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Ho sempre adorato Stephen King, specie quello che nei suoi romanzi non perde occasione di ricordare ai suoi lettori l'affetto, e soprattutto l'ammirazione, che ha sempre nutrito per i Bush.
Scrive Scalfari (Repubblica, 31/12/2016), analizzando la situazione economica contingente, che "La politica sociale d’una sinistra moderna ha due compiti principali: aumentare la produttività ed abolire o almeno diminuire le diseguaglianze. [...] La diseguaglianza [...] significa sostanzialmente una costante e crescente differenza tra ricchi e poveri. Questa differenza fa sì che il numero dei ricchi diminuisca ma la ricchezza di ciascuno di loro aumenti mentre specularmente il numero dei poveri e dei meno abbienti aumenta insieme alla loro povertà soprattutto per quanto riguarda il cosiddetto ceto medio." Parole sante. Siamo nella stessa identica situazione che si è creata negli USA a partire dalla deregulation e abbassamento delle tasse ai ricchi voluti da Reagan e Bush, strada tra l'altro che si appresta ad imboccare nuovamente il neoeletto Trump. Chi ha letto libri come La grande frattura, di Joseph Stiglitz, lo sa benissimo. Il grande problema con cui si scontrano da decenni gli USA è appunto l'aumento della disuguaglianza e dell'allargamento della forbice tra un ceto ricco che diventa sempre meno numeroso ma sempre più ricco e un ceto povero che diventa sempre più numeroso - la classe media è praticamente sparita. Scalfari omette però di dire che la sinistra di cui ci parla, qui da noi non esiste, e non l'hanno certo incarnata il suo amato Renzi e predecessori vari: Letta, Monti, Berlusconi figurati, tutti orientati verso un liberismo selvaggio che ha finito per agevolare chi già stava bene a scapito dei tantissimi che stavano sull'altra sponda.
Ma magari sarà per l'editoriale della prossima settimana. Forse.
Par di vederli, tutti lì affannati a cercare una via d'uscita che permetta di evitare l'arrivo del referendum che ripristinerà l'art. 18 e butterà nel cesso i famigerati voucher, diventati il simbolo dell'istituzionalizzazione del precariato. Art. 18 e voucher, due dei frutti più avvelenati della famigerata riforma del lavoro targata Renzi. Se la Consulta deciderà per l'ammissibilità, il referendum si farà, a meno che il governo non trovi il modo di disinnescarlo intervenendo pesantemente sulla riforma stessa. Al governo lo sanno benissimo: se si va al referendum sono spacciati. Dopo la bocciatura a furor di popolo della revisione costituzionale; dopo che la Corte Costituzionale ha fatto a pezzi un paio di settimane fa la riforma della pubblica amministrazione targata Madia, una bocciatura popolare di uno dei fiori all'occhiello della gestione Renzi, il JobsAct appunto, potrebbe essere il colpo del KO.
Qua si è ottimisti.
C'è questa cosa di Rogue One (non so neppure se si scriva così) che gira per i social, e da quello che leggo mi pare che tutti ne dicano meraviglie. Inizialmente non sapevo di cosa si trattasse, poi piano piano ho capito che 'sto Rogue One è un film. Alla fine, quando la curiosità ha valicato i robusti argini da me eretti in virtù del fatto che in fondo non mi interessava granché approfondire la faccenda, ho dato in pasto il nome a Google, scoprendo così che si tratta di un film in circolazione nelle sale in questi giorni e collegato alla ormai quarantennale saga di Star Wars.
Come mi pare di aver già scritto in passato, l'unico film che ho visto della lunghissima serie è stato il primo, quello uscito mi pare a metà degli anni '70 e di cui non ricordo più neppure il nome. Poi più niente, perché è bastato quello a farmi rendere conto che quel genere non faceva per me. Mi sono ricordato, poi, mentre leggevo del film su Google, che Michela è andato a vederlo col moroso giovedì o venerdì scorso, dicendo di essersi appisolata prima che finisse il primo tempo.
Lì il cerchio si è chiuso.
Trovato il modo, dopo breve ricerca, per giustificare i post del blog, grazie ai suggerimenti segnalatimi nei commenti da Curiosona ho introdotto anche la sillabazione. Adesso credo di essere a posto, anche perché, sinceramente, queste operazioni chirurgiche in cui si interviene direttamente nel codice mi creano sempre qualche apprensione.
