
Questo breve saggio di Piercamillo Davigo ha la capacità di generare in chi lo legge principalmente un sentimento, quella della rassegnazione. Rassegnazione al fatto che la corruzione in Italia è un fenomeno ormai talmente radicato, esteso, tollerato, agevolato addirittura, che non sarà mai possibile sradicarlo.
A ciò si aggiungono almeno altri due motivi per cui quella contro la corruzione, un fenomeno che prospera indistintamente sia nelle piccole realtà locali che in quelle nazionali, è una battaglia persa in partenza. Il primo è che scoprire reati di questo genere è molto difficile, e questo principalmente perché si tratta di reati di tipo omertoso dei quali, la maggior parte delle volte, si giunge a conoscenza fortuitamente, magari mentre si indaga su altro.
La seconda è che, anche una volta che l'illecito viene scoperto e i responsabili processati, ci sono elevatissime possibilità che questi la facciano franca o al massimo vengano condannati a pene irrisorie, che comunque non prevedono praticamente mai la detenzione. E questo perché la legislazione penale, in questo ambito, è sempre andata in una direzione improntata alla tolleranza, alla depenalizzazione - i motivi sono facilmente intuibili, basta guardare la qualità della classe dirigente che legifera in materia.
Il nostro sistema penale, infatti, è strutturato in modo da perseguire con celerità e durezza i reati cosiddetti di flagranza (quelli che fanno "rumore", ad esempio relativi alla piccola o grande criminalità) e di essere estremamente blando e flessibile verso i reati fiscali, societari, insomma quelli caratteristici dei cosidetti colletti bianchi, reati "silenziosi" ma molto più dannosi e pericolosi dei primi.
Piercamillo Davigo, che tra l'altro scrive benissimo, racconta la situazione della corruzione nel nostro paese ricorrendi a tantissimi esempi frutto della sua pluridecennale esperienza di magistrato, esempi spesso talmente incredibili e paradossali, relativi alle dinamiche dei fenomeni corruttivi, da riuscire a strappare in chi legge un sorriso, anche se si tratta di un sorriso amaro.
Non ha soluzioni, Davigo, per combattere o quanto meno tentare di arginare questo vero e proprio flagello. O meglio, di rimedi ne suggerisce un certo numero nell'ultimo capitolo del libro, ma sono irrealizzabili per il semplice motivo che manca la volontà politica di realizzarli.
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