I complottisti, o almeno alcuni di essi, sono anche simpatici, a volte. Tipo quello in cui mi sono imbattuto oggi, che tra l'altro è anche un caro amico. Sono simpatici, i complottisti, perché riescono a immaginare un complotto o una fantasiosa dietrologia anche di fronte alle evidenze più lampanti. Tipo il caso Volkswagen, ad esempio. La vicenda è semplice - sintetizzo brutalmente -: la Volkswagen ha elaborato un software che trucca i dati sulle emissioni inquinanti. L'ha ideato dopo aver scoperto che una certa categoria di motori montati sulle sue macchine produceva emissioni fuori norma. Per risolvere il problema c'erano due strade: a) riprogettare daccapo il motore, con costi di una certa entità; b) aggirare il problema utilizzando un programma che in determinate condizioni falsasse i dati, sistema più economico ma illegale. Ha scelto la seconda strada ed è stata sgamata. C'è un complotto, dietro? No, c'è solo l'ingordigia e la falsa sicurezza di farla franca di un'azienda automobilistica tra le maggiori al mondo. Finita lì, per le persone normali. Per il complottista no.
"Hanno voluto far fuori la Volkswagen perché dava fastidio alle altre case automobilistiche," dice lui.
"Da cosa lo deduci?" ribatto io.
"Stamattina avevo davanti una Opel nuova, ha fatto una sgassata con un gran fumo nero, segno che anche lì le emissioni non sono a norma. E allora perché alla Volkswagen sì e a Opel no? Vedi, è stato un complotto per farli fuori."
Davanti a cotanta sicumera non me la sono sentita di replicare. :)
giovedì 12 novembre 2015
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