"Guardo la classifica dei libri più venduti e Fine dell'Europa non lo vedo, vedo invece, lassù in alto, Le donne erediteranno la terra di Aldo Cazzullo. Pazienza che di questo passo le donne erediteranno sottomissione e velo, ma intanto lo scaltro Cazzullo e le sue credule lettrici passeranno delle buone feste."
Forse era destino che in due giorni diversi m'imbattessi in due diversi articoli di Camillo Langone, o forse è solo sfortuna, va' a capire. Fatto sta che in quello pubblicato oggi dal Giornale, titolato allarmisticamente Senza chiese e figli l'Europa è finita, il prode giornalista lancia l'allarme riguardo a un prossimo futuro in cui le donne d'Europa saranno definitivamente obbligate a sottostare alla sottomissione a un Islam che farà da padrone nel vecchio continente.
L'aspetto comico della faccenda è che a lanciare questo allarme è lo stesso Langone che neanche un annetto fa attribuiva la causa del declino demografico alle donne che studiano e intimava ai padri di non mandare le figlie all'Università, perché è noto che una donna che studia ha poi meno tempo per fare figli. Quindi, colui che teme l'arrivo per le donne di un periodo buio di sottomissione di stampo islamico, è lo stesso che predica il ritorno a una sottomissione di stampo patriarcale (la donna vista come macchinetta per sfornare figli, esclusivamente dedita al lavoro domestico, possibilmente senza rompere troppo il cazzo al marito) da cui, bene o male, ci siamo fortunatamente e speriamo definitivamente emancipati.
Con tanti saluti alla coerenza e all'onestà intellettuale.
Di George Michael non sapevo niente, se non che fosse l'autore di almeno un paio di brani di quelli che non moriranno mai e sopravviveranno tranquillamente all'autore stesso - nel caso specifico ognuno valuti da sé se questa cosa sia un bene o un male. Come capita sempre quando una persona famosa se ne va, i giornali riportano corpose note biografiche del defunto, e da queste note ho appreso un paio di cose che non sapevo riguardo appunto all'autore di Last Christmas. La prima è che era antitatcheriano, e questa è sicuramente cosa meritoria; la seconda è che era contro il Blair dell'invasione dell'Iraq, e anche questa è cosa meritoria; la terza è che si era dato da fare parecchio nel sociale, in particolare per i diritti dei gay, e la quarta è che aveva messo per iscritto che neanche un centesimo dei soldi che guadagnava doveva essere investito in società che facessero affari col Sudafrica razzista. Tutto meritorio, a parer mio.
Poi c'è la questione musicale. I Wham sono durati 5 o 6 anni, dal 1980 al 1986, mi pare, e la produzione musicale di quel periodo è stata caratterizzata da pezzi ad altissimo indice glicemico. Penso ovviamente a roba come Last Christmas, la quintessenza del pop più insulso e commerciale - in quanti cinepanettoni con Boldi e De Sica è stata inserita? Sì, certo, ha fatto parte della colonna sonora della giovinezza di chi è nato dopo il '70 (anche per forza: era impossibile evitarlo), tipo lo scrivente, ma dal punto di vista musicale era come paragonare una scritta su un muro fatta con una bomboletta a un Picasso. La scritta è Last Christmas e la musica è Picasso (ho esagerato?).
Comunque sia, che si trattasse di musicaccia lo riconobbe lo stesso George Michael. Magari non direttamente, ma non è un mistero che quando i Wham si sciolsero e lui intraprese la carriera da solista, in tutti i concerti che fece in questa nuova veste mai una volta ripropose un pezzo del periodo melenso, quasi a voler idealmente cancellare con un colpo di spugna tutto quel periodo.
E anche questa è cosa più che meritoria.
Alla fine sono riuscito a impostare la giustificazione automatica per i post sul mio blog. In tipografia e in informatica, per "giustificazione" si intende l'impaginazione di una colonna di testo in modo che le righe siano allineate verticalmente sia a destra che a sinistra, effetto che si ottiene ottimizzando al meglio la gestione degli spazi tra le parole. Su blogger.com, la piattaforma che ospita il mio blog, per ottenere questo effetto occorre agire sul codice inserendo in un punto preciso della pagina le linee CSS che vedete in alto e che ho copiaincollato da qui. È un po' come fare un'operazione chirurgica di precisione su un paziente (l'unica differenza è che col codice CSS se si sbaglia qualcosa non muore nessuno).
