno comodo.

Uno si alzava la mattina con l'influenza, poniamo. Come prima cosa telefonava subito in azienda per comunicare la sua assenza. In linea strettamente formale questo passaggio non sarebbe stato neppure necessaria, ma si faceva per una questione di, come dire?, galateo lavorativo.

Espletata questa formalità l'ammalato si recava quindi dal proprio medico per farsi visitare, pratica rimasta a tutt'oggi invariata nonostante il progresso delle tecnologie di comunicazione - quando si arriverà alla possibilità che il medico visiti il paziente via internet, anche questo passaggio diventerà inutile.

Terminata la visita, il medico faceva la diagnosi, indicava la terapia e produceva i due certificati di malattia per il paziente, uno da consegnare in azienda, l'altro all'INPS, e qui iniziava la penosa trafila burocratica di cui ancora ho memoria. Tra l'altro, la copia per l'INPS andava debitamente compilata, naturalmente a cura del lavoratore, con tutta una lunga sequela di dati relativi al lavoratore stesso e all'azienda di cui era alle dipendenze.

Una volta terminata la compilazione, facendo la massima attenzione a che le lettere non uscissero dalle caselle predisposte pena l'invalidazione del certificato, il documento poteva finalmente essere spedito. Inviare i due certificati ai rispettivi destinatari rendeva necessario recarsi all'ufficio postale e fare due raccomandate diverse, ovviamente con la mitica ricevuta di ritorno. Certo, uno poteva anche recarsi di persona a consegnare i certificati in questione, ma, specie per chi era residente lontano dal luogo di lavoro e dall'ufficio INPS più vicino, era generalmente più agevole recarsi alle Poste e fare le raccomandate, ovviamente a spese proprie.

L'aspetto leggermente paradossale dell'inviare la raccomandata all'INPS, consisteva nel fatto che tra la spedizione e il ricevimento potevano passare anche un paio di giorni, a volte di più, e se la durata della prognosi era breve, ad esempio tre giorni, era probabile che l'INPS ricevesse il certificato a malattia terminata, o comunque quando era ormai all'ultimo giorno, con conseguente impossibilità di organizzare eventuali controlli da parte del medico fiscale.

Oggi il certificato di malattia (telematico) viene spedito dal medico all'INPS praticamente in tempo reale via internet, non appena compilato, rendendo teoricamente concreta la possibilità di ritrovarsi la visita del medico fiscale non appena rientrati a casa dall'ambulatorio del proprio medico.

Voi direte: ma a noi cosa frega di 'sta cosa qua? Probabilmente niente, avete ragione, ma siccome sono qui a casa (ancora sotto malattia: che due palle!) che cerco di ingannare il tempo, ve l'ho raccontata. D'altra parte, la procedura con WhatsApp fa risparmiare un sacco di tempo, e in qualche modo, poi, tocca impiegarlo, eh.

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