
(Lo so, lo so, rispetto ai picchi sotto lo zero che si sono raggiunti in certe parti d'Italia, questa può far sorridere, ma qui dove abito io - vado a memoria - non mi pare la temperatura sia mai scesa così in basso.)
Neppure Ronald Reagan nel 1982, in una rilevazione fatta 11 mesi dopo la sua elezione, era riuscito a stare sulle balle a così tanti americani. Trump è riuscito a fare peggio.
L'avete voluto? Adesso tenetevelo, e guai a chi si lamenta.
La soluzione di Trump per risolvere l'annoso problema delle stragi nelle scuole americane è armare gli insegnanti. È una trovata geniale, no? Gli americani sono sommersi di armi, che possono procurarsi con la stessa facilità con cui noi andiamo dal macellaio a comprare salsicce, logica vorrebbe che ci si adoperasse per cercare di limitarne la diffusione, non il contrario.
Mi aspetto a questo punto la proposta di armare i preti per arginare le stragi nelle chiese, i professori di ginnastica per le stragi nelle palestre, le cassiere per eventuali stragi nei centri commerciali e così via.
Mai visto un cretino simile alla guida dell'amministrazione americana. Fa quasi sembrare degli statisti pure Reagan e Bush.
E niente, siamo e saremo sempre il paese in cui deve intervenire il potere giudiziario - quello legislativo dorme - per cercare di non fare diventare incolmabile il gap tra il nostro paese e quelli (cioè tutti) più civili, moderni, evoluti.
È successo adesso con la vicenda Cappato, ma è successo ogni volta che un tribunale ha sentenziato per rimediare all'incredibile occasione mancata stralciando la stepchild adoption dalla legge sulle unioni civili; è successo ogni volta che, passo dopo passo, la Corte costituzionale ha fatto a pezzi quell'abominio rappresentato dalla famigerata legge 40, soprannominata la Ruini-Berlusconi, quella che apparentemente normava la fecondazione assistita ma che in realtà ne impediva di fatto il ricorso.
Siamo e saremo sempre il paese in cui per garantire un diritto bisogna scomodare un giudice, ché il politico ha altro a cui pensare. E sia lode a quelli come Marco Cappato, che si dannano e mettono l'anima in ciò in cui credono e per cui lottano, buttandosi nell'improba impresa di rendere questo disgraziato paese un po' più civile.
Forse è una resa tout court al fascismo, tra l'altro pure ammantata di una certa intrinseca coerenza, dal momento che i toni e i metodi usati ("Se questo non avverrà, ci penserà il ministro dell'Interno ad evitare tali manifestazioni") ricordano quelli in voga nel ventennio per silenziare il libero pensiero e la libertà di manifestare pubblicamente il dissenso.
Già ha lascito abbastanza basiti l'invito del sindaco di Macerata ad annullare la prevista manifestazione antifascista di sabato prossimo, sconcerto cresciuto dopo che l'Anpi ha incredibilmente accettato di raccoglierlo, poi il ministro dell'Interno che rincara la dose con quei toni intimidatori. La ridicola motivazione è sempre quella, buona per tutte le occasioni: il timore di scontri, tafferugli e casini.
Eh, certo, la tranquillità prima di tutto, scherziamo? Così, mentre il casino si lascia fare ai rigurgiti fascisti che ormai da tempo fanno paurosamente capolino in ogni parte dello stivale, gli antifascisti se ne stiano lì buoni e tranquilli, ché il silenzio è d'oro e la resa definitivamente firmata.
Più passano i giorni più si fa strada in me l'idea di votare i cinque stelle. Per un motivo molto semplice: stanno sulle balle alla grande sia alla compagine renziana che a quella berlusconiana - Berlusconi li ha descritti addirittura i nuovi conunisti, quelli pericolosi che lui sconfisse nel '94. Come opzione la considero appena appena superiore allo stare a casa.
(Tranquilli, dico così ma vedrete che domani ci avrò già ripensato. Forse.)
E niente, più passano i giorni e più diventa certezza che nell'immaginario collettivo è colpa loro. Di quei negri lì, insomma. Per il neofascista si trovano milioni di attenuanti: e l'invasione, e l'esasperazione, e non si può andare avanti così, e dove andremo a finire, e qualcosa bisogna fare, e quindi alla fine si gira armati con la macchina e si spara ai negri tipo tiro al piccione, cosa vuoi che sia?
Salvini giustifica, migliaia di idioti sui giornali, sui social e nei bar giustificano, quando non plaudono apertamemte, a ponte Milvio si attacca addirittura un bello striscione in onore del cecchino neofascista e via andare.
E poi altre cose. Non un Mattarella o un Gentiloni o un pinco pallino un po' in alto che abbia sentito la necessità di fare un salto in ospedale a chiedere come stanno, a portare il minimo sindacale di solidarietà, a provare a raccontare che in Italia non siamo tutti come quello lì, mentecatti ignoranti e nostalgici di fascismo, e magari 'sti poveri disgraziati ci avrebbero pure creduto.