È bene che ogni tanto riemergano, dagli antri puzzolenti in cui dimorano abitualmente, personaggi come Camillo Langone. È bene che riemergano per ricordarci che cos'è il vero Cattolicesimo, quello scevro dalle sovrastrutture progressiste e dalle aperture solo all'apparenza rivoluzionarie con cui imbonitori come Bergoglio e altri tentano capziosamente di irretire i poveri di spirito. Il Cattolicesimo è questa roba qua, né più né meno; è quello di Langone che raggiunge l'estasi citando il San Bonaventura che, in uno dei suoi sermoni, si compiace del fatto che nel giorno della Natività “tutti i sodomiti, uomini e donne,
morirono su tutta la terra, secondo quanto ricordò San Gerolamo”, e che "circa trentamila ribelli furono uccisi per manifestare la nascita di
colui che avrebbe conquistato alla sua fede il mondo intero e avrebbe
precipitato i ribelli nell’inferno".
È il Cattolicesimo, bellezza, quello originario, quello più bestiale, quello libero dalle vesti di modernità che da alcuni decenni si tenta di cucirgli addosso. Leggete quelli come Langone, quando sentite Salvini, Meloni e soci equiparare l'Islam all'odio e all'intolleranza: vi si aprirà un mondo.
E buon Natale.
Mi ero ripromesso di finirlo entro Natale e oggi pomeriggio l'ho finito. Ho impiegato quasi tre settimane per portarlo a termine, ma non perché fosse noioso o eccessivamente pesante, ma per la quantità di tempo purtroppo sempre minore che posso dedicare ai libri. L'imperatore di Ocean Park è uno dei legal thriller più belli che abbia letto nel recente periodo. Non è una passeggiata avventurarsi tra le sue 750 e passa pagine e prendere confidenza con la storia e gli innumerevoli personaggi che popolano il romanzo, perché, in particolar modo all'inizio, l'incedere narrativo è spesso caratterizzato da una prolissità che rasenta quasi la dispersione. L'autore impiega tantissime pagine per descrivere minuziosamente le situazioni e i personaggi ricorrendo spesso a digressioni probabilmente capaci di incutere qualche timore ai lettori più "frettolosi". Poi, mano a mano che ci si addentra nella storia, il ritmo aumenta, lentamente ma costantemente, fino ad arrivare a un punto oltre il quale è difficilissimo staccarsi dalle pagine. Le ultime 150/200, quelle che mi sono mangiato oggi pomeriggio, inchiodano letteralmente il lettore.
La storia, molto brevemente, è imperniata attorno a delle fantomatiche "disposizioni" che il vecchio giudice federale Oliver Garland, candidato alla Corte suprema e confidente di Nixon e Reagan, avrebbe lasciato dopo la sua morte. Disposizioni, che diventano oggetto della caccia del figlio Talcott e di altri personaggi, potenzialmente in grado, qualora venissero alla luce, di rimettere in discussione la storia giudiziaria americana dell'ultimo trentennio.
I personaggi sono pennellati alla perfezione, la trama è solida e accattivante e - bisogna dirlo - questo Stephen Carter, mai da me conosciuto prima di prendere in mano questo libro, scrive divinamente. Nient'altro da aggiungere. È un thriller da leggere.
Scrive Scalfari, stamattina, che è andato a rileggersi i 4 vangeli sinottici del Nuovo Testamento. Spero si tratti di una svista dovuta alle abbondanti libagioni dell'antivigilia, perché pure io, che non metto piede in chiesa da una vita, so che i sinottici sono tre, non quattro. Ci sarebbero da approfondire anche altre questioni, tirate in ballo dal teologo ufficiale di Repubblica, riguardo agli autori dei suddetti vangeli e al protagonista dell'epopea mitologica, ma magari un'altra volta, va'.
"Essere condannato per una vacanza tra amici..." Leggere le penose e addolorate dichiarazioni dei sostenitori di Formigoni sui social, dopo la condanna in primo grado a sei anni per corruzione, dà meglio di qualsiasi altro argomento la misura della sciatteria e pochezza intellettuale che prosperano sia nel mondo virtuale che in quello reale. Lui dice che non si può essere condannati per una vacanza, prova a buttarla sul complotto ordito ai suoi danni ("Dopo la sentenza i PM si sono abbracciati") e i suoi seguaci adulanti gli credono, riproducendo come automi incapaci di stabilire una singola sinapsi qualunque scemenza venga data a loro in pasto. E magari senza neppure sapere che si tratta di una sentenza di primo grado che potrebbe venire ribaltata in Appello, e dando più credito a un tweet di 140 caratteri del Celeste piuttosto che alle migliaia di pagine di atti relative a un processo che si trascina da anni.
