sabato 11 ottobre 2014

Dall'IdV ai pentastellati e (non) ritorno

Qualche anno fa simpatizzavo per l'IdV di Di Pietro. Non perché fosse chissaché; forse non era neppure un partito di sinistra, sebbene almeno formalmente militasse in quell'area, ma era sicuramente l'unico partito che faceva opposizione senza sconti al delinquente e ai suoi accoliti. Non un'opposizione finta, come il resto del centrosinistra, che a grandi proclami lo demonizzava e sottobanco inciuciava con lui, ma opposizione vera. E poi Di Pietro mi stava simpatico per quel suo essere sanguigno, diretto, refrattario ai congiuntivi come Berlusconi alla legalità.
Simpatizzavo per Di Pietro, quindi, e in più di un'occasione l'ho anche votato, e sono andato pure in piazza, nei gazebo dove si raccoglievano firme per alcune delle iniziative referendarie nate da quel partito. Ma anche se ero un simpatizzante ho sempre mantenuto una certa distanza, e non ho risparmiato critiche e appunti quando erano necessarie. Penso ad esempio a tutto ciò che ruotava attorno alle ben note vicende immobiliari dell'IdV, alle altrettanto poco opportune vicende del figlio, al sostegno alla candidatura di figuri come De Luca in Campania e altre.
Poi ho simpatizzato per il M5S, almeno agli inizi. L'ho votato alcune volte e, anche qui, sono andato in piazza a firmare per Parlamento pulito e altre iniziative dei pentastellati. Siccome mi sembra di essere intellettualmente abbastanza onesto, anche al M5S non ho risparmiato critiche, spesso molto aspre, e non le risparmio tuttora, per tutta una serie di atteggiamenti contradditori e prese di posizione che ritenevo (e ritengo ancora) assolutamente non condivisibili.
Tutto questo pistolotto per dire che ho sempre considerato un cancro la fiducia acritica e incondizionata a un partito o a un leader politico. Penso che le critiche più feroci debbano essere rivolte non ai "nemici", ma agli "amici", a quelli cioè a cui si sono dati fiducia e stima. Perché trovare contraddizioni e pecche nella parte avversa è facile, naturale, costa poca fatica; fare le pulci a quelli a cui si è data fiducia è molto più difficile, perché, indirettamente, è come se si facessero a noi stessi e alla nostra capacità di valutazione.
Impensabile.

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