Disgraziati, sfigati e pure ignorati, che se non fosse stato per il buon Mantellini e pochi altri, manco i loro nomi avremmo saputo. Tipi poco importanti, sono negri, brutta gente, magari anche bravi, eh, ma brutta gente, e poi siamo sotto elezioni e un Mattarella che andasse a solidarizzare con 'sta gentaglia fatta entrare dalla sinistra... insomma non va bene, su, meglio soprassedere e speriamo tutto questo bailamme si spenga alla svelta.
Andando a rovistare un po' nei meandri arrugginiti della mia memoria, devo ammettere di non avere grossi ricordi legati alle rare visioni del festival. Probabilmente perché l'ho sempre trovato abbastanza noioso, elefantiaco, specie da quando si snoda su un arco temporale allucinante che abbraccia quasi una settimana, e quindi di rilevante è rimasto poco o niente. E comunque, come ho già detto, l'ho sempre guardato poco, anche perché sono cresciuto ascoltando generi musicali che col festival non hanno mai avuto grosse relazioni. Anzi, nessuna.
Poi, certo, qualcosa qua e là è rimasto. Come dimenticare, ad esempio, il grande Bruce Sprengsteen che nell'edizione del 1995 cantò The ghost of Tom Joad, ispirata da un famosissimo romanzo di Steinbeck, accompagnandosi solo con la chitarra? Oppure come dimenticare l'esibizione di Elton John di un paio d'anni fa? (O era l'anno scorso? Boh, vatti a ricordare.)
E pensare che ai tempi in cui andavo a scuola il festival era un evento che per importanza si poteva paragonare, almeno nella mia cerchia di compagni di classe era così, al Natale o al Capodanno. Ricordo, alle medie, una mia compagna, che credo si chiamasse Valentina ma non ci giurerei, che cominciava a entrare in fibrillazione già due settimane prima, se non di più. "Oh, ragazzi, ancora due settimane e poi inizia il festival, ci pensate?" E tutti: "Cavolo, è vero!" E io: "Bah!" Ma io ero strano già alle medie - l'aggettivo strano oggi non si usa più e le mie figlie dicono che sono "out".
Mi viene in mente, ripensando al festival dei miei tempi di scuola, Il '56, una vecchia canzone di De Gregori, un piccolo capolavoro che in una sua strofa recita: "... il Natale allora sì che era una festa vera, cominciavo ad aspettarlo quattro mesi prima, i regali mi duravano una settimana..."
E niente, proviamo a guardarci, giusto per curiosità, 'sta prima puntata, almeno l'inizio, ché tanto so già che mezzora dopo la sigla ronferò sul divano.
Ok, va bene, quello che ha sparato è un farabutto, "chiunque spari è un delinquente", dice perentoriamente Salvini, e qui siamo tutti d'accordo. Poi però arrivano i "ma", i "però", le precisazioni idiote e i distinguo che camminano sul filo dell'ambiguità, che ricordano vagamente il buon vecchio Guccini quando mandava a cagare "chi si dichiara di sinistra e democratico però è amico di tutti perché non si sa mai."
Ecco, insomma, c'è tutto un pullulare unanime di vibranti condanne, unite però a sottintesi e latenti tentativi di giustificare sotto sotto l'operato del cecchino di ispirazione neofascista. Perché lui ha sbagliato, per carità, ma è anche vero che c'è - dicono dalle parti di destra - "un'immigrazione fuori controllo, un'invasione come quella organizzata, voluta e finanziata in questi anni", facendo tra l'altro finta di scordare che la gestione dei flussi migratori è organizzata dal 2002 seguendo i dettami della famigerata legge Bossi-Fini, partorita durante il secondo governo del tipo delle cene eleganti. Dettagli.
Quello però che vorrei far notare è che chi si appoggia a simili patetici distinguo, che sostanzialmente scaricano la responsabilità di quanto è successo sulle vittime, ossia in questo caso gli stranieri, ragiona esattamente come chi minimizza una molestia o uno stupro perché la vittima aveva la minigonna troppo corta. È lo stesso, demente, modo di pensare.
D'altra parte la cosa non stupisce, guardando da che parte sta chi ragiona così.
Nella migliore tradizione italiana (e non solo italiana, per la verità) di fermarsi ai titoli, comunque sempre fuorvianti, senza approfondire, il braccialetto elettronico brevettato (brevettato, non realizzato) da Amazon per consentire ai lavoratori di commettere meno errori è diventato un temibile strumento di controllo, equiparabile in tutto e per tutto a quello utilizzato dalle forze dell'ordine per controllare chi sta ai domiciliari.
Pace e amen.
Intendo gli occhi del blog, dei blog in generale. Ho appena perso un'oretta spulciando i blogroll di alcuni blog, di quelli ancora vivi ...