Viva la sciatteria, la superficialità, l'adulazione acritica del potente di turno, l'incapacità di analisi, l'anestesia dei cervelli e della capacità di elaborare una seppure embrionale forma di pensiero critico, i migliori viatici per continuare in maniera perfettamente indolore a essere presi per il culo da questa gente.
Viva l'Italia che non capisce niente.
Definizione per estensione del sostantivo eroe secondo il Treccani: "Nel linguaggio com., chi, in imprese guerresche o di altro genere, dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie."
Ora, se la lingua italiana ha ancora un significato, non mi pare che controllare i documenti a uno sconosciuto e rispondere al fuoco di questi rientri nella definizione di eroe. Tenderei più a inserire il gesto nel novero delle azioni ordinarie a cui sono preposte le forze dell'ordine. Ma è noto che noi siamo un popolo estremamente bisognoso di eroi. Da sempre.
La notizia di oggi è il compleanno di Piero Angela, tutte le altre passano in secondo piano. Con Angela sono cresciuto. Da ragazzino guardavo, affascinato, le sue trasmissioni televisive di divulgazione scientifica. Più tardi ho cominciato a leggere i suoi libri. Ho scoperto per caso, spulciando la sua pagina su Wikipedia, che in gioventù ebbe un certo successo come pianista jazz, e formò addirittura un gruppo assieme a un batterista e a un contrabassista. Che fosse un pianista in realtà lo sapevo, ma immaginavo un pianista classico, non un pianista jazz
Buon compleanno, grande vecchio pianista.
Alla fine c'è voluta la spinta decisiva di Cristina e di questa sua ottima recensione di Harry Potter e la pietra filosofale, il primo volume della saga letteraria ideata dalla Rowling. A 46 anni suonati credo di essere uno dei pochi abitanti del pianeta Terra a non aver ancora né letto un libro né visto un film. I libri li ho già tutti in casa, preziosamente custoditi nella libreria di Michela e Francesca, che ovviamente hanno sia letto i tomi che visto i film. Oltretutto è l'occasione per rispettare finalmente un impegno che presi con loro molto tempo fa, quello appunto di buttarmi sui libri della Rowling. Il tempo di finire L'imperatore di Ocean Park, il legal thriller su cui sono in questi giorni, e andrò a fare compagnia al maghetto. Credo che in fondo sarà un po' come tornare ragazzo.
(A dire il vero, la mia carriera di lettore l'ho iniziata da ragazzino coi libri di Stephen King: dettagli.)
Camera e Senato hanno votato in quattro e quattr'otto il salvabanche. Camera e Senato. Col bicameralismo paritario. Quello che - ci hanno raccontato per due anni - paralizzava l'attività legislativa.
A proposito di facce come il culo.
Dice Grillo che "che governare Roma è più difficile di governare il Paese", che è effettivamente un'impresa titanica, specie se non si è neppure in grado di governare la grammatica. Grammatica a parte, il commissariamento della Raggi da parte di Grillo ricorda un po' certi genitori che al pomeriggio si mettono lì coi figli e li seguono passo dopo passo nello svolgimento dei compiti, ché da soli, poveretti, mica ce la fanno.
Dicono le previsioni meteo che verso meta' settimana potrebbe cadere qualche fiocco di neve, da queste parti. Non sono preoccupato, anche perche' le previsioni, come e' noto, non ci azzeccano quasi mai. Mi preoccupa invece di piu' la mia reazione. Per la prima volta, infatti, la prospettiva di avere a che fare con la neve non mi entusiasma affatto, a differenza di quanto e' sempre successo finora. Le mie figlie sono ovviamente contentissime, come del resto lo ero io alla loro eta', e cioe' a vent'anni. Io invece non ho voglia di neve, perche' la neve per me e' solo sinonimo di disagi e contrattempi.
Boh, sara' forse che sto invecchiando e non riesco piu' a vedere di certi fenomeni il lato suggestivo o evocativo ma solo quello pratico. E 'sta cosa mi fa pensare che forse sto diventando piu' cinico, anche se non sono sicuro ci sia una correlazione tra le due cose.
Anzi, quasi sicuramente non c'e'.
Facebook mi notifica il compleanno di uno dei miei contatti. E' un mio vecchio amico dei tempi delle scuole medie. All'epoca eravamo amici veri, affiatati: risate, scherzi, stupidaggini, ma anche aiuto reciproco nelle difficolta'. Il sabato pomeriggio si andava assieme in giro per Santarcangelo, anche con altri amici. Il nomignolo che ha inserito tra il nome e il cognome sul suo profilo fb glielo affibbiai io all'epoca. Gli piacque, e piacque anche agli altri compagni di classe, gli e' rimasto e oggi lo chiamano ancora tutti cosi'.
Ci siamo persi di vista alla fine delle medie. Abbiamo preso strade diverse. Ci siamo incontrati nuovamente su faccialibro alcuni anni fa. Ma lui su faccialibro viene poco, quasi mai. A volte lo invidio: e' riuscito a non farsi coinvolgere dal mare di stupidaggini e rapporti amichevoli finti che girano li'.
Ci siamo incontrati casualmente di persona due o tre anni fa, a Santarcangelo, nel bar sotto i portici, quello di fianco alla Rustica, la pizzeria al taglio che fa la pizza piu' buona del mondo. Il bar in cui ci siamo incontrati, all'epoca in cui entrambi eravamo ragazzini era una piccola bottega di sementi. La Rustica invece c'e' ancora, oggi come allora. Sono cambiati i titolari ma la pizza e' sempre inconfondibile, probabilmente e' questo il motivo per cui ha attraversato i decenni e ancora oggi va alla grande.
In quel bar e' stato lui a riconoscere me, non io lui. Probabilmente se non l'avesse fatto lui saremmo usciti dal bar come due estranei qualunque. Ci siamo abbracciati, salutati, e chiesto reciproche informazioni sulle rispettive vite. Solite cose: come va? Cosa fai? Le domande standardizzate che si rivolgono due persone che si rivedono dopo molti anni. Pero', a parte la contentezza iniziale, e' stato tutto molto... non so come dire... freddo, quasi obbligato. Esaurite le famose domande standard, non sapevamo piu' cosa dire e a tratti facevano capolino i tipici segnali di imbarazzo. Forse perche' il locale era affollato e altre persone premevano per conquistarsi un posto al banco per poter prendere un caffe'. Siamo stati li' 5 o 6 minuti a berci i nostri caffe', poi ognuno per la sua strada. Dopo, non ci siamo piu' rivisti, ne' risentiti su facebook o altrove.
Oggi faccialibro mi ha ricordato che e' il suo compleanno. Gli ho fatto gli auguri sulla sua bacheca, come hanno fatto tantissimi altri. Ma lui chissa' se ci andra', su faccialibro. Magari li leggera' fra una settimana. Forse sarebbe stato meglio se non glieli avessi fatti. A che serve? Se non ci fosse stato facebook manco avrei saputo del suo compleanno. Credo che sia un'illusione pensare che un social network possa servire a far convergere di nuovo due strade separatesi decenni fa. Pero' molti non la pensano cosi'. E a volte succede pure il contrario.
Beh, buon compleanno, amico mio.
Dice Poletti che se si va a votare prima che venga fissata la data del referendum sul JobsAct, ammesso ovviamente che la Consulta giudichi il referendum ammissibile, "il problema non si pone". In pratica è il governo stesso ad ammettere che si tratta di un problema, e il problema è appunto che una seconda sconfitta referendaria, e proprio su una delle riforme di punta del governo Renzi, farebbe crollare definitivamente un PD già ridotto in macerie dopo la bruciante sconfitta del 4 dicembre scorso. E allora al Nazareno si lavora alacremente per scongiurare il colpo di grazia che arriverebbe con un referendum chiesto a gran voce da oltre tre milioni di italiani - le firme raccolte per abrogare quella porcata di legge chiamata JobsAct sono circa 3,3 milioni, il che è tutto dire. Una delle ipotesi sul tavolo è che si faccia velocemente una legge elettorale con tutti i crismi della costituzionalità per poi con quella tornare al voto, voto che provocherebbe lo slittamento del referendum al 2018 e conseguente eliminazione del problema. Un'altra ipotesi è quella di intervenire con una modifica legislativa sulla riforma in modo da disinnescare il referendum, cosa che però sarebbe una mezza sconfessione della legge stessa. E non si può, dài.
Comunque sia, questi continuano a studiare e a lambiccarsi il cervello sugli stratagemmi migliori da mettere in campo per impedire che milioni di persone si pronuncino sul JobsAct. Perché sanno benissimo in quale direzione andrebbe quella pronuncia, ed è un rischio troppo grande.
Per carità, quello di Gentiloni sarà anche un governo-fotocopia, come è stato battezzato sui social, ma i veri governi fotocopia sono stati quelli della DC coi vari alleati, che hanno governato per 50 anni durante la prima repubblica. Cambiava il nome del Presidente del consiglio ma le maggioranze erano sempre quelle, i programmi erano sempre gli stessi che si perpetuavano, e il partito era sempre quello. Questi, al confronto, sono dei dilettanti.
Maria Elena Boschi, 27 aprile, intervista a Otto e Mezzo: “Si voterà sul merito delle riforme: i cittadini sceglieranno su queste e molti si stanno formando un’opinione. Sono altri che cercano di trasformarlo in un referendum sul governo. Renzi ha solo detto: ‘se perdiamo andiamo a casa’. Ma questo e’ un segnale di serietà. Se un governo ha avuto il mandato da Napolitano a fare le riforme” se queste poi non passano “è normale che prenda atto di questo voto. E’ un atto di serietà”.
Maria Elena Boschi, 22 maggio, a In mezz’ora: “Se il referendum dovesse andare male non continueremmo il nostro progetto politico. Il nostro piano B è che verranno altri e noi andremo via”. “Anche io lascio se Renzi se ne va: ci assumiamo insieme la responsabilità. Abbiamo creduto e lavorato insieme ad uno stesso progetto politico”.
Francesco Sabatini, presidente onorario dell'Accademia della Crusca, dice che in generale si dovrebbe essere meno schizzinosi di fronte agli svarioni coi congiuntivi, e anche con altro, come ad esempio il "gli" usato per il femminile o il "lui" e "lei" usati come soggetto. Espressioni come "credevo che stava", aggiunge il linguista, erano normalmente in voga ai tempi di Dante e nessuno aveva alcunché da ridire. E cose come "se mi chiamavi, venivo ad aiutarti" sono la tendenza del parlato, non occorre farne un dramma.
Uno schiaffo notevole a chi, come lo scrivente, ogni giorno lotta, praticamente in solitudine, per difendere l'ortodossia della grammatica italiana.
Tristezza.
Mio padre era impiegato alle Poste, mia madre casalinga. Eravamo in quattro, in famiglia: mio padre, mia madre, io e mio fratello. Mio padre ha mantenuto agevolmente tutti e quattro col suo stipendio di impiegato postale. Non ci è mai mancato niente, avevamo pure di più e potevamo anche permetterci il lusso di andare in vacanza, perché uno stipendio, allora, era più che sufficiente per permettere a quattro persone di campare dignitosamente.
Il mio stipendio di operaio, invece, oggi non basta assolutamente, e qua ce la si cava solo perché fortunatamente si lavora in due, altrimenti, con due figlie all'Università, non se ne uscirebbe. Non so cosa sia cambiato negli ultimi trent'anni, o forse lo so fin troppo bene. La Stampa, oggi, racconta ciò che milioni di italiani sanno già benissimo.
C'è una cosa che, a 46 anni suonati, mi porto dietro da quand'ero bambino: la malinconia tipica della domenica sera. Da bambino perché la domenica sera era il preludio all'inizio di una nuova settimana di scuola, con tutto ciò che comportava: sveglia presto, colazione veloce, uscita di casa al freddo, al buio, l'ansia per eventuali interrogazioni o per compiti non compiutamente svolti; da adulto più o meno per gli stessi motivi: sveglia presto, colazione veloce, uscita di casa al freddo, al buio, e il pensiero di doversi rituffare in ritmi lavorativi frenetici e faticosi.
Sarà sicuramente vero che nella vita abbiamo bisogno anche di ritualità, ma forse così si esagera, eh.
A volte mi capita di riprendere in mano un libro, iniziato giorni prima e poi rimasto fermo sul comodino per mancanza di tempo da dedicargli. Come in questa settimana, ad esempio, in cui il sommarsi di turni massacranti al lavoro e di mille altre cose mi hanno impedito di dedicare tempo alla lettura.
Stamattina, finalmente, ho ripreso in mano L'imperatore di Ocean Park, il romanzo oggetto della trascuratezza di cui sopra. Quando ricomincio a leggere un romanzo rimasto fermo sul comodino per un po' di tempo, ho sempre il timore latente di aver perso il filo e di dover rileggere l'ultima decina di pagine per poter riallacciare correttamente la giuntura della trama. Ma è quasi sempre un timore infondato. Ho infatti proseguito la lettura dalla pagina in cui avevo lasciato il segno e, mano a mano che procedevo, ogni personaggio che incontravo riportava automaticamente alla memoria il suo ruolo e la sua funzione nel disegno complessivo del libro. Alla fine, tutto era di nuovo chiaro.
Bella, no, 'sta cosa?
In effetti è importante che nella scuola pubblica venga introdotto l'obbligo di studiare il dialetto, e c'è da augurarsi che la novità lanciata dalla Regione Veneto venga presto abbracciata da tutte le altre regioni italiane. Poi fa niente se gran parte di quelli che escono dalle scuole con un diploma non sa neppure dove i congiuntivi stiano di casa e non abbia alcuna dimestichezza con la lingua italiana parlata e scritta. Chi se ne frega?
Volete mettere quanto sia più importante conoscere il dialetto?
"Non credevo mi odiassero così" (Corriere, 05/12/2016).
Uno dei lasciti peggiori del berlusconismo è l'idea che un leader politico debba essere amato, perfino idolatrato. È stato Berlusconi stesso - ricordate? - a vestire il suo partito con le vesti del partito dell'amore che combatte contro il partito dell'odio. E Renzi non ha fatto nulla per emanciparsi da questa visione, ma da buon raccoglitore del testimone politico e ideale lasciato dal suo nume tutelare, ha portato avanti i suoi mille giorni di governo avendo tra i suoi obiettivi anche (soprattutto?) quello di conquistare l'amore del suo elettorato. E c'è riuscito, almeno leggendo ciò che scrivono i suoi seguaci in queste ore.
Ma un leader politico non va amato. È concessa una qualche morigerata forma di simpatia, al limite, ma non l'amore, perché nel momento in cui si ama, il senso critico nei suoi confronti va a farsi benedire, e ai politici, ai nostri specialmente, è più che necessario stare col fiato sul collo, a maggiore ragione a quelli che sono stati oggetto del nostro consenso elettorale.
Ma vaglielo a spiegare, a certi.
E niente, è il periodo dell'anno in cui esco per andare al lavoro che è ancora buio e torno che è già quasi buio. Tutto lievemente malinconico.
Ma va bene così.
In un mondo perfetto, alla notte di uno spoglio elettorale dovrebbe seguire un giorno di ferie retribuito. Perché ad esempio chi, come lo scrivente, ha la sveglia alle 5:55 e una giornata lavorativa di quelle toste, non è che può stare tutta la notte dietro a Mentana, eh.
"Tutti nostri studenti, tutti disperatamente giovani e intelligenti, e di conseguenza disperatamente sicuri di essere gli unici depositari della ragione, e quasi tutti, quali che siano le cause da loro abbracciate, destinati ad essere risucchiati da enormi studi legali specializzati in diritto societario, gigantesche fabbriche del profitto dove fattureranno cifre astronomiche ai loro clienti, arrivando presto a guadagnare il doppio dei loro migliori insegnanti alla metà dei loro anni, sacrificando ogni cosa sull'altare della carriera, avanzando inesorabili mentre l'ideologia e la famiglia crollano di pari passo intorno a loro. E finalmente, una decina d'anni dopo, ormai cinici e amareggiati, raggiunti i loro bramati obiettivi - la partecipazione societaria, la cattedra, il seggio di giudice, qualunque sia il vascello su cui hanno scelto di veleggiare - sposteranno lo sguardo sulle acque agitate e deserte per rendersi conto che sono arrivati ma non hanno niente, assolutamente niente, e si chiederanno cosa fare con il resto delle loro miserabili vite.
Ma forse sto solo misurando le loro prospettive in base alle mie."
(Da L'imperatore di Ocean Park, S. L. Carter, uno dei romanzi più belli che sto leggendo quest'anno.)
Mi chiedo come sia possibile che dopo trent'anni dall'infausto avvento del berlusconismo ancora la destra riproponga ossessivamente ...