mercoledì 28 febbraio 2007

Sanremo e i telefonini

Ieri sera, in preda a un non meglio definibile attacco di auto-lesionismo, ho guardato un'ora della prima serata del festival; così, giusto per curiosità. Lo so, vedere Baudo dopo cena può essere rischioso, ma avevo mangiato leggero. Ho apprezzato solo una cosa: il presentatore non ha fatto un pistolotto iniziale di 3/4 d'ora, ma sono iniziate subito le canzoni (insomma, canzoni, vabbè...).

C'è stata una cosa, tra le tante, che mi ha particolarmente disgustato. Non ho approfondito perché non sono interessato, ma Baudo ha detto che era possibile, terminata la trasmissione, scaricare i ritornelli delle canzoni che sono piaciute digitando un apposito numero sul telefonino. Da musicista mi sono cascati gli zebedei: è stata inaugurata l'era delle canzoni "sezionate" per soldi. Un pezzo qua, un pezzo là, un ritornello, un pezzo di strofa. La cosa è parzialmente giustificabile in quanto è noto che trasmissioni di questo genere sono operazioni puramente commerciali (marketing e pressioni delle case discografiche). E' infatti piuttosto raro che un pezzo portato a Sanremo duri più di qualche mese, ma mi pare che siamo arrivati alla fine della dignità della canzone.

La musica alla stessa stregua di un prosciutto o di un salame in vetrina, con i clienti che entrano e ne chiedono chi un etto, chi due, ecc. Lo so, passerò per un nostalgico, ma io sono rimasto a una concezione più "seria" della canzone. Ne ho scritte un certo numero anch'io, molte suonate dal gruppo (i Ravens) nel quale ho suonato il basso per un paio d'anni, e non riesco a immaginare un mio pezzo (sto tra l'altro pensando di pubblicarne alcuni sul mio sito) sezionato per prendere un ritornello o una strofa. Vi immaginate estrapolare il ritornello de La Donna Cannone di De Gregori? O una strofa della poesia Il Passero Solitario di Leopardi? O un pezzo de La Gioconda di Leonardo?

Una canzone (degna di questo nome) o una poesia sono cose (almeno per me è così) che hanno una loro logica di insieme e che nascono sotto una particolare spinta emotiva o emozionale. Lo so, è già da tempo che si possono scaricare canzoni sul telefonino, e quindi, in definitiva, Baudo non ha inventato niente di nuovo, però che tristezza. Perché non lasciamo il salame al salumiere e riportiamo la musica alla dignità che le spetta? Una canzone come un'opera d'arte in quanto espressione di uno stato d'animo.

Come dicevo, ieri sera ho guardato un'ora di Sanremo. Mi è bastato, questa sera ho di meglio da fare.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

hem... e sui soldi che prendono i presentatori?

Michelina 1 dico 1 milione di euro in 5 giorni...

Muoia Sanremo e tutti i filistei.

Andrea Sacchini ha detto...

Sì, lo so, avevo già accennato qualcosa in un altro post. Cosa vuoi, la prassi è quella e non so se serva scandalizzarsi più di tanto, perché allora bisognerebbe farlo anche per gli stipendi dei calciatori, dei politici, dei manager di aziende pubbliche (vedi Cimoli di Alitalia), che portano aziende alla bancarotta e poi si dileguano con liquidazioni milionarie.

schrodcat ha detto...

Ma vi immaginate uno che sta sull'autobus e gli squilla il cellullare con una melodia sanremese? Fosse il mio mi sotterrerei. Ma chi è che se le scarica??

Andrea Sacchini ha detto...

> Ma chi è che se le scarica??

Molti, penso. Vedi, una volta Sanremo serviva a far vendere i dischi prima e i cd poi. I dischi sono spariti e i cd non li compra più nessuno. A cosa serve quindi il festival? A vendere suonerie.

Mi pare non faccia una piega, no